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‘Italia, come stai?’: Bettini, un dilemma Mondiale

Creato il 27 agosto 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Mancano ormai poche settimane al via dei Mondiali di ciclismo su strada che si disputeranno a Limburgo (Olanda) dal 15 al 23 settembre. Il percorso delle prova in linea maschile sarà molto simile a quello dell’Amstel Gold Race, classica di primavera che in questa stagione ha visto l’affermazione dell’azzurro Enrico Gasparotto (attualmente fermo ai box per la rottura della clavicola). Decisiva, dunque, sarà la scalata del celebre Cauberg (da superare per ben 10 volte), anche se l’arrivo non sarà posto in cima alla collina, bensì al termine di una leggera discesa.

Il dilemma che turba le notti del ct Paolo Bettini reputiamo sia il seguente: puntare su una formazione totalmente votata al rinnovamento, oppure fare ancora affidamento sui veterani? Riteniamo, senza esitare, che la soluzione più appropriata sia proprio la prima.
Dopo gli anni d’oro firmati proprio dall’attuale commissario tecnico, il Bel Paese si è imposto per l’ultima volta in una corsa iridata nel 2008, quando a Varese Alessandro Ballan precedette all’arrivo Damiano Cunego: fu una vera e propria apoteosi tricolore. Da allora, poi, un lento declino. Progressivamente l’Italia è sparita dalle posizioni che contano nelle grandi classiche, pagando a caro prezzo un vuoto generazionale (pochi talenti nati negli anni 1983-1987, ad eccezione di Nibali e pochissimi altri). Ora il trend si sta invertendo grazie alla nouvelle vague del 1989 capitanata da Moreno Moser e Diego Ulissi.

A nostro parere, proprio su questi due atleti si dovrebbe costruire la squadra per il Mondiale olandese. Il primo è dotato di una rasoiata senza eguali da finisseur sopraffino, che potrebbe risultare decisiva negli ultimi chilometri; il secondo si adatta molto bene ad una salita come il Cauberg ed è dotato anche di uno spunto veloce importante in caso di arrivo a ranghi ridotti. Certo, l’esperienza non è dalla parte dei giovani azzurri, tuttavia proprio l’incoscienza potrebbe rappresentare un’arma in più per tentare il colpaccio.

Altro possibile candidato è Elia Favilli, anch’egli classe 1989: per tutta la stagione, in particolare nelle Classiche del Nord, ha dimostrato di possedere un buon motore. Merita una chance in azzurro, soprattutto perché capace di rendersi insidioso con una possibile fuga da lontano.

Se Moser e Ulissi andranno responsabilizzati, questa Italia non può fare a meno di Vincenzo Nibali, che a 27 anni costituisce già uno dei veterani del gruppo. Lo Squalo dello Stretto dovrà fungere da jolly, cercando di movimentare il più possibile la corsa e provando magari una stoccata decisiva nel finale. Il punto debole del messinese, tuttavia, è rappresentato da un possibile arrivo a ranghi ristretti, dove partirebbe battuto con la stragrande maggioranza dei favoriti al titolo (Sagan, Rodriguez e Gilbert in primis).

Bettini sta valutando con attenzione anche le prestazioni convincenti di Oscar Gatto, corridore in crescita costante ed a caccia della definitiva consacrazione a 27 anni.

La rosa, poi, in linea di massima dovrebbe essere completata da Paolini (fedelissimo del ct), Caruso, Oss, Nocentini, Santambrogio e Vanotti.

Ballan, Cunego e Bennati? No, non ci siamo dimenticati di loro. Ma siamo certi che realmente potrebbero far comodo alla causa azzurra? Il Damiano Cunego che si sta “ammirando” alla Vuleta non offre per ora alcuna garanzia di competitività, senza contare che non vince più una grande classica dal 2008 (stagione in cui si impose all’Amstel ed al Giro di Lombardia): a 31 anni, forse la parabola discendente appare inesorabile.
Per Ballan, inoltre, vale lo stesso discorso di Nibali: per vincere deve staccare tutti gli altri; onestamente, non ci pare in grado di farlo. Bennati, infine, ha fallito la grande occasione della vita ai Mondiali di Copenhagen dello scorso anno, quando chiuse appena 14mo pur essendo capitano. Il Cauberg, poi, potrebbe rivelarsi alquanto indigesto.

Per Paolo Bettini, dunque, non è più tempo di indugiare: accanto a Nibali e qualche “grande vecchio” nel ruolo di gregario, il ciclismo italiano, in una rassegna iridata che in ogni caso non ci vede partire con i favori del pronostico, sogna la definitiva rinascita con i suoi giovani rampanti.

 

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OA | Federico Militello

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