LUI è un ragazzo di quattordici anni, il viso pieno di brufoli, un folto capo castano , due occhi azzurrissimi, e un poco narciso.
LEI è la sorellastra, stesso padre ma madre diversa. Più grande, all’incirca di dieci anni, una lunga capigliatura bionda, parecchio tossica, piena di problemi e di altrettanto talento…
Non si frequentano, da tempo vivono separati, due vite diverse e strappate, ma li fa rincontrare il destino, il caso, che per interi sette giorni li “obbligherà” a convivere dentro il disordine di una cantina. Una cantina a dire il vero ben fornita di tutto il necessario: un gabinetto, un lavandino, il calore emanato dai tubi della caldaia, una branda, un divano, un armadio pieno di coperte, una piccola finestra, la presa per la luce, e una miriade di altre cose lì accumulate nel tempo…
Lorenzo vuole isolarsi in questo buco per vivere il brivido di poter scegliere, e fa credere alla madre di partire con la scuola per la settimana bianca; organizza al suo posto la ritirata nelle stanze segrete dei sotterranei, dietro meticoloso acquisto di merendine, panini e bibite…
Olivia il suo bisogno di brividi li ha buttati al macero il giorno che ha cominciato a drogarsi; promettente fotografa, era stata allontanata dalla nuova moglie del padre alla quale aveva finito per tirare una pietra in un momento d’ incontenibile odio.
Mentre che il giovane adolescente si trova ad organizzarsi il suo nuovo tempo, tra momenti di lettura e di totale abbandono ai propri pensieri, sgravatosi da ogni impegno e da ogni dovere, la giovane donna si catapulta nella cantina alla disperata ricerca di uno scatolone perduto. Cerca un vecchio braccialetto d’oro da poter vendere e poter rimediare qualche soldo per bucarsi.
Trovatosi scoperto, decide di stare al gioco, finge di stare lì per pura circostanza, ma prima di lasciarla andare via le fa promettere di non dire niente a nessuno.
Lei non l’ha mai visto, per tutti lui è in viaggio con la scuola e non dentro quella cantina.
Tutto potrebbe tornare nella “normalità” di quanto programmato se non fosse che per i tossici non c’è niente di normale. Olivia non sa dove passare la notte e chiede ospitalità al fratellastro, che all’inizio non ne vorrebbe sapere, ma che alla fine si deve convincere dell’assoluta impellenza d’accoglierla nel suo nascondiglio.
Ecco che inizia il vero viaggio, la vera occasione d’essere liberi in maniera utile e positiva e non solo nel senso stupido e vacuo che tutti noi umani ben conosciamo o abbiamo conosciuto …
Il viaggio è la scoperta di noi stessi attraverso gli occhi dell’altro; non vorremmo starci vicini, non ce ne importerebbe, il nostro programma sarebbe un altro, ognuno per sè in culo al mondo, contro chi ci vuole male, contro chi non capisce, contro chi vorrebbe sempre decidere per noi, contro chi ci crede incapaci e privi di proprie decisioni…ma improvvisamente diventa qualcosa che mentre nell’apparenza sembra sconvolgerci i piani , in verità ci aiuterà a raggiungere lo scopo.
Lorenzo impara il coraggio e la bellezza d’essere se stessi in mezzo agli altri attraverso le parole dirette dell’ imprevista compagna di stanza, che durante la convivenza prima l’ osserva, lo critica, lo insulta quando c’è da insultarlo, lo sorregge nel suo gioco, lo intima, mentre l’informa delle vicende del passato a lui rimaste celate perché trattato sempre come un bambino. Poi se ne intenerisce, scopre il piacere della sua presenza.
Olivia ritrova il coraggio e la bellezza d’essere se stessa attraverso l’istintualità ed il candore dell’insperato vicino di letto, che divenuto spettatore inconsapevole del dolore di chi è caduto nella vita, finisce per rivolgersi a lei con parole di compassione e d’aiuto sincero.
Lorenzo scopre di voler bene a questa sua mezza sorella più grande, che si vomita addosso, che urla al mondo, tra gli spasimi dell’astinenza obbligata, tutta la sua disperata voglia di vivere, fino al punto di farle severamente promettere di non drogarsi mai più per nessuna ragione al mondo…
Olivia scopre di voler bene a questo suo più piccolo mezzo fratello, che vede solitario e perso, che percepisce intrappolato nelle mille incertezze dell’adolescenza, e gli fa promettere di non avere più paura della vita e delle sue prove, perché è normale fare e sbagliare, che l’importante è non tirarsi indietro, non mettersi nell’angolo, non farsi autogol…e dunque mai più fughe dentro i sotterranei di un palazzo pieno di luce…
E poi lo spettatore scopre che ci può essere più luce nel buio di uno scantinato, e che ci può essere più bellezza nel vomito di una ragazza che cerca di tornare con tutte le proprie forze alla normalità, e che ci può essere più speranza negli occhi chiari di un ragazzo che li rappresenta tutti…
Questo film ci fa tornare come bambini. Ci fa guardare le cose con gli occhi dei suoi protagonisti.
Bertolucci fa centro, come sempre. Convince la sua magistrale regia, convincono i due giovanissimi attori, convince la trama della storia come sapientemente raccontata dall’autore…
E convince l’abbraccio d’amore fraterno di Olivia verso Lorenzo e di Lorenzo verso Olivia…
E’ un incontro che è la stretta ferrea priva di inutili parole di chi ci porge la propria mano per darcene un’altra alla prima occasione.
Contro chi ha sbagliato, contro chi ci ha fatto del male, contro chi un giorno forse ci chiederà scusa…
IO e TE è la capacità priva di inibizioni inutili e sciocche di dirsi in faccia quello che siamo e pensiamo e sentiamo.
Sono due giovani che ce lo insegnano, con la loro totale o scarsa esperienza della vita, ma già segnati dagli errori degli adulti (oltre che dei propri).
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