Magazine Cinema

It follows

Creato il 30 giugno 2015 da Jeanjacques
It follows
Devo chiedere a qualche esperto come mai arrivo sempre in ritardo nel vedere le cose, nonostante nel mondo reale spacco il minuto con la mia puntualità. Qualcuno potrà obiettare, giustamente, dicendo che sono un ritardato, estendendo il concetto stesso della parola ritardo oltre i suoi confini più glottologici, ma io voglio limitarmi a quello che è il suo significato più basilare. Quello del ritardo temporale, appunto. Che se per la barba sono stato fin troppo precoce (alle medie avevo già i baffi alla Ned Flanders, per dire) nel recuperare i film arrivo sempre per ultimo, dopo che tutti ne hanno parlato fino allo sfinimento. Nessuno però ha sfinito nessuno con questo It follows, ma diciamo che i miei bravi colleghi blogger ne avevano parlato in maniera abbastanza calorosa, fra chi lo definiva come un mezzo capolavoro e chi come una roba abbastanza meh. Ed è vero che io dico che la blogsfera ha il grande merito di avermi fatto conoscere un sacco di titoli che altrimenti avrei ignorato, però dalla mia devo sempre tener conto di una certa pigrizia che mi fa vedere le cazzatelle reperibilissime (qualcuno ha nominato Jurassic world?) e non mi fa smuovere le chiappe (virtuali) per cercarmi quelle un pochettino più ricercate. Fortunatamente è arrivata una sera che mi ha visto parecchio volenteroso di colmare le mie lacune, così mi sono concesso la visione di quello che per molti ormai è l'horror del momento.

Jay è una normalissima ragazza diciannovenne che vive la propria vita. Una sera esce col ragazzo che sta frequentando e fa sesso con lui sul retro della propria macchina, per venire cloroformizzata subito dopo. Questi, al suo risveglio, le rivela di averla usata per trasmetterle, proprio grazie all'atto sessuale, una maledizione, che lei dovrà trasmettere a qualcun'altro se vuole uscirne viva. Jay è così costretta a scappare da una lenta e temibile entità che...

Ok, specifichiamolo subito: It follows è un bel film. Il che ci fa capire che viviamo in tempi davvero difficili - o forse sono sempre stati così? - perché ormai a una pellicola non basta nemmeno essere semplicemente bella, qualità decisamente da non tralasciare, ma deve possedere anche quel qualcosa in più. Quel qualcosa che ti sappia far tenere la bocca aperta, pronta a esclamare dalla sorpresa, altrimenti rimane 'solo' un bel film. Un film come tanti che, pur innalzandosi dalla comune mediocrità, finirà col confondersi con le molte altre opere belle che però finiscono per non farsi ricordare appieno o con una certa foga. E anche qui, c'è molta differenza fra i film che sono belli di natura e quelli che fanno di tutto per esserlo. In questo caso, l'opera seconda di David Robert Mitchell (sia regista che sceneggiatore) è un bel film che fa di tutto per essere un bel film, apparendo però con l'iniziare dei titoli di coda come un qualcosa di sicuramente meritevole ma, al contempo, anche estremamente artefatto. It follows è un figlio indiretto degli anni Ottanta, periodo in cui i film si facevano con pochi mezzi e molte idee, e questo sembra essere proprio lo stilema che vuole adottare. Il giovane regista per fortuna rinuncia ad effettacci e corbellerie varie, improntando tutto su una storia apparentemente folle e nonsense (vi giuro, quando ho scoperto la trama era quasi dubbioso se vederlo o meno) ma che, incredibilmente, regge alla grande. Da qui la prova che dietro al tutto c'è un narratore capace, come dimostra la strabiliante apertura, tutta giocata su un piano sequenza semplice ma davvero d'effetto, ma che col passare dei minuti si rivela anche pieno di limiti, che impediscono al soggetto di volare come vorrebbe. Perché oltre alla grande perizia tecnica, fra cui una fotografia davvero magnifica e una resa dell'entità semplice ma efficacissima, non posso dire che mi sia rimasto molto del resto. E' palese la natura metaforica della malattia sessualmente trasmissibile, ma purtroppo lascia anche il tempo che trova, proprio per via di una scrittura dei protagonisti e una gestazione della sessualità che proprio non convincono. Continuando nella visione mi è venuto più volte alla mente The Babadook, pellicola che collegava lo straziante tema di fondo (quello della perdita) con le vicissitudini della sua bravissima protagonista. Qui non possiamo dire che la cosa avvenga col medesimo successo, perché la bella Jay non è sufficientemente caratterizzata, tanto che fra lei e i suoi amici, quasi tutti avulsi dalla tematica sessuale a parte uno di loro, anche se in maniera piuttosto 'cortese', non c'è molta differenza, col risultato che anche il tema portante finisce col perdersi per strada senza seguire nulla. Certo, ci regala quel tipo di regia molto patinata che personalmente adoro e una gestione dell'atmosfera da manuale, con dei momenti di pure terrore dettati da un perfetto connubio di riprese ed effetti sonori, com'era capitato con Sinister, ma anche delle piccole falle di sceneggiatura e un duello finale che rasenta la stupidità - sì, mi riferisco proprio alla scena nella piscina. Il problema più grande però è che, nonostante il cercare di trattare in maniera originale il tema della malattia sessualmente trasmissibile, il film finisce per avere una storia al servizio unicamente di se stessa anziché di un tema più grande, come accadeva con la già citata pellicola di Jennifer Kent, e lo svolgersi avviene in una maniera fin troppo lineare e orizzontale. Cosa misera se pensiamo a come la società sia ormai assuefatta dal sesso e dalla sessualità in svariate forme - basta guardare un semplice cartellone pubblicitario per capirlo - e a come il consumo dello stesso marchia le persone. Mitchell dimostra così di eccellere solo dal latro tecnico, relegando il tutto in una freddezza che magari aiuta nelle scene di tensione, ma che verso la fine appare unicamente sterile. Il tutto al servizio di una storia bella, ma che purtroppo tale deve limitarsi a restare.

Certo, se durante l'estate gli horror di punta fossero più spesso così, non ci sarebbe nulla di cui lamentarsi. Che sennò sembra che mi abbia fatto schifo, cosa decisamente non vera.


Voto: 

It follows
It follows
It follows
It follows
It follows
It follows

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines