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Ipse dixit: Arturo Bandini

Creato il 15 marzo 2011 da Abo

“Tutto a un tratto sentii un rombo che, dopo un attimo, si trasformò in un boato.
La panchina mi crollò sotto e affondò nella sabbia.
Guardai la fila di stabilimenti; vacillavano e si erano riempiti di crepe. Spostai lo sguardo sulla città, gli edifici più alti stavano oscillando. La sabbia mi cedette sotto i piedi; barcollai e ritrovai l’equilibrio, barcollai di nuovo.
Era un terremoto.
Si levarono le grida. Poi si alzò la polvere, e infine venne il boato delle case che si schiantavano. Giravo in tondo, senza sapere dove andare. Ero stato io. Era mi la colpa. Mi fermai a bocca aperta e mi guardai attorno come paralizzato. Mossi qualche passo verso il mare, poi tornai indietro.
Sei stato tu, Arturo, e questa è la collera di Dio.
Il rombo continuava. Mare e terra si gonfiavano come un tappeto galleggiante. Si levò la polvere e si udì un rumore di crolli. Altre urla, poi una sirena. La gente si precipitava fuori dalle case. Grandi nuvole di polvere avvolgevano tutto.
Sei stato tu, Arturo. Questa è la punizione per quello che hai fatto su quel letto.
I lampioni crollavano e gli edifici si sbriciolavano come biscotti. Urla, grida di donne, voci di uomini. Centinaia di persone sciamavano dagli edifici per sfuggire al pericolo. Sul marciapiede era distesa una donna, scossa dai sussulti. Un bambino piangeva. Rumore di vetri infranti, schegge dappertutto. La sirena dei pompieri, quella delle ambulanze. Il suono dei clacson. Follia.”

 

da Chiedi alla polvere

 


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