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IO e TE

Creato il 08 novembre 2012 da Dallomoantonella

Io e te, Bertolucci e la solitudine della gioventù moderna.

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LUI è un ragazzo di quattordici anni, il viso pieno di brufoli, un folto capo castano , due occhi azzurrissimi, e un poco narciso.

LEI  è la sorellastra, stesso padre ma madre diversa. Più grande, all’incirca di dieci anni,  una lunga capigliatura bionda,  parecchio tossica, piena di problemi e di altrettanto talento…

Non si frequentano, da tempo vivono separati, due vite diverse e strappate, ma li fa rincontrare il destino, il caso, che per interi sette giorni   li  “obbligherà”  a convivere dentro il disordine di una cantina. Una cantina a dire il vero ben fornita di tutto il necessario: un gabinetto, un lavandino, il calore emanato dai tubi della caldaia, una branda, un divano, un armadio pieno  di coperte, una piccola finestra, la presa per la luce, e una miriade di altre cose lì accumulate nel tempo…

Lorenzo   vuole isolarsi  in questo buco  per  vivere il brivido di poter scegliere, e fa credere alla madre di partire con la scuola per la settimana  bianca;  organizza al suo posto   la ritirata  nelle stanze segrete dei sotterranei, dietro  meticoloso  acquisto  di merendine,  panini e bibite…

Olivia  il suo bisogno  di   brividi li ha buttati al macero il giorno che ha cominciato a drogarsi; promettente fotografa, era stata  allontanata dalla nuova moglie del padre  alla quale aveva finito  per tirare una pietra  in un momento d’ incontenibile  odio.

Mentre che  il giovane adolescente  si trova  ad organizzarsi il suo nuovo tempo, tra  momenti di lettura e di totale abbandono ai propri pensieri, sgravatosi  da ogni impegno e da ogni dovere,  la giovane donna si catapulta  nella cantina  alla disperata ricerca di uno  scatolone perduto. Cerca un vecchio braccialetto  d’oro  da poter vendere e poter rimediare qualche soldo per bucarsi.

Trovatosi scoperto,  decide  di stare al gioco, finge di stare lì per pura circostanza,  ma prima di lasciarla andare via le fa promettere  di non dire niente a nessuno.

Lei non l’ha mai visto, per tutti lui è in viaggio con la scuola e non dentro quella  cantina.

Tutto potrebbe tornare nella “normalità” di quanto programmato se non fosse che per i tossici non c’è niente di normale. Olivia  non sa dove passare la notte e chiede ospitalità al fratellastro,  che all’inizio non ne vorrebbe sapere,   ma che alla fine  si deve convincere dell’assoluta  impellenza   d’accoglierla nel  suo nascondiglio.

Ecco  che   inizia  il vero viaggio, la vera occasione d’essere liberi in maniera utile e positiva e non solo nel senso stupido   e vacuo   che tutti noi umani ben conosciamo o abbiamo conosciuto …

Il  viaggio è la scoperta di noi stessi attraverso gli occhi dell’altro;  non vorremmo  starci vicini, non ce ne importerebbe,  il nostro programma sarebbe un altro, ognuno per sè in culo al mondo, contro chi ci vuole male, contro chi non capisce, contro chi vorrebbe sempre decidere per noi, contro chi ci crede incapaci  e privi di proprie  decisioni…ma  improvvisamente diventa qualcosa   che mentre nell’apparenza  sembra sconvolgerci i piani , in verità ci aiuterà a raggiungere lo scopo.

Lorenzo   impara il coraggio e la bellezza  d’essere se stessi   in mezzo agli altri  attraverso le parole  dirette  dell’  imprevista  compagna di stanza, che durante la convivenza   prima l’ osserva, lo critica, lo insulta quando c’è da insultarlo,  lo sorregge nel suo gioco, lo intima,  mentre   l’informa  delle   vicende del passato a lui rimaste celate perché trattato sempre come un bambino. Poi  se ne intenerisce, scopre il piacere della sua presenza.

Olivia  ritrova  il coraggio e la bellezza d’essere se stessa attraverso l’istintualità  ed il candore  dell’insperato vicino di letto, che  divenuto spettatore  inconsapevole  del dolore di chi è caduto nella vita,  finisce per rivolgersi a lei   con parole di compassione  e d’aiuto  sincero.

Lorenzo  scopre di voler   bene a questa sua mezza sorella  più grande,  che si vomita addosso, che urla al mondo, tra gli spasimi dell’astinenza obbligata, tutta la sua disperata  voglia  di vivere, fino al punto di farle severamente  promettere di non drogarsi mai più per nessuna ragione al mondo…

Olivia  scopre di  voler  bene a questo suo più piccolo mezzo fratello,  che vede solitario e perso, che percepisce  intrappolato   nelle   mille incertezze dell’adolescenza, e gli fa promettere  di non avere più paura della vita  e delle sue prove,  perché è normale fare e sbagliare, che  l’importante è  non tirarsi indietro, non mettersi  nell’angolo, non farsi autogol…e dunque  mai più fughe  dentro i sotterranei  di un palazzo  pieno di luce…

E poi lo spettatore scopre che ci può essere più luce nel buio  di uno scantinato, e che ci può essere più bellezza nel vomito di una ragazza  che cerca di tornare con tutte le proprie forze alla normalità, e che ci può essere più speranza negli occhi chiari   di un ragazzo  che li rappresenta tutti…

Questo film ci fa tornare come bambini. Ci fa guardare le cose con gli occhi dei suoi protagonisti.

Bertolucci fa centro, come sempre. Convince la sua magistrale regia, convincono i due giovanissimi attori, convince la trama della storia come sapientemente raccontata dall’autore…

E convince l’abbraccio d’amore  fraterno  di Olivia verso Lorenzo  e di Lorenzo  verso Olivia…

E’ un incontro  che è la stretta ferrea  priva di  inutili parole   di chi ci porge la propria mano  per darcene un’altra alla prima occasione.

Contro chi ha sbagliato, contro chi ci ha fatto del male, contro chi un giorno forse ci chiederà scusa…

IO e TE  è la capacità  priva di inibizioni inutili e sciocche  di dirsi in faccia quello che siamo e pensiamo e sentiamo.

Sono due giovani che ce lo insegnano, con la loro totale o scarsa esperienza della vita, ma già segnati dagli errori degli adulti (oltre che dei propri).

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Io e te, Bertolucci e la solitudine della gioventù moderna.

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