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Io sono 14 Novembre

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Era più freddo del solito quella mattina, c’era uno strato di nuvole grigie che impediva al timido sole invernale di scaldare le ore di luce. Il grigiore del cielo preannunciava una pioggerella fine e scarna tipica della stagione, la stessa pioggerellina che odiava quando andava a correre per le strade della città. Stava correndo di ritorno verso casa e sapeva di aver poco tempo: aveva un appuntamento con il comando di flotta e non voleva essere colta alla sprovvista. Svoltò per il parco e controllò l’orologio. Hai dieci minuti e la doccia da fare. L’uniforme è pronta, devi solo prendere i documenti e uscire! Si disse uscendo dal parco per fermarsi solo al vialetto di casa. Ansimando fissò il display del suo visore con i dati dell’ultimo allenamento – Stop. – Leggendo la media di 20Km/h sorrise, era arrivata a percorrere più di quaranta chilometri senza risentirne eccessivamente e con un po’ di sforzo l’avrebbe fatto anche due volte a settimana. Entrò in casa a passo rapido, e prima ancora di entrare in bagno si era già tolta la maglietta. Aprì il getto dell’acqua e si lavò senza preoccuparsi della temperatura, dopotutto era di fretta. Dieci minuti dopo era pronta per visitare il comando. Prese un taxi fino al quartiere amministrativo, osservando con nostalgia la città che l’aveva vista crescere e che poco prima aveva attraversato correndo. Un tempo sarebbe stata felice di riprendere il proprio posto come comandante di una nave, ma non era sicura di essere ancora adatta: erano passati troppi anni e benché le fossero state riconsegnate le mostrine da Capitano, era ancora vivido il giorno in cui l’avevano degradata. L’edificio in cui si era insediato il comando di flotta era vistoso e troppo ingombrante per essere qualcosa di più che un simbolo, ma l’avevano chiamata per assegnarle il suo nuovo incarico e benché non fosse la prassi, non avrebbe rifiutato un simile invito da quei burocrati. Salì al terzo piano, ignorando l’ascensore in favore delle scale, il corridoio dov’era diretta sembrava troppo scarno per essere il centro del potere di un’organizzazione militare come la flotta, ma anche quella era un’usanza e le tradizioni dovevano essere rispettate. – Si accomodi, Capitano. – la accolse una segretaria, lanciandole uno sguardo incuriosito. In tutta la colonia lei era un volto conosciuto: il simbolo della sua generazione e l’idea che servire la patria era un premio più che sufficiente. La flotta stava muovendo tutto quel polverone proprio per far risaltare la sua nuova nomina. Di nuovo usata per la propaganda, come alla fine della guerra. Era una donna che dimostrava appena una trentina d’anni, vestiva l’uniforme in un modo elegante che poche riuscivano a suscitare in quel blu scuro che tanto aveva fatto per la fama della flotta, i grandi occhi talmente chiari da assomigliare a due sfere di ghiaccio ed i capelli lunghi biondo chiaro tenuti con ordine maniacale, il naso piccolo e poco appariscente sovrastava delle labbra abbastanza sottili da sembrare quelle di una bambina, in contrapposizione a quei piacevoli particolari un lunga cicatrice partiva dalla fronte per arrivarle quasi all’orecchio sinistro, era la prova che lei aveva combattuto la guerra e che ne era uscita viva. – Capitano. – Scattò sull’attenti alla vista dell’Ammiraglio Jerovsky, capo della difesa planetaria e direttore onorario dell’accademia ufficiali. Un uomo che non aveva combattuto mai, ma che aveva le conoscenze giuste nei ruoli giusti – Ammiraglio. – – Venga nel mio ufficio. – Serrò le labbra con disappunto, voleva un incarico, non fare quattro chiacchiere, ma non poteva rifiutarsi senza scatenare qualche polemica – Come sta suo padre? – chiese Jerovsky una volta dentro l’ufficio. – Il Segretario è molto impegnato. – – Oh, per com’è fatto sarebbe strano che stesse senza far nulla! – – Perché mi ha fatto venire qui, Ammiraglio? – L’uomo incrociò le braccia al petto, con un lungo sospiro – Capitano la sua situazione è molto delicata: è stata degradata per condotta scorretta e abuso di potere. Quando il comando ha deciso di ridarle i gradi, era interesse della flotta ribadire che lei fosse importante. – – Conosco la storia, veniamo al punto. – L’uomo annuì evitando il suo sguardo – Abbiamo deciso che il suo prossimo comando debba essere la stessa nave che ha guidato durante la guerra su J’aa’Ol. Quindi verrà assegnata con effetto immediato al comando della Xaletra! – – La Xaletra. – ripeté