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Iron Man 3: “Addio Tony Stark… o forse no”

Creato il 02 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Ci risiamo. Il tanto atteso terzo capitolo di una delle saghe targate Marvel più amate arriva sui nostri schermi, in netto anticipo rispetto alle sale americane, in cui uscirà solo a maggio. Ritroviamo Robert Downey Jr., scanzonato e brillante come sempre, nei panni, pardon, nell’armatura del personaggio che gli ha garantito un rilancio di fama (e cachet) mondiale, superati i quarant’anni (oggi ne ha 48): Iron man, visto anche in The Avengers (prodotto assopigliatutto a livello di incassi: oltre 1,6 miliardi di dollari nel mondo) e presto in The Avengers 2.

Cosa c’è di nuovo? Intanto dietro la macchina da presa non c’è più Jon Favreau (che resta nella produzione) ma arriva Shane Black, esperto di cinema pop (suoi Arma Letale 1 e 2, ma anche Kiss Kiss, Bang Bang dove già lavorò con Downey Jr). Poi cambiano i nemici: stavolta l’eroe di ferro dovrà vedersela con Il Mandarino, un terrorista decisamente teatrale (Ben Kingsley, perfetto “fool” shakespeariano) e due diabolici cervelli da non sottovalutare, il fondatore di AIM (Guy Pearce) e la scienziata “ma può chiamarmi botanica, se preferisce” Maya (Rebecca Hall), responsabili di un “incandescente” programma di potenziamento biologico degli esseri umani.

Nuove missioni dunque per Iron Man, la cui splendida villa a Malibù viene disintegrata in una delle più spettacolari sequenze di un prodotto sempre più commerciale, che privilegia l’azione ai dialoghi e ai momenti intimisti molto più dei film precedenti. Tolti gli attacchi di panico di Tony Stark e le tenere scene con un ragazzino incontrato per caso, che lo aiuterà a modo suo, restano impresse sequenze spettacolari come il volo nel vuoto di un aereo dirottato, con conseguente catena umana improvvisata. O l’epico scontro nel porto per salvare il Presidente con l’amico James Rhodes (Don Cheadle), e con la parodia del patriottismo a stelle e a strisce rappresentato dalla nuova armatura Iron Patriot. O ancora il magnetismo delle varie parti dell’armatura richiamate sul corpo di Stark grazie a impianti sottocutanei.

Ma c’è di più: soffocata nel ruolo di spalla sexy per due film, finalmente Gwyneth Paltrow si prende una rivincita e, nel finale, la sua melensa Pepper si trasformerà in una sorta di tostissima Tomb Raider, pur mantenendo lo charme romantico che costringerà Stark a scegliere tra lei e l’ossessione per la fabbricazione delle armature.

Insomma, divertimento assicurato ma qualità e coinvolgimento emotivo più deboli rispetto ai precedenti capitoli. Assicurati però effetti speciali potenti, solito sarcasmo esilarante del protagonista (“E’ Natale: siamo più cattivi”), più un gran finale e un finale del finale. Un consiglio spassionato: non alzatevi dopo i titoli di coda, rischiate di far arrabbiare Hulk.

 di Claudia Catalli


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