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Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) – Domande & Risposte

Creato il 17 aprile 2013 da Eurodoctor

iperplasia prostatica benigna

L’ipertrofia prostatica benigna è una condizione caratterizzata dall’ingrossamento della ghiandola prostatica. Secondo i dati statistici questa patologia di natura benigna colpisce circa il 50%negli uomini ed ha un’incidenza variabile secondo l’età; del 5-10% dopo i 30 anni, del 40% dopo i 40 e oltre il 90% superati gli 85.

Vista la frequenza con cui l’ipertrofia prostatica colpisce gli uomini, proviamo a capire meglio di cosa si tratta attraverso una serie di domande, rivolte a specialisti ed urologi.

IPB

Cosa determina l’insorgenza dell’ipertrofia prostatica benigna? la condizione è dovuta ad un cambiamento ormonale che si verifica con l’avanzare dell’età (andropausa). Specie dopo i 50 anni livelli di testosterone si abbassano mentre ne aumentano altri come il DHT e gli estrogeni. Tale squilibrio, di conseguenza, comporta l’incremento della componente fibro-muscolare della prostata.

A quale età è bene sottoporsi a dei controlli periodici? Una visita medica annuale è raccomandata soprattutto dopo i 45 anni di età. Tuttavia, l’ingrossamento della prostata può verificarsi anche intorno ai 30 anni, ecco perché non vanno mai sottovalutate le prime avvisaglie di questo disturbo.

Quali sono i sintomi più frequenti dell’ipertrofia prostatica? I campanelli d’allarme che devono indurre al sospetto di ingrossamento della prostata includono: bisogno frequente di urinare (specie di notte), difficoltà ad urinare (specie al mattino), senso di mancato svuotamento della vescica dopo aver urinato e, più raramente perdite o incontinenza urinaria.

Esistono esami specifici per la diagnosi dell’IPB? Si. Oltre alla visita urologica e all’esplorazione rettale, esistono esami specifici tra cui il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), l’esame completo delle urine, l’uroflussometria, l’ecografia prostatica e/o vescicale, la cistoscopia e l’uretrocistografia retrograda e minzionale.

Va sottolineato che, se pur l’ingrossamento della prostata non evolve in carcinoma prostatico, le due condizioni possono anche coesistere e svilupparsi in due zone differenti della ghiandola prostatica. Per tale ragione è opportuno fare tutti gli accertamenti del caso in modo da escludere la presenza tumorale che, nel più dei casi, è asintomatica.

Quali conseguenze comporta l’ipertrofia prostatica benigna? Se trascurata la malattia può divenire assai invalidante. Infatti è causa di infezioni delle vie urinarie, calcoli e gravi danni a reni e vescica. In molti casi, poi, è stato riscontrato un peggioramento dell’attività sessuale (disfunzione erettile ed eiaculazione precoce).

Come si cura l’ipertrofia prostatica? Vi sono tre metodi di trattamento del’IPB: l’assunzione di farmaci, l’intervento transuretale e l’intervento chirurgico. La scelta del trattamento è data dalla gravità della condizione e dei suoi sintomi.

 

Prevenire è meglio che curare – Ecco i preziosi consigli della Società Italiana di Urologia (SIU)

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Ecco 10 consigli utili promossi dalla Società Italiana di Urologia per prevenire l’ipertrofia prostatica benigna e più ingenerale le patologie prostatiche.

 
 
 

Bere almeno 1.5 / 2 litri di acqua al giorno

Seguire un’alimentazione sana, ricca di vitamine e povera di grassi. Da evitare poi sostanze infiammatorie come alcolici, superalcolici e spezie piccanti.

verificare che i bambini alla nascita e in fase di crescita, abbiano una corretta formazione degli organi genitali.

Effettuare almeno una visita urologica in pubertà, età adulta e terza età.

Prestare attenzione alla frequenza della minzione e rivolgersi al proprio medico in caso di dolori, bruciori o anomalie.

Se si desidera avere un figlio è bene effettuare delle visite di controllo preliminari per evitare che patologie latenti danneggino il nascituro.

Non sottovalutare delle perdite di urina involontarie e rivolgersi al medico se ciò dovesse verificarsi.

Consultare un urologo il prima possibile se si riscontrano tracce ematiche nelle urine o nel liquido seminale.

Superati i 45 anni di età effettuare annualmente le analisi del sangue e delle urine e verificare i livelli di PSA e di testosterone.

Condurre un’attività sessuale sana e regolare.



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