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#iosonoAlmaviva e #sui17cimettolafirma: la Lotta Contigua

Creato il 27 marzo 2015 da Abattoir

11065886_1621953854690688_4889718485226504872_nPalermo, inverno 2015.
Gli ultimi mesi dell’inverno a dire il vero, ma il calore che si avverte ultimamente a Palermo non ha nulla a che fare con fattori climatici, quanto piuttosto con la solidarietà che emerge dalle proteste che animano la città.
Oggi si tende a brandizzare tutto, anche le lotte, assegnandogli (un po’ per moda, un po’ per la sua funzione tecnologica) un bell’hashtag1: ci troviamo così a manifestare insieme a #ioSonoAlmaviva e #sui17ciMettoLaFirma.

#ioSonoAlmaviva è una mobilitazione portata avanti dai lavoratori di Almaviva, azienda che si occupa di servizi di call center, icona del lavoro più precario e mortificante del nostro tempo. Questi lavoratori, gran parte dei quali ha un contratto a tempo indeterminato, svolgono il loro lavoro con grande professionalità e competenza, ma sentono sempre di più il peso delle politiche della flessibilità del Job Acts e della delocalizzazione, ovvero di quel fenomeno che rende possibile che ad una nostra chiamata al servizio clienti X risponda un nostro coetaneo dall’altra parte del mondo che parla italiano come io parlo il tedesco (con frasi fatte, imparate a memoria per la sopravvivenza).
L’obiettivo di questa lotta è rendere partecipe l’intera cittadinanza del dramma che 1.700 lavoratori stanno vivendo e spingerla ad essere solidale. Una mobilitazione simile è stata portata avanti qualche mese fa anche dai dipendenti di un’altra azienda di servizi, Accenture, con il loro “brand” #262aCasa.

#sui17cimettolafirma è invece la lotta di chiunque si (op)pone in maniera critica al sistema, portando avanti atti di resistenza che vanno da occupazioni simboliche di sedi istituzionali a manifestazioni non organizzate, fino all’occupazione di luoghi abbandonati per restituirli alla collettività (tra cui abitazioni per famiglie che dormivano in auto) e alla resistenza attiva al fascismo, sempre più di ritorno. Diciassette sono alcuni di questi compagni che sono stati individuati dalla polizia come gli organizzatori di azioni simili e sono posti all’ordine di firma in questura ogni giorno in attesa dei processi. Sono per lo più colleghi universitari con cui molti di noi hanno condiviso birre a ballarò e condividono soprattutto valori. Anche loro giovani precari del nostro tempo che si organizzano per resistere a questa società che ci vuole distanti e controllabili.

Quello che entrambi i movimenti chiedono, ripeto, è ciò che oggi in questa società sta venendo a mancare: la solidarietà, il principio che più in assoluto spaventa il capitalismo.
La precarizzazione delle vite dei lavoratori (come quelli Almaviva, esempio di tanti altri) è un corollario di questo paradigma economico, che rende la persona schiava del lavoro, del suo e di tutti quelli che riesce a beccare per sbarcare il lunario. Si perdono di vista la vita e gli amici o le proprie passioni, dietro ad un lavoro che diventa frustrante per le condizioni contrattuali, quando un contratto c’è. Il capitalismo vince quando attraverso questo corollario riesce a non far empatizzare più il giovane operatore italiano con il giovane operatore rumeno assunto in Romania dove si vuole delocalizzare l’azienda, facendogli dimenticare che quel lavoratore avrà una condizione più precaria della sua, giacché le misure di sicurezza sul lavoro, per dirne una, sono ridotte all’osso.

Resistere a questo paradigma significa scendere in piazza con dei cartelli con su scritto #iosonoalmaviva e sensibilizzare l’opinione pubblica sul destino di questi lavoratori. Ma fino a quando potranno scendere in piazza? Quali sono le azioni che possono portare avanti? Lo spazio di gioco è minimo, come dimostra la procura: tra qualche anno i lavoratori più attivi potrebbero essere denunciati per manifestazioni non autorizzate e disturbo dell’ordine pubblico, proprio come è successo ai 17 compagni di cui sopra, accusati di aver portato avanti con azioni materiali la solidarietà agli operai, ai senzacasa, agli immigrati, agli studenti, alle persone dei quartieri popolari della città.
La solidarietà fa paura al sistema economico, perché quando la gente si associa può diventare autonoma dai sistemi imperanti e combatterli. Mentre così si smantellano i movimenti, si precarizza la vita dei giovani e li si costringe ad emigrare, sparpargliarsi per tutta Europa ricreando le caratteristiche dei nuovi centri urbani dell’epoca della rivoluzione industriale, cioè città riempite di persone senza alcun legame tra loro (quello che i sociologi chiamano massa, proprio per la sua informità).
Noi non ci arrendiamo e resistiamo, non saremo mai né informi né conformi, #noisiamoi17esualmavivacimettiamolafirma.


1 Sostanzialmente, sono dei collegamenti ipertestuali che fungono da etichette. Creando una concatenazione di termini specifici si può etichettare in modo preciso un argomento. http://it.wikipedia.org/wiki/Hashtag#Funzione_e_uso


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