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It really could happen

Creato il 09 ottobre 2014 da Tereeffe @tereeffe

C’è un altro post con questo titolo, ma è la prima frase di una canzone (che adoro) che mi è venuta in mente dopo aver visto le ragazze dell’Italvolley asfaltare una bellissima squadra come quella statunitense per 3 a 0.

Non avrei mai pensato che l’Italia di Bonitta potesse andare così avanti, soprattutto per certe scelte (tipo riprendere la Ferretti, o la Cardullo “fresche” di infortunio); mi aspettavo una squadra che non andasse oltre alla seconda fase, invece, ora, è tra le 6 più forti del mondo.
Sono contenta di aver visto una squadra unita, con poche primedonne (anche se quei 20kg di terra/cipria/matita in campo si vedono sempre…), che gioca col cuore e sa usare la testa; una squadra perfetta in ogni fondamentale e che sa come rialzarsi dopo un errore: Lo Bianco e Ferretti distribuiscono bene in campo e le ragazze del TeamUSA entrano nel panico, sia perché la Del Core (immensa anche stasera) e la Centoni non perdonano, sia per il fatto che la difesa e copertura sono sempre una garanzia per la nostra nazionale.

Il merito di tutte queste vittorie, di queste favole da raccontare agli appassionati di (ogni) sport, va anche a Marco Bonitta, un allenatore che ha saputo riscattarsi con la nazionale (ebbe un po’ di contrasti con qualche giocatrice in passato).
Una nazionale con esperienza (Centoni, Cardullo, Piccinini, Lo Bianco, Arrighetti, Costagrande e Del Core), ma anche giovane e con tante nuove certezze (De Gennaro,Folie, Chirichella, Diouf): queste ragazze catturano davvero tutti e considerare la pallavolo come sport “minore” , ancora oggi, è una grandissima mancanza (e dire che è uno degli sport più praticati in Italia…).
Questa Italvolley, ogni volta che scende in campo, ci racconta una storia bellissima: a questo punto dei mondiali si possono fare i viaggi mentali, anche perché la semifinale è davvero vicina.

Accendete la tv (venerdì alle 20 su Rai Sport 1, dato che c’è la sfida contro la Russia); googlate un “Roman Yakovlev”, una “Maurizia Cacciatori”, una “Manuela Leggeri”, un “Nikola Grbic”; andate al palazzetto; incantatevi davanti a gente alta il doppio di voi; e, soprattutto, innamoratevi di questo sport: ne vale la pena.



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