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Italia, Conte: ”Non pensavo di rientrare subito, il mio sitpendio e`figlio delle mie vittorie, Rossi? Un patrimonio, vivo per vincere”

Creato il 19 agosto 2014 da Tuttocalcio @cmercato24h

Antonio Conte ha parlato cosi alla stampa nel giorno della sua presentazione come nuovo allenatore dell’Italia:

“Sono emozionato e non posso negarlo. Al mio posto oggi vorrebbero esserci tutti gli allenatori del Mondo. L’Italia è una delle Nazionali più importanti al mondo, con quattro Mondiali sul petto. Sono orgoglioso che il presidente abbia pensato a me. Sono contento e colgo l’occasione per salutare Cesare Prandelli. Ha fatto un ottimo lavoro nei suoi quattro anni. Gli faccio il mio più grande in bocca al lupo per l’avventura al Galatasaray. Un grazie va anche ad Arrigo Sacchi per il suo lavoro nel settore giovanile. Finché ci sarò io per lui le porte sono sempre aperte”.

Di nuovo in pista dopo l’addio alla Juventus “Non pensavo di farlo dopo 35 giorni. Pensavo di aggiornarmi e migliorarmi nello studio delle lingue, in attesa di una nuova proposta. Poi però è arrivata la chiamata dell’Italia, ovvero un top top club. Facendo le dovute riflessioni, capendo le motivazioni e l’entusiasmo, capendo la sfida, poi ho capito che il presidente aveva fatto breccia nel mio cuore. Ho il privilegio di essere il ct dell’Italia”.

La situazione del calcio azzurro? “I giocatori sono gli stessi che hanno affrontato il Mondiale, ma sono convinto che siano buoni elementi. Sono convinto che bisogna farli diventare una squadra. In questo modo il gap tecnico può ridursi. Mi piacciono le sfide ardue, basta pensare a tre anni fa quando sono arrivato alla Juventus. Sono convinto che possiamo risollevarci perché l’Italia deve stare nei primi posti al Mondo”.

Più preoccupato dal ginocchio di Giuseppe Rossi o dalla situazione di Mario Balotelli?“Rossi è un patrimonio, spero risolva i suoi problemi per il bene della Fiorentina e della Nazionale. Spero di averlo a disposizione. In ogni caso preferisco non entrare nel merito dei singoli perché tutti sono giocatori che possono essere convocati. La convocazione però deve essere meritata, perché io valuto tutto a 360°. Nei momenti di difficoltà gli uomini servono più dei grandi giocatori. Meglio un grande uomo che un ottimo giocatore”.

L’addio alla Juve? “In questi 35 giorni ho letto molto poco, ci sono state tante supposizioni sul mio addio alla Juventus. Oggi dico che dopo tre anni di un percorso bello, intenso e vincente eravamo giunti alla naturale conclusione. In due mesi abbiamo provato a continuare, ma ci siamo accorti che il rapporto era finito e per il bene di tutti ci siamo lasciati. Ci voglio gli attributi per fare una scelta del genere”.

La “condanna a vincere” mi ha allontanato dalla Juventus? “La vittoria è una dolce condanna, io vivo per la vittoria. Sapete bene che differenza c’è per me fra vincere e perdere. E’ come vivere o morire. Per due giorni dopo una sconfitta sono in una fase di ‘morte apparente’. Sono arrivato in un momento non facile, ma sono qui per portare la mia mentalità. Devo far capire che c’è differenza fra vincere e perdere o pareggiare”.

Conquistare tutti i tifosi italiani? “Oggi sono l’allenatore di tutti gli italiani, rappresentiamo tutto un paese e ne sono orgoglioso. Oggi nella mia testa e nel mio cuore c’è l’azzurro, un colore bellissimo, all’interno del quale ci stanno tantissimi altri colori”.

Contratti come il mio anche per altri allenatori? “Con i calciatori già esiste e anche con qualche altro allenatore. Il presidente ha parlato di un allenatore vincente a condizioni agevoli per noi. Il contratto con la Federazione rientra nei parametri, cedendo tutti i diritti d’immagine alla Federazione. Una cosa che non avevo mai fatto. E in passato i miei emolumenti sono stati superiori. C’è stata disponibilità sia da parte mia che da parte della federazione”.

Il rapporto con gli allenatori dei club? “La mia intenzione è di rapportarsi con tutti i tecnici e i giocatori, in maniera costante ed intensa. Se vogliamo crescere è giusto che il ct vada incontro all’allenatore del club, confrontandosi sulle metodologie. Facendo così si può crescere e di pari passo il rapporto fra le varie componenti. In questo modo si può avere anche meno intransigenza da parte degli allenatori. La mia necessità impellente è quella di farla diventare una squadra, non undici elementi che lavorano con il loro talento. La squadra deve esaltare il talento. In questo modo potremo fare grandi cose”.

Altri ct hanno uno stipendio più basso del mio? “Credo di aver dato massima disponibilità. Quello che mi interessa adesso è lavorare sul campo per dare il mio contributo”.

