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Ipoacusia e demenza senile: un legame silenzioso

Creato il 09 ottobre 2013 da Abcsalute @ABCsalute
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La relazione tra ipoacusia e demenza senile è stata evidenziata da uno studio italiano condotto dal Prof. Alessandro Martini, direttore del dipartimento di neuroscienze e organi di senso e professore ordinario di Otorinolaringoiatria presso l’Azienda ospedaliera dell’università di Padova.

 

Con il passare del tempo diminuisce la qualità di ricezione dei suoni, e in presenza di ipoacusia aumenta di 5 volte la probabilità di andare incontro alla demenza senile, indipendentemente da altri possibili fattori.
Attraverso l’udito ci rapportiamo al mondo, apriamo un canale di comunicazione con altre persone e recepiamo gli stimoli esterni. Quando si comincia a sentire male, poco o niente, il cervello si atrofizza fino a facilitare la comparsa della demenza senile.

 

Qual è il modo migliore per prevenire i problemi dell’udito e lo spegnimento del cervello? Fare controlli audiometrici. A differenza di quanto accade in molti Paesi europei, in Italia si sottovalutano i disturbi dell’udito, a tal punto che l’ipoacusia degenera spesso in sordità e gli acufeni sono considerati un fastidio a cui ci si abitua.
È chiaro che a pensare così si sbaglia. Ai primi segnali di abbassamento dell’udito ci si deve rivolgere all’otorinolaringoiatra per eseguire tutti i test medici richiesti dal caso diagnosticato e, eventualmente, utilizzare l’apparecchio acustico.

 

Il problema sembra essere appunto questo: nonostante la ricerca e la tecnologia abbiano fatto molti passi in avanti, gli apparecchi acustici sono costosi per molte persone e alcuni li ritengono troppo invasivi. In realtà basta rivolgersi a un Centro di apparecchi acustici per scegliere il più adatto alle proprie esigenze.

 

Quello tra ipoacusia e demenza senile è un legame reale e, riprendendo le parole del Prof. Martini, concludiamo dicendo che “rallentare anche di un solo anno l’evoluzione del quadro clinico, porterebbe a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione generale, con un notevole risparmio in termini di risorse umane ed economiche”.

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