assaporando il nome che l’aveva accompagnata per tutta la durata della guerra. La nave che l’aveva vista diventare una leggenda e che aveva combattuto decine di scontri senza mai una ritirata. La sua nave. – Comprenderà dunque l’importanza di comunicarle le sue nuove consegne in maniera formale. – – Mi state assegnando alla difesa planetaria, con una nave vecchia. – – Un simbolo indelebile. – Si alzò di scatto, fissando l’Ammiraglio con rabbia – So cosa vuol dire la Xaletra per la colonia e rimpiango quel periodo, ma non tornerò al comando di una nave che non ammodernerete più solo per farvi fare bella figura. – Di colpo si sentì una sciocca, aveva pensato che la flotta le desse davvero una seconda possibilità, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa: la Xaletra era solida almeno quanto le navi di nuova generazione. Era stata il suo primo comando e per quanto fosse ormai vecchia, poteva ancora dire la sua, ammesso che venisse ammodernata e ristrutturata. – La vedo indecisa, Capitano. – – Voglio delle garanzie. – L’Ammiraglio scosse il capo – Non possiamo interrompere i lavori del cantiere navale per un suo capriccio, neanche per… – – Lo dica, neanche per la figlia del Segretario alla difesa! – – Non… – – Accetterò l’incarico solo se mi garantirete la possibilità di ricostruire la mia nave! – Jerovsky scosse il capo – Non è competenza di quest’uff… – – Allora di chi, Ammiraglio? – sbottò, colpendo la scrivania con un pugno – Potrei chiedere al Segretario, ma sono sicura che non apprezzerebbe sapere che il comando non riesce a darmi una risposta seria! – Stava rischiando tutto, Jerovsky poteva aver ricevuto quell’ordine proprio da suo padre e l’intera faccenda poteva essere solo l’ennesima dimostrazione di quanto poco fosse pronta al comando. – I fondi per il cantiere sono gestiti dal dipartimento della difesa. – – Allora deve mettermi in condizione di poter chiedere un aggiornamento della nave. – – Perché vuole mettersi contro tutti? – sbottò Jerovsky – Aspetti un anno e le daremo il comando di una nuova nave di classe superiore, deve solo aspettare. – Scosse la testa negando – Non starò qui a farmi abbindolare con altre promesse. – L’Ammiraglio sbuffò e incrociò le braccia al petto – Cosa dovrei fare secondo lei, Capitano? Darle il comando di una nuova nave, senza prima accertarmi che lei sia in grado di comandare ancora? Grazie alla bravata che le è costata i gradi, la flotta ha dovuto aspettare e starsene in silenzio. Le sto dando la possibilità di far bene. – – Ho già avuto la mia dose di possibilità, se davvero volete darmi ciò che è mio, almeno fate in modo che io possa accettare! Altrimenti potrete riprendervi i gradi, vediamo poi cosa penserà la gente della flotta! – – Minacce? – la derise Jerovsky – La facevo più intelligente, Capitano. – – Sono la figlia di mio padre e l’eroina con cui vi siete pubblicizzati per anni. Mi basterà propormi per un’intervista e vi pent… – L’uomo la fermò, alzandosi in piedi – Non tollererò ancora la sua insubordinazione, sta giocando con la persona sbagliata, Capitano! Un’altra minaccia del genere e sarò io a sbatterla fuori! – – Chiedo solo ciò che è giusto, Ammiraglio. – fece notare – Mi state dimostrando che non volete darmi un nuovo comando, altrimenti avreste fatto ammodernare la Xaletra prima ancora di darmi le consegne! – Per un istante l’Ammiraglio parve sul punto di buttarla fuori a calci, ma chinando il capo e lasciandosi cadere di nuovo sulla sedia ammise – Averla nei nostri ranghi è sempre stato un enigma: potrebbe aiutare la flotta come distruggerla, ma in tutta coscienza non posso permettermi d’ignorare le sue richieste, l’opinione pubblica ha una grande considerazione del suo operato. – – Quindi programmerete il riarmo della nave? – – Le farò avere dei fondi, a patto che s’impegni in una campagna di sponsorizzazione per la flotta e che integri nel suo equipaggio dei cadetti. – – Non sono una babysitter e non ho personale per riscostruire la nave senza l’aiuto del cantiere. – – Come ha detto, lei è l’eroina di J’aa’Ol, se davvero la gente sarà interessata alla sua nave, i fondi arriveranno anche senza l’aiuto di quest’ufficio! – Sbuffò evitando di guardare Jerovsky, sapeva che quell’offerta sarebbe stata l’ultima, ma non si sarebbe tirata indietro e una volta portato a termine il riarmo senza l’aiuto del cantiere navale, l’avrebbe sbattuto in faccia ai palloni gonfiati della capitale – Mi faccia avere i fondi, mi occuperò della selezione dei cadetti di persona! –

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