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Io, Aloysia - Gian Nicola Vessia

Creato il 21 marzo 2015 da Luz1971
Io, Aloysia - Gian Nicola VessiaIncipit: La pioggia di questa notte ha lavato le strade di Salisburgo. L'ottusa città, come la chiamava Nannerl Mozart. Eppure qui ci siamo ritornati e ritirati in tanti. Nannerl stessa dorme nel cimitero di S. Peter. Ha fatto fatica a prendere sonno, povera donna. 
Questo piccolo libro si gusta come un assaggio raffinato sul quale il palato si sofferma per capirne sfumature e piccoli segreti. La letteratura che riguarda Mozart è sterminata, probabilmente con un po' di scetticismo ci si accosta oggi all'ennesima pubblicazione che riguardi il suo genio, ma questo racconto non delude, anzi lo si finisce con la sensazione di aver passeggiato fra decine di stanze precluse ai più e con la certezza di aver meglio compreso alcune pieghe del carattere del compositore salisburghese. Il racconto è affidato ad Aloysia Weber, che ormai anziana ripercorre i ricordi più significativi della sua fresca giovinezza e il suo privilegio di aver frequentato Amadeus, esserne stata amata e averlo rifiutato. Su questa base si innestano i rimpianti di un tempo ormai lontano, nel quale il genio di Mozart vibrava dei suoi successi maggiori, come pure delle delusioni, le cadute, le piccole e grandi frustrazioni dell'artista. Il racconto in prima persona è leggero, mai solenne, piuttosto possiede tutta la vivacità del capriccio della Aloysia fanciulla amata dal pubblico per le doti canore, il fascino che ella esercita su Amadeus, la scelta di sposare il noto attore Joseph Lange, il turbinare di eventi che vive nella Vienna più splendente, brulicante di artisti, fervida di quell'arte che resterà eternamente celebrata. Io, Aloysia - Gian Nicola VessiaSembra il racconto della sola Aloysia, in realtà è la narrazione indiretta di un Mozart che scopriamo nella sua umanità meno nota, con le sue ombre e il plauso del pubblico adorante dinanzi alle sue irripetibili creazioni. Il Mozart che precipita nella censura dei regnanti perchè le sue opere troppo sfacciatamente mettono in scena l'altro aspetto della società del tempo, quello che i potenti non vogliono vedere, del servo che si fa protagonista e si fa beffe di essi. C'è il suo genio e allo stesso tempo le sue fragilità e malinconie, attraverso lo sguardo di una donna intelligente e acuta osservatrice, che non può che sentirne la mancanza e la nostalgia dell'assenza, certa che il tempo non abbia potuto rimuoverne l'indelebile "presenza".

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