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Ior, Papa Francesco censurato dall’Osservatore romano

Creato il 04 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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Il papa censurato dall’Osservatore romano! Omelia tagliata proprio nel punto in cui papa Francesco sosteneva che quella della Chiesa è una “storia d’amore” mentre gli uffici non sono tutto, lo stesso Ior serve, sì, ma la Chiesa è altro. La Radio vaticana trasmette, l’Osservatore omette il passaggio dell’omelia dedicato allo Ior. (Il link è
http://www.informarexresistere.fr/2013/05/02/il-primo-incidente-diplomatico-di-francesco-sullo-ior/#axzz2SF1plnFH).
Censura senza scandalo, in sordido silenzio, onde esprimere il lavorio del potere del giornale edito dal Vaticano. Il papa è il monarca, ma la burocrazia è lo Stato, la struttura fissa, che sviluppa come una vitalità autonoma. Potere attrae potere, denaro attrae denaro. Il capitalismo si è annidato nel Vaticano, lo tiene in rete con il mondo, nel mondo, e il mondo non è una “storia d’amore” senza laceranti sofferenze.
Jorge Mario Bergoglio nella recente omelia presso la chiesa di Santa Marta ha parlato davanti ad alcuni dipendenti dello Ior, la banca vaticana che il pontefice non controlla né dirige. Il papa se ne sta interessando in modo pressante. Filtrano notizie incerte, irte di condizionali: la penombra parla alla penombra.
Il papa argentino avrebbe chiesto la lista dei correntisti anche laici. Bergoglio ha convissuto con una dittatura nel suo Paese, non vi è opposto, ha seguito un via intermedia. Dovrebbe sapersi muoversi per questo? Anche nel Vaticano, spezzando il potere del silenzio?
I resoconti saranno pubblicati a luglio: ultimamente però il Vaticano, tra l’altro da molto in ottimi rapporti con Mario Monti, ha proceduto alla sua spending review, tagliando. “Gli uffici non sono così necessari” diceva il papa nella sua omelia. Nessun licenziamento, gli stipendi arriveranno. Il cardinale Domenico Calcagno (qui sotto il link
Notahttp://www.newscattoliche.it/card-calcagno-sui-conti-2012/)
afferma che nel 2012 “ci si è salvati”. Ma che significa? E perché quell’incidente, che ha mandato in tilt i bancomat e fermato la banca vaticana?
Calcagno è il cardinale presidente dell’A.p.s.a., che gestisce il patrimonio della sede apostolica, ed è stato nominato nei giorni delle dimissioni di Joseph Ratzinger, succedendo al card. Nicora. Era stato Nicora a firmare il Concordato con il governo Craxi, e ancora Nicora era stato incaricato di adempiere alle norme antiriciclaggio imposte dall’Unione europea. Ma Nicora ha chiesto di lasciare la guida dell’A.p.s.a. A lui è succeduto Domenico Calcagno, esperto di finanza e amministrazione.
Che Domenico Calcagno affermi che la gestione precedente, anche se a causa della crisi internazionale, si è conclusa bene non meraviglia: qualunque manager tende ad affossare la gestione precedente.
Calcagno non è però stato nominato da papa Francesco, non appartiene al nuovo corso che potrebbe svilupparsi bensì al precedente, prossimo al segretario di Stato Bertone più che a Benedetto XVI.
C’è una strana ombra che segue il cardinale Calcagno, già vescovo di Savona. Non è solo l’accusa mossa dalla rete L’Abuso, guidata da Francesco Zanardi, di non aver segnalato casi di abusi sessuali compiuti da sacerdoti.
Lo segue anche il doloroso ricordo di don Rebagliati, deceduto in circostanze incerte all’inizio di quest’anno. Il Secolo XIX parlò pochi mesi fa di un funerale fra dubbi e veleni. Questo blog ha pubblicato una testimonianza registrata in cui don Rebagliati affermava di “aver paura”.
Vicissitudini tormentose. Don Rebagliati firmava gli atti amministrativi. Vescovo era Calcagno, destinato a una brillante carriera, ma don Rebagliati segnalava nella registrazione di sapere molte cose, indicando questioni controverse, che riguardavano rapporti con aziende e altro ancora.
Già la Procura di Savona, anni prima, aveva aperto un’inchiesta, essendo venuta in possesso di una serie di dati informatici.
La Procura di Roma d’altro canto indaga sullo Ior dal 2010. Benedetto XVI ha varato la legge pontificia 217 il 30 dicembre 2010 per adeguare il Vaticano alle norme antiriciclaggio. Legge che è entrata in vigore dall’aprile 2011. Nell’inchiesta però è finito indagato anche il legale Michele Briamonte, dello studio Grande Stevens, celebre poiché difende il Vaticano e la Fiat. Briamonte assieme a Tarcisio Bertone sosteneva che la norma europea non poteva essere retroattiva e che sarebbe bastato chiudere i conti correnti entro il marzo 2011 per evitare di trasmetterli alla Procura di Roma. Su un conto erano transitati 23 milioni di euro (come ha ricordato Il Fatto quotidiano il 27 aprile), e i pm Rocco Fava e Nello Rossi hanno chiesto i particolari.
L’Autorità di Informazione finanziaria istituita dallo stesso Benedetto XVI in seguito a quel parere legale non ha mai trasmesso noti i nomi dei correntisti e i dati richiesti dai pm romani.
Per questo lo Ior è sotto inchiesta da tempo, con avvisi di garanzia al direttore Paolo Cipriani e al presidente Gotti Tedeschi.
Papa Francesco ha chiesto, da quanto si sa, l’elenco dei correntisti sinora sempre nascosto dal Vaticano. Gesto rivoluzionario. Sarà ascoltato e ubbidito il papa?

Il Papa dimessosi lo scorso febbraio, aveva varato il 30 dicembre 2010 la legge pontificia antiriciclaggio 127, per adeguare il Vaticano alle normative europee e internazionali sulla trasparenza. Il testo, in vigore da aprile del 2011, prevedeva anche l’istituzione dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria, che quindi avrebbe dovuto trasmettere all’Uif della Banca d’Italia i dati chiesti dalla Procura di Roma sui conti dello Ior. Poteva essere una svolta anche per l’inchiesta dei pm capitolini Rocco Fava e Nello Rossi che hanno già indagato il direttore generale dello Ior Paolo Cipriani per omesse comunicazioni in violazione della normativa in materia di antiriciclaggio, insieme al suo vice Massimo Tulli e all’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi dopo il rifiuto di comunicare i titolari di un conto su cui si sarebbero dovuti movimentare ben 23 milioni di euro. Nel registro degli indagati però ci è finito anche Michele Briamonte, partner dello studio Grande Stevens (difensore appunto del vaticano e della Fiat), accusato di riciclaggio. Michele Briamonte è anche l’autore del parere legale, richiesto proprio dalla Segreteria di Stato, che sancisce l’irretroattività della legge antiriciclaggio. Ossia, Briamonte consiglia di non fornire informazioni alle Procure italiane sui movimenti dei conti Ior precedenti all’aprile 2011.

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