Il passaggio da allenatore a ct? “Il selezionatore spesso ha poco tempo per lavorare e per questo si affida al blocco di certe squadre. La Spagna lo ha fatto con il Barcellona, la Germania con il Bayern. Noi dovremo cercare di trovare un blocco storico, quello juventino, si cui lavorare in base alle mie idee. Dovrò essere bravo ad ottimizzare il mio tempo, anche lavorare in soli 10 giorni al mese è una grande sfida”.

Le parole sulla Federazione dopo la squalifica? “Mi hanno fatto pagare e io l’ho affrontata con grande dolore. Anche quello però mi ha aiutato a crescere, sul piano umano. Essere qui è la risposta migliore”.

Quanti sono gli scudetti della Juventus? “Quelli che ricordo con maggiore gioia sono gli otto che ho vinto, cinque da giocatore e tre da allenatore”.

Ingerenze da parte dello sponsor sulle mie scelte? “Chi mi conosce sia umanamente che professionalmente sa che nessuno può scegliere al posto mio. Niente e nessuno, mai”.

Ancora sul lavoro con la squadra? “Dobbiamo lavorare sul gruppo. Se ci riusciamo colmeremo il gap con le altre grandi nazionali in maniera più veloce. Mi preme lavorare con il club, dimostrando grande apertura. Voglio essere vicino ai club per cercare di risolverli insieme”.

Gli stage? “Compatibilmente con gli impegni di campionato ed europa, trovare una quadratura. Magari a volte lavorando solo con chi no ha le coppe e altre con i rimanenti giocatori”.

In che posizione della graduatoria è oggi l’Italia? “Non so dirlo, ma dobbiamo tornare nella posizione che meritano le quattro stelle sul petto”.

Ritrovare l’Italia dell’Europeo “Ribadisco che il lavoro di Prandelli è stato importante, culminato nella finale contro la Spagna. Quello è un esempio di seguire perché era una Nazionale entusiasta e che aveva voglia di vincere. Una cosa che voglio riportare in azzurro è la fibrillazione per la chiamata in Nazionale o la delusione per non esserlo stato. E’ un’ansia positiva che voglio ritrovare. Tutti mi devono dimostrare di voler vestire la maglia azzurra. Meglio 25 giocatori che vogliono dimostrare il loro valore anche se di minor livello ad elementi che credo che la chiamata sia scontata. Alla Juventus i giocatori quest’ansia, quest’attesa, la vivevano. Adesso voglio vedere con i miei occhi che sia così per tutti”.

Il codice etico? “Voglio parlare di comportamento. Parlare di codice mi porta a pensare agli avvocati. Io voglio parlare di comportamento e le scelte verranno giudicate da me personalmente, caso per caso. In base a quello che vedo prenderò le mie decisioni in merito. Non ci saranno punizione standard, che possono variare in base alla gravità”.

La Norvegia primo avversario nelle qualificazioni? “La stiamo già studiando. Prima di noi avranno un paio di amichevoli contro gli Emirati Arabi e l’Inghilterra. Siamo sul pezzo e pensiamo anche all’Olanda in amichevole”.

Le scelte tattiche? “La cosa più importante oggi è riuscire a trovare delle certezze alla squadra. C’è poco tempo per inventarsi le cose. Voglio ripercorrere le cose che ho fatto in passato con la Juventus. La base è di ripartire dalle certezze, perché c’è poco tempo”.

I giovani? “Non importa se hanno 16 anni o 36 l’importante è che corrono”.

Lo staff? “E’ al completo. Sul preparatore dei portieri ne parleremo con la Federazione in questi giorni”.

Pirlo e il possibile addio alla Nazionale? “Andrea è un campione ed è stato per me un grande punto di riferimento. Anche lui è fra i convocabili ma è inevitabile che viste le sue dichiarazioni post-Mondiale io debba parlare con lui per capire cosa sente e per dimostrargli ciò che penso io”.

Lo spirito della mia Juventus? “Voglio lo spirito di tutte le mie squadre: Arezzo, Bari, Atalanta, Siena e Juventus. Questo è quello che chiedo alle mie squadre e lavoro con il mio staff per centrare questo obiettivo. Lavoreremo tanto, io ho grande voglia ma so che il gruppo è disponibile. Per questo sono tranquillo e sereno in un momento comunque difficile per il nostro calcio. Mi piace questa sfida. Io do tutto ma chiedo anche tutto a chi lavora con me”.

Il nuovo team manager? “Ieri mi sono visto con il presidente ma questo tema non lo abbiamo affrontato. E’ una figura importante, carismatica, che spetta però al Presidente. Ogni decisione sarà ben accetta”.

Io il manager pubblico più pagato d’Italia? “Io ho accettato i parametri della Federazione. Il mio stipendio rientra nei parametri. Antonio Conte però ha un’immagine figlia delle vittorie del passato che la federazione ha deciso di sfruttare e riconoscere in altro modo. E’ la prima volta che faccio gestire questa cosa ad altre persone”.


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