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Istruzioni per principesse tatuate. Un Quasi Compleanno

Creato il 03 giugno 2015 da Agipsyinthekitchen

Dunque manca un mese. No, non è vero, molto meno di un mese. Mancano per l’esattezza 16 giorni. Thirty something.
Devo dirlo? Devo dire esattamente quanti sono?

Sono sempre un po’ inibita nello svelare l’età: forse perché il mio fidanzato è più giovane. Forse perché in realtà io me ne sento molti meno,  e grazie alla meraviglia degli antiossidanti, qualche anno lo riesco ancora a buttare giù. forse perché dichiarare l’età potrebbe essere una dichiarazione di guerra: ad ogni aspettativa che vi avevamo riposto sopra, in questi secondi e minuti che ci costellano gli occhi di piccole ragnatele piene zeppe di emozioni che rimarranno intrappolate per sempre nei nostri pensieri e nel nostro sguardo, come bagaglio che porteremo nell’anima ad ogni vita che vivremo. Nei secoli dei secoli.

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Sembra ieri che mi preparavo ai 33. Che reinventavo la mia vita, risettavo aspettative e cambiavo direzione. Sembra ieri che mi perdevo in lacrime  e parole che non trovavo, riempiendo la mini di pezzi di ricordi e racimolando quel minimo di orgoglio che mi rimaneva.

Ed invece.
Invece 3 anni interi sono già passati.

Quindi facile dedurre.Ebbene 36: 36 estati, chili di ciliegie e lamponi mangiati senza ritegno. Una passione sconfinata per i viaggi e i per i donut, quelle proprio come piacciono a Homer Simpson, piene di glassa di cioccolato o vaniglia, che lascia le mani tutte appiccicose. Un’incrollabile fede in Babbo Natale. La gioia di mettere le mani in pasta, senza metodo, ma con caparbietà. Senza tecnica ma con un cuore pieno di voglia di mettersi in gioco. Un amore profondo per il compagno di vita che ho deciso di avere al mio fianco: barba e cocciutaggine a colazione, ma più bello e buono di lui nessuno mai. Bevo come un alpino, mangio come un camionista.

Ho fissazioni, al limite delle paranoie. Sono gelosa, così gelosa quasi persino della mia stessa ombra.
Mi affeziono in modo morboso alle cose, credo nella fedeltà delle relazioni sempre e comunque.
Sono dispotica.
Sono una strega: sento gli avvenimenti molto prima che accadono, e BUM. Tu chiamami se vuoi, sensitiva. O maga. O appunto, strega.
Nonostante tutto e tutti, sogno ancora un matrimonio a Formentera in lungo abito bianco di pizzo macramè di Valentino e tre pargoli che siano biondi come il mio lui e fantasiosi come me.
Cambio idea più velocemente di quanto Valentino Rossi compie il giro in moto del percorso del gran premio. Non riesco a stare al passo con la tecnologia, amo i cambiamenti e al tempo stesso ne sono terrorizzata. Sono pigra. Faccio yoga e cammino, e se chiudo gli occhi vedo il mare, come canta qualcuno.
Permalosa e abbastanza sconclusionata. In preda ai miei ormoni  e facile preda di lacrima a catinella.
Posso sembrare snob, ma invece sono solamente in balia dei miei pensieri.
Sognavo capelli morbidi e vaporosi come un’indiana e labbra carnose come Gisele: dipende dal giorno, ma in linea generale cerco di accontentarmi supplendo con rossetto rosso e smalti variegati.
Mi piacciono le luci con il neon, le stelle e i tatuaggi. Adoro il profumo del pane appena sfornato e croissant e quotidiano di prima mattina. Mal tollero i bugiardi e chi non preme sul serio la leggerezza e la potenza dei sogni. Un caffè prima di cominciare la giornata, ma quello alla vaniglia e allungato con latte di mandorla. Limone e acqua. Superstiziosa: brucio alloro e faccio bagni nel sale. Credo nei miracoli e nei lussi gestibili. Credo soprattutto che la gentilezza possa cambiare il mondo.E che il sottovuoto abbia cambiato le sorti del mio armadio e in conseguenza, anche la mia vita affettiva.

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Quindi una lettera: per me stessa, per l’etere e per chi crede che le anime belle non siano estinte, ma anzi alimentino i cambiamenti del mondo.

