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Io e Dylan Dog: riproviamoci

Creato il 21 febbraio 2013 da Chemako @chemako71
Io e Dylan Dog: riproviamociEsattamente un anno fa, in questo post, scrivevo della collezione storica a colori di Zagor, il cui debutto nelle edicole coincideva con un tempo da lupi. Oggi, come allora, il primo numero della collezione storica a colori di Dylan Dog esce in concomitanza con neve e bora scura. Condizioni atmosferiche assai diverse da quelle che caratterizzarono la giornata di quasi 27 anni fa quando, poco più che quindicenne, acquistai con molta curiosità e un po' di perplessità il primo albo di quel fenomeno editoriale destinato a sconvolgere le sorti del fumetto popolare italiano: Dylan Dog, per l'appunto. Quel giorno di ottobre del 1986 era piuttosto grigio, ma non freddo: ricordo che, dopo essere uscito dall'edicola con L'alba dei morti viventi andai a tirare due calci al pallone nel campetto dietro la casa del mio amico Paolo (non è che si stava sempre nella sua camera ad ascoltare Guccini o il Boss...). Non so se il cielo malinconico e un po' triste di quel giorno abbia influito nel mio mancato rapporto con Dylan Dog. So solo che non sbocciò mai l'amore fra me e il personaggio di Tiziano Sclavi.
Io e Dylan Dog: riproviamoci
Lessi la prima storia ma non mi affascinò al punto da proseguire nell'acquisto degli albi successivi. Probabilmente intervennero nella decisione anche altri fattori, quello economico in primis, ma sicuramente se quel giorno la lettura della prima avventura dell'Indagatore dell'Incubo mi avesse colpito, avrei rinunciato a qualche altra testata bonelliana in suo favore. E invece no! Un altro motivo potrebbe essere che il genere horror non ha mai esercitato su di me un'attrazione particolare, al punto che, per esempio, la successiva presentazione di Magico Vento come un fumetto western-horror mi fece storcere il naso e quasi rinunciare al suo acquisto (poi si capì che l'etichetta non era delle più precise e anzi addirittura fuorviante: le atmosfere gothic di Gianfranco Manfredi erano tutt'altra cosa e, nel suo caso, sarebbe più proprio parlare di Terrore anziché di Orrore, come spiega lui stesso in questa intervista). Probabilmente sono uno dei pochi lettori bonelliani a non avere intrapreso la lettura di Dylan Dog. Ci sono ragioni psicanalitiche a me ancora sconosciute che spiegano questo fatto? Non lo so! Visto che Dylan Dog è una rappresentazione a fumetti delle paure e dei fantasmi dell'animo umano, il mio rifiuto corrisponde forse alla fuga di fronte alle mie paure o ai miei fantasmi? Chi lo sa! Probabilmente mi sto facendo tante domande inutili. So solo che oggi non sono il quindicenne di allora e il desiderio di acquistare questa ristampa a colori è stato genuino. Spero di divertirmi!
Io e Dylan Dog: riproviamoci
PS: non fatevi illusioni, voi appassionati di Dylan Dog che pensate che il numero uno originale sia ancora in mio possesso. Le mie scarse doti commerciali me l'hanno fatto scambiare con pochi numeri di altri fumetti (di valore economico molto inferiore) che mi interessavano di più.....

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