Magazine Atletica
Ieri, 30, in una Bologna autunnale abbiamo preso il volo. Prima per Londra (sole e tepore estivo), poi diretto per Denver (pioggia e freddo, e dire che e' famosa per avere 300 giorni di sole all'anno, oltre che la One Mile City). Qui, una volta atterrati, abbiamo trovato in fretta il rent-a-car (Alamo, stavolta, e una Subaru Outback) e altrettanto celermente siamo arrivati al nostro hotel di Boulder. Il Millenium Harvest, uno dei pochi hotel qua, nella patria dei triathleti. Albergo datato, ma signorilmente ristrutturato. La nostra camera e' spaziosa e il bagno ristrutturato bene. Distrutti abbiamo cenato qua, con uno dei simboli USA: la Cesar Salad.
Freddo e pioggia. La prima impressione dunque pessima. Ed anche stamattina non e' che sembrava diverso: cielo plumbeo e acqua a sprazzi. Per fortuna nel corso della giornata il cielo si e' aperto e il caldo e' arrivato. La colazione, dimenticavo, e' compresa fino a 12 dollari (a testa), ma i costi non sono eccessivi e ci si sazia. Arriviamo alla Boulder Hight School che ha smesso di piovere, ma l'expo e la zona della registrazione atleti sono ospitati in un prato, ovviamente zuppo di acqua. Un paciugo.
Pero' ormai io e Carla eravamo qui, perché oltre all'Expo suddetto ci sarà anche la T2 (il cambio bici-corsa, mentre la T1 -il cambio nuoto bici- sarà alla Boulder Reservoir, e l'arrivo in Pearl Street, ovvero a downtown, a circa un chilometro da qui) e allora mi sono registrato, e mi sono goduto lo shop del merchandise -preso come al solito d'assalto- e i vari stand. Acquisti anche per noi (lo zainetto e' omaggio per i partecipanti.
Poi abbiamo familiarizzato con questa pacifica e tranquillizzante città, ed anche pranzato in un sushi bar, dopo l'immancabile pausa caffè da Starbucks.
Il pomeriggio, l'ho dedicato al momento in assoluto più delicato del pre Ironman: l'apertura della bike bag e la "rebuild" della bici. Come al solito qualche momento delicato (il tendicatena troppo serrato) , sottolineato da qualche imprecazione, ma alla fine sembra tutto in ordine. Domani un controllo non può farci (alla bici, ma anche a me) che bene.
Carla ne ha approfittato poi per cercare di superare il jet lag, ovvero dormire, e alla fine, scoprendo che abbiamo a pochi metri (anzi, yarde) un Safeway, un ipermercato, ne abbiamo approfittato per fare la spesa, perché' abbiamo deciso che il pranzo lo spenderemo a sushi bar, ma la cena sarà molto parca (insalata, turkey breast, petto di tacchino arrosto) e soprattutto sotto controllo e lontana da salse, sughi e pericoli digestivi vari.
Poi via di corsa, un'oretta, giusto per capire (speriamo sia per questo) che i 1500m di altitudine si soffrono: fiato corto e passo da bradipo, in sostanza.
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