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ipofisi molesta

Creato il 10 agosto 2011 da Occhio Sulle Espressioni
ipofisi molestaСобачье сердце (Sobachye serdtse)
1988

Unione Sovietica

Regia: Vladimir Bortko

Soggetto: Mikhail A. Bulgakov

Sceneggiatura: Natalya Bortko


Continuando il discorso Bulgakov, passiamo alla rappresentazione di un altro classico: Cuore di cane. Produzione in due parti degli studi Lenfilm, destinata alla televisione, proprio come l'italiano Uova fatali. Eccezionalmente fedele, tranne che per alcune piccolezze che andremo a riassumere più in là, dai dialoghi all'idea scenografica, fino agli appellativi.
Siamo in pieno campo sci-fi, quello ripieno di satira, vicino alla commedia.
Circa gli scritti "bulgakoviani" troppe volte si sono viste descrizioni fin troppo superficiali, più volte l'artista è stato strumentalizzato, senza mezzi termini. Magari siamo noi ad avere una diversa opinione, ma non facciamo mistero di essa. In quest'opera non si salva nessuno, né la società sovietica ormai male incanalata, distante dai buoni propositi innovativi, ormai in controrivoluzione per cause varie e pregna di retorica forzata, né i borghesi niente affatto sradicati, né i singoli individui e la loro intrinseca cattiveria, né la scienza, a tratti colma di deliri di onnipotenza. Il cane trasformato in uomo, Poligraf Poligrafovich Sharikov, è un delinquente, non di certo un socialista, menefreghista, che non si fa problemi a rubare nella cassa destinata all'acquisto di beni in comune e non supporta Engels. Il professor Filipp Filippovich Preobrazhensky, per quanto bravo medico di fama internazionale, nonché persona dalla capacità autocritica e non violenta, è egoista e pedante, pieno di sé, a cui non si può parlare di uguaglianza secondo concetti quali «da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni». Il suo assistente, dottor Bormenthal, è sì pacato e gentile, ma anche troppo succube del professore. Si salva solo il buon Pallino pre operazione, con prerogative istintive, ma umile, per nulla pretenzioso, oculato e profondo di giudizio; se la società fosse stata di "pallini" la rivoluzione avrebbe potuto avere il suo seguito in terra russa e al di fuori. Insomma, questa versione TV del romanzo induce agli stessi spunti della lettura; se ci si ferma a riflettere sull'avventatezza delle scienza che si è spinta troppo in là, su situazioni sociali del XX secolo, vuol dire che il lavoro è di gran pregio.
Dicevamo delle differenze: nel romanzo Bormenthal non incontra il personaggio della dattilografa nel cinema, né vi è il momento in cui Sharikov viene mostrato al pubblico e si esibisce in uno show con la balalaika. In più la scena della seduta spiritica e la sequenza del circo sono prese da altre opere di Bulgakov, citazione eseguita anche con l'inserimento del nome di uno dei due scienziati intervenuti a vedere il "miracolo": Persikov, come lo studioso de Le uova fatali.
Il direttore della fotografia, Yuri Shajgardanov, ha preferito il bianco e nero (nella versione in nostro possesso vi è un bellissimo seppiato), per dare l'idea di antico. Formato 1.33:1 televisivo e niente virtuosismi di ripresa, presente una discreta staticità che però non appesantisce la narrazione, dà invece un tocco stilistico intellettuale; idem per il montaggio. Azzeccati i caratteri, in particolare Poligraf Poligrafovich, interpretato da Roman Kartsev.
Vincitore del premio per la fiction del Prix Italia del 1989.
Bortko tornerà nuovamente su Bulgakov nel 2005, con una serie TV in dieci episodi dedicata a Il maestro e Margherita.

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