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Io mi alimento

Creato il 19 settembre 2010 da Valepi
Io mi alimento
Ok, partecipo anche io all’iniziativa avviata da bussola col suo personale Io mi alimento sui disturbi dell’alimentazione e cercherò di dare anche da qui la mia personalissima esperienza sull’argomento.
Intanto comincio col riportare quanto postato da lei in avvio del suo post:

“Se l’idea vi piace, e volete partecipare dovete
1) Scrivere un post dal titolo “Io mi alimento”
2) Inserire il gadget dal codice HTML <(img src="http://img401.imageshack.us/img401/6715/dicono.jpg" border="0" /)> (togliete le parentesi tonde)
3) Copiare il link al post che avete scritto come commento ai post di chiunque abbia fatto un post analogo
Il concetto è che quando andrete in un blog che ha esposto questo gadget, sicuramente ci sarà un post con il titolo “Io mi alimento” . Non vi resta che cercarlo e linkarvi.
L’idea è quella di dare maggior visibilità a tutti questi post e di creare un’ unica forza comune, indipendente.
Se non hai particolari esperienze sull’argomento puoi sempre raccontare quella di terze persone o semplicemente il tuo rapporto col cibo, giusto o sbagliato che sia.”
Ed ecco il mio contributo, tanto per...
Ho dovuto pensarci un po’ prima di iniziare a scrivere, perché è pur vero che ho deciso di aprire un blog e spiattellare qualche etto di fatti miei sul web, ma è pur vero che su queste cose non si scherza e io faccio parte di quella schiera di donne che qualche problemino con il peso ed il cibo l’ha sempre avuto.Non sono mai stata magra, nemmeno da piccola, nemmeno quando giocavo a pallavolo e quegli ingrati pantaloncini (malefiche culotte!) mi costringevano al confronto con compagne di squadra e rivali sicuramente più in linea di me.
Ero una bimba pienotta e sono diventata un’adolescente formosa: seno abbondante, fianchi generosi, cosce tornite e pancino, per fortuna all’epoca, piatto che nascondevo, insieme al resto sotto felpe e magliettone che mi rendessero il più possibile piatta. Qualche moderna adolescente probabilmente ci metterebbe la firma, io non me ne facevo un grande problema, ma sinceramente non sapevo granché che farci con tutte quelle forme.
Ho iniziato ad apprezzarle intorno ai diciotto anni, ricordo quando ho comprato il primo body, aderentissimo che metteva in mostra ogni curva: era blu, con dei microscopici fiorellini chiari, dei bottoncini sul davanti ed una scollatura rotonda, non eccessiva, ma presente.
Mi piaceva e… piaceva. Stavo bene, ero carina e mi piaceva esserlo.
Ma il problema col cibo non è mai stato legato al voler restare più o meno carina, perché io sono di quelle che il cibo l’ha sempre usato per colmare i vuoti, per gratificarsi, per darsi un abbraccio o farsi del male… si, anche male. Per intenderci, non sono mai stata una di quelle che se si lascia con il fidanzato perde sei chili per l’inappetenza… casomai li guadagno!
Quando ho smesso di giocare ho iniziato ad ingrassare un po’ ed è iniziato il periodo delle diete: ne ho provato di ogni tipo, più o meno ortodosse e, seppure possa dire di non aver mai fatto ricorso a farmaci o beveroni, devo confessare di aver provato insieme alle coinquiline dell’epoca il famigerato minestrone a base di ogni tipo di verdura puzzolente (in quel periodo si sentiva puzza di cavoli in ogni pianerottolo!).
Poi è arrivato quel periodo lì, avevo trovato il “mio metodo” e ho iniziato a dimagrire, tanto e abbastanza in fretta. Ricordo che al rientro dalle vacanze, in mensa, qualcuno non mi riconobbe nemmeno… ricordo che nei fui orgogliosissima.
Mi sentivo bene, leggera e forse con la testa un po' vuota… ma mi sentivo bene, mi rendevo conto di attirare più sguardi e di piacere, anche se ogni tanto qualcuno mi diceva di trovarmi un po’ pallida e smunta. Sono arrivata a pesare 8 chili meno di quello che oggi (quasi vent’anni dopo) considererei un apprezzabile peso forma, ho conservato per anni lo scontrino della bilancia che fotografava e rendeva eterno quel momento di gioia. Perché a quel punto essere così magra per me era diventato un must.
Ovviamente il peso, l’aspetto, non erano il nocciolo del problema: non avevo sbiennato per un esame, per mesi non ho aperto un libro né frequentato lezioni o facoltà, avevo una sorta di rifiuto per qualsiasi cosa avesse a che fare con lo studio e, soprattutto, la “leggerezza” che sentivo ed il vuoto in testa (e nello stomaco) probabilmente non mi aiutavano ad avere la giusta lucidità per considerare al meglio la situazione.
Poi, lentamente, sono rientrata in me stessa: non ricordo l’esatta concatenazione degli eventi, ma direi che a svegliarmi siano state nuove amicizie, nuovi interessi e nuovi stimoli, ma soprattutto l’accorgermi un bel giorno che stavo perdendo i capelli a ciocche… mi sono spaventata e, a poco a poco, ho smesso con “il metodo”.
Ho avuto delle ricadute, ovvio, chi vive in questo modo il rapporto con il cibo prima o poi ci ricasca se non affronta seriamente il problema, e non posso dire essere completamente in pace col piatto o col frigorifero: tutt’ora ho i miei momenti di fame isterica legata agli isterismi della vita.
E non posso dire nemmeno di aver fatto pace col mio corpo, gli anni e la gravidanza mi hanno lasciato addosso tot chili (troppo tot), ma me ne sono fatta una ragione, nel senso che so di non poterli perdere in pochi mesi, ci sto lavorando e ci metterò il tempo giusto.
Intanto, per festeggiare l’armistizio con il cibo, noi ieri ci siamo fatti la pizza!
Io mi alimento

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