Magazine Per Lei

IO SONO COMINCIATA COSì.

Creato il 06 dicembre 2011 da Nina
IO SONO COMINCIATA COSì.
- Mamma, mi racconti la mia nascita? -
- Sei nata nell'estate di San Martino -
Una settimana di sole caldo dentro il ventre freddo dell'autunno, forse è per questo che sono così piena di contraddizioni. L'opposto di mia madre, diverse in tutto, per carattere e indole e anche nella maternità. Per lei concepire è stato facile,  immediato, naturale. Neanche in questo le somiglio.
E cominciava sempre a raccontarmi dall'inizio, da quando io ero solo un desiderio, un semino piantato nel suo cuore. 
Aveva sempre sognato di avere un figlio a  trent'anni - con o senza un compagno - mi diceva - non era quello che contava per lei. L'avrebbe tirato su anche da sola, senza problemi. Aveva le idee chiare sulla sua maternità.E invece a trent'anni al suo fianco c'era Lui, quello che poi sarebbe divenuto mio padre. E c'era già da nove. Quando le chiesi come mai avessero atteso così tanto, lei rispose semplicemente:- Volevo divertirmi, godermi la vita, prima di avere te -Beata sicurezza, beata ingenuità. Quella che le ho sempre invidiato, quella che mi è sempre mancata.La notte in cui fui concepita mia madre la ricordava bene. Rientrata dal turno di notte - era infermiera - fece qualcosa di inconcepibile per lei: molestò il suo uomo svegliandolo per avere attenzioni. Lui non se lo fece ripetere due volte. Fecero l'amore. Lei ci teneva a specificare che non era da lei, contrastava con il suo animo discreto e riservato, poco incline a prendere iniziative di questo tipo. Era una che si faceva cercare, non una che chiedeva. Diceva questo per avallare la sua tesi: lei se lo sentiva che quella era la notte buona, quella giusta. E così sia. Amen. Puntuale e precisa quella notte io cominciai a prendermi quel che mi spettava: uno spazietto dentro di lei, via via sempre più grande. E in cambio - così pare - le restituivo una senso di pienezza mai conosciuto prima:
- Per la prima volta mi sentivo in pace, completa, al posto giusto. Non mi mancava nulla. Sono stati i nove mesi più belli della mia vita, una gravidanza invidiabile! -
E arrivò il giorno delle presentazioni ufficiali, del mio ingresso in società. Mia madre era calma, ne aveva viste tante partorire durante gli anni di servizio in ospedale, sapeva cosa aspettarsi, sapeva che avrebbe sofferto e quanto. Non gridò mai, neanche una volta. Sottolineava questo particolare non con orgoglio o presunzione, ma solo per tranquillizzarmi sul fatto che è un dolore sopportabile e controllabile, se rimani in te e respiri a fondo. Il parto fu semplice, senza complicazioni, in linea col concepimento direi.Ma quando mi vide accadde qualcosa che non aveva previsto: il nostro primo incontro non fu idilliaco, non fu come lei lo aveva immaginato e sognato per nove mesi. Non andò affatto come lei si aspettava. I nostri occhi che si cercano, si trovano e lei che - invece di desiderare il contatto - sente forte l'impulso di allontanarmi da sé, di cacciarmi via come fossi un'estranea. Un'aliena (altro da sé).Non mi riconosceva, aveva paura. Non si aspettava tanta presenza di spirito in un essere così piccino, non sapeva che significato dare a quei due occhi enormi che la scrutavano con attenzione:
- Ti ho guardata e ho pensato: cosa vuole da me? Chi è? Perché mi guarda così? Mi sentivo senza difese, nuda davanti a te, spiata. Sentivo di non potermi più nascondere, come se i tuoi occhi profondi e scuri riuscissero a entrarmi dentro, a leggermi nei pensieri. -
Non fu in grado di abbracciarmi subito, tanto intenso era il disagio che provò in quei primi, pochi attimi. Poi mi portarono via e lei cominciò a strillare stavolta, ma per la fame:
- Mi sentivo svuotata, come avessi un cratere nella pancia. Avevo così tanta fame che lo stomaco mi faceva male. Gridavo di dolore. -
Tornammo poi a casa, insieme, un po' in ritardo sui tempi stabiliti. Avevo bevuto il liquido amniotico e dovettero tenermi in incubatrice per un po'.I giorni seguenti furono i più duri per lei. Era sola, non poteva contare su nessuno. Io ero una bambina difficile, impegnativa, che piangeva molto e dormiva poco. Mi svegliavo di soprassalto e iniziavo a gridare forte. Il mio pianto era straziante, la faceva uscire di testa:- Sembrava ti stessero scuoiando viva - diceva.Non ha mai avuto vergogna nell' ammettere i suoi istinti omicidi, diceva che in quella fase è normale fare pensieri strani. Ora lo chiamano Baby blues, lei la chiamava depressione post parto. Ma durò poco, poi fu gioia.
Io e lei ci siamo amate molto e finché è stata in vita, dal giorno in cui ci siamo conosciute, i miei occhi non hanno mai smesso di scrutare le pieghe del suo animo, di esplorare i suoi silenzi. Il suo istinto non sbagliava.
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Questo post partecipa al CONTEST di Mamma è in pausa caffé
IO SONO COMINCIATA COSì.
IO SONO COMINCIATA COSì.

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