Dicono che ogni compleanno segni l’inizio di un nuovo percorso che durerà 365 giorni. Altro che capodanno. Altro che settembre. Il compleanno deve essere la chiave di svolta, per una strada costellata di regali. Che ci facciamo per auto celebrarsi perchè il nostro cuore continua a battere e donare come se non fossimo mai stati feriti/ traditi/ ignorati.
Quindi: fin da bambina non ho mai amato spegnere le candeline. Mi ricordo feste giga e torte faraoniche ed un grande imbarazzo che andava oltre la timidezza.
Però quest’anno vorrei una torta che sappia di lamponi, red velvet e un sacco di glassa di zucchero alla vaniglia, quella che sembra neve, per intenderci. Vorrei il mare. Vorrei l’Australia,l’Irlanda, le Isole Faroe e la Sicilia, ma soprattutto vorrei continuare a condividere questa meraviglia con chi amo. Vorrei una pedicure di unghie sciocchine, piene di disegni e righe. Un party pigro in piscina fatto di musica pigra con gelati pigri e romanzi pigri. Vorrei un rosé fresco e una scorta di vini bianchi sulla mensola in alto della libreria., quella che funge da cantinetta. Vorrei sposarmi. Vorrei un figlio.  Ma non esattamente in questo ordine, però mi piacerebbero che entrambe le cose accadessero come ho sempre sognato da bambina: con gioia e niente sforzo, ma con gran naturalezza e commozione. Voglio mangiare da Noma e da Bottura, e voglio andare a Girona e non alzarmi dal tavolo di El Celler de Can Roca per almeno tre ore.
Voglio fondare una repubblica basata sui maki vegetariani, quelli minuscoli con l’avocado dentro. In questa repubblica anche il burro sarà un comandamento e i fiori di zucca imapstellati vengano sfornati ad ogni pausa aperitivo. Voglio essere sorpresa, travolta.  Voglio guardare il mare senza fretta e perdermici dentro. Voglio saper perdonare con più leggerezza. Voglio la leggerezza. Voglio riunire in un solo abbraccio tutti i miei amici, quelli di sempre e quelli che ho perso lungo la via e perderci in una lacrima raccontandoci i nostri errori, o forse solo semplicemente ritrovandoci, in quella stessa lacrima. Voglio baci, in una quantità innumerevole. Voglio maglioni in cachemire e passeggiate autunnali dove trovare al rientro vellutate di zucca. Voglio essere corteggiata. Voglio guardare sempre e solo al positivo.Voglio vedere Berlino e perdermi nei coffee shops di Oslo. Voglio una settimana settembrina nella mia isla bonita. E al di sopra di ogni cosa,  voglio donare: tutto. E non per mera esercitazione filosofica. Voglio donare perché credo che sia l’unica vera missione che abbiamo nella vita.Voglio re impossessarmi della leggerezza che mi contraddistingue.
Ed al di sopra di ogni desiderio, voglio veramente imparare la lezione dell’amore per me stessa. Come fossi ancora alle elementari, in un percorso fatto di matite ben temperate e lezioni imparate a memoria. Accettazione, perdono e cura: che troppe volte si dimenticano i nostri reali bisogni. Che troppe volte in nome dell’amore dimentichiamo la più primordiale delle passioni: quella per noi stesse. Non mi farò più definire da altre persone.

Voglio sentire tutto, perché solo nel momento in cui sarò pronta a sentire tutto, guarirò da qualsiasi dolore.

Insomma, questo, cara Gipsy, sarà il nostro anno.
Comunque sia, comunque andrà. Che con tutti questi voglio, forse nemmeno uno succederà, perché l’erba voglio cresce solo nel giardino del re. E non importa se siamo principesse tatuate. Nessuno sconto.

Il tempo di essere felice è adesso. E sarò pronta per qualsiasi cosa il destino mi riserverà perché se è vero che con gli anni aumenta anche la saggezza, quel poco di cui sono certa è che niente accade per caso, ma bensì per aprirci mille inaspettati e meravigliosi scenari.

Il bello che lascia posto al migliore.

Ripetiamocelo. Sempre, come fosse un mantra.

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Guardiamo una strada e percorriamola. Anche se non vediamo dove può portarci, ma basta sapere che ci porterà da qualche parte, perchè fare una scelta è sempre una mossa vincente.

E sorridiamo pure: – 16 e poi stapperemo bottiglie e brinderemo a una serie di nuovi 365 giorni da inventare e scrivere come meglio crediamo e come meglio la vita vorrà scriverli.


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