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Investimenti finanziari, pesa l’incognita sul contagio asiatico

Da Mrinvest

Non c'è pace per gli investitori finanziari, che dopo aver affrontato la lunghissima crisi derivante dalla situazione greca, devo ora difendersi dal potenziale contagio della criticità asiatica sulle borse azionarie. Ma cosa sta accadendo?

Il dato certo è che in meno di un mese i listini hanno bruciato più di 3.500 miliardi di dollari di capitalizzazione, con lo Shanghai Composite Index che ha perso punti percentuali fermandosi su minimi recenti storici. Ad essere sospese sono centinaia di aziende, e quasi altrettante sono andate sotto il 10% di perdite giornaliere.

La risposta negativa dei listini sembra essere direttamente ricollegabile al rischio di uno sgonfiamento della bolla speculativa cinese. In soli 12 mesi i listini hanno infatti subito un apprezzamento del 150%, mentre dal 12 giugno di quest'anno su Shanghai e Shenzhen è avviato un crollo che ha travolto i piccoli investitori e anche quelli che negli ultimi mesi, prima del flop, si sono avvicinati sui mercati finanziari asiatici al fine di diversificare i propri investimenti.

Considerato l'andamento deludente delle quotazioni, si aprono importanti margini di criticità per tutti gli investitori che in questi giorni stanno cercando di vendere i propri titoli sulle borse cinesi. E non è certamente un caso che le difficoltà riguardino anche Hong Kong, altro mercato che sembra essere buono per far cassa.

In tale scenario, particolarmente sotto la lente di ingrandimento sono finiti i titoli del lusso: sia sufficiente ricordare, in tal proposito, che un acquisto su tre in questo comparto è compiuto da acquirenti cinesi. Ed è dunque inevitabile che i titoli del comparto abbiano vacillato, in questi giorni, sulle Borse internazionali, per le notizie negative che arrivavano dall'Asia.

E il futuro cosa riserva? Secondo una buona parte degli analisti di questo e altri comparti, non vi sarebbero gravi timori per un ridimensionamento dei risultati futuri dei gruppi del lusso, particolarmente esposti sul mercato della Mainland cinese. I titoli stanno infatti attualmente scontato la volatilità del mercato cinese, perchè i fondamentali non sono più quelli di qualche anno fa. Bisogna tuttavia guardare a un trend di lungo periodo, e non alle reazioni di breve termine: dunque, i mercati emergenti non potranno che rimanere un interessante motore di crescita per il comparto sopra citato, anche se a un tasso che non potrà che essere inferiore rispetto a qualche anno fa.

Dunque, nessuna paura. O no?


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