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Italia-Emirati Arabi Uniti: da cooperazione bilaterale a partnership privilegiata

Creato il 24 aprile 2012 da Bloglobal @bloglobal_opi

di Giuseppe Dentice

Articolo per LiquidLab – L’Italia e il mondo Nuovo (Firenze, 10 maggio 2012 h 10- Polo delle Scienze Sociali Novoli)

Rilanciare la propria azione internazionale partendo dagli Emirati Arabi Uniti: potrebbe essere questo lo slogan della diplomazia economica del nostro Paese in Medio Oriente. Gli EAU sono stati individuati, infatti, come il migliore partner commerciale della regione non soltanto a causa della presenza di idrocarburi nel suo territorio, ma anche del suo crescente peso politico-economico-finanziario e delle possibilità di penetrazione da parte delle aziende italiane nel Paese arabo.

Quadro socio-economico di riferimento

Italia-Emirati Arabi Uniti: da cooperazione bilaterale a partnership privilegiata
Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano una delle più importanti e ricche realtà del Medio Oriente. Questa opulenza, ovviamente, influisce anche sulla stabilità politica del Paese della “Costa dei Pirati”. La leadership emiratina ha orientamenti riformisti e sostiene una maggiore partecipazione femminile alla vita politica del Paese ed il mantenimento di un clima liberale e cosmopolita. Favorevole, inoltre, alla tolleranza culturale e al dialogo interreligioso, gli EAU non sono un territorio di proliferazione del terrorismo, come non sono presenti sul territorio neanche conflitti etnico-religiosi. Nonostante le agitazioni regionali, gli Emirati Arabi Uniti sono considerati un Paese sostanzialmente pacifico (33esima posizione) come si evince dal Global Peace Index (GPI) redatto annualmente dall’Institute for Economics and Peace in collaborazione con l’Economist Intelligence Unit.

Nonostante permangano storiche divergenze interne tra i due maggiori emirati (Dubai e Abu Dhabi), il Paese arabo si mostra al mondo come un affidabile partner politico ed economico in virtù dell’elevato PIL pro-capite (oltre 50mila dollari), di un sistema creditizio e finanziario all’avanguardia e degli ottimi rapporti con USA ed Europa che lo rendono un Paese leader nel processo di integrazione economica regionale. In base ai dati del Fondo Monetario Internazionale, l’economia emiratina è considerata una delle più importanti e dinamiche realtà dell’intera regione del Golfo. Secondo i dati della British Petroleum, il Paese è l’ottavo produttore di petrolio al mondo con una produzione media giornaliera di 2.849 milioni di barili, che rappresentano circa il 70% delle entrate totali e contribuiscono al PIL nazionale per il 37% (dati 2011 EIU). I 97,8 miliardi di barili (circa l’8% delle riserve totali) rendono, infine, gli EAU il settimo Paese per riserve petrolifere mondiali.

Oltre al petrolio, tuttavia, c’è di più: da oltre un decennio gli EAU hanno impostato una politica economica e commerciale che mira ad un uso più oculato delle risorse a propria disposizione e ad una maggiore differenziazione delle entrate. In particolare Abu Dhabi, per meglio rispondere a queste esigenze, ha promosso forti investimenti in settori tradizionalmente poco sfruttati dalle monarchie del Golfo, come le energie alternative, il nucleare, le infrastrutture e il settore del non-oil. Le entrate da quest’ultimo (che attualmente si attestano al 30%, ma che secondo le previsioni del Ministero dell’Economia emiratino arriveranno