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Islanda: civiltà al femminile

Creato il 24 settembre 2011 da Thecoevas @TheCoevas

Ragazze che spingono carrozzine con splendidi bambini dagli occhi blu infagottati per ripararsi dal freddo. Ragazze alte e snelle, con le facce slavate e gli occhi chiari e vivaci, intelligenti e sereni, anche se poco più che adolescenti È questa, la prima immagine che si coglie appena sbarcati in Islanda. Tante giovani mamme. Anche troppo giovani e persino troppo numerose, per lo standard europeo. Ma non c’è da stupirsi. Le statistiche demografiche dell’Islanda potrebbero fare impazzire uno studioso della tendenza. Il trend che descrive la donna del ventunesimo secolo come single, o comunque disposta a rinunciare alla famiglia e figli, assolutamente non vale nell’isola di ghiaccio. In Islanda si fanno più figli che in qualsiasi altro paese d’Europa occidentale, il doppio rispetto a quanto accade in Italia.

Eppure, oltre l’85 per cento di esse lavora fuori casa. Sono moltoemancipate e molte di loro scelgono, liberamente e senza rischiare di essere vittime di discriminazioni e pregiudizi, di essere ragazze madri. Donne forti, quindi. Una forza che hanno forse ereditato dalle loro madri e dalle loro nonne, costrette ad occuparsi di tutto, perché i loro uomini erano quasi sempre in mare. Donne forti, che abituavano i figli maschi ad essere uomini forti, perché soltanto così avrebbero potuto, d’inverno, strappare all’oceano il cibo per tutta la famiglia. Donne forti e all’avanguardia, non solo nella vita privata, ma anche in quella politica. L’Islanda è uno dei primi paesi ad ottenere il diritto di voto per le donne (era il 1915). È anche uno dei primi paesi ad avere avuto un partito delle donne, una signora sindaco della capitale e una presidente donna (Vigdis Finnbogadòttir, 1980-1996). Eletta alla suprema carica dello Stato nel 1980 (la prima donna al mondo a diventare presidente in seguito ad un’elezione popolare), Vigdis Finnbogadòttir si è distinta anche per aver fatto della difesa dell’ambienteuna delle linee fondamentali della sua azione, assieme a quella dell’educazione attiva dei ragazzi. Sotto la sua presidenza, l’Islanda ha conquistato il primato mondiale della riforestazione e in un anno, ogni islandese, ha piantato in media 20 alberi. Donne dunque pedine fondamentali della società islandese. Avete qualche dubbio? Chiedete a un islandese se si ricorda cosa accadde il 24 ottobre 1975: le donne, in Islanda, si presero un “giorno libero!”. E il paese si fermò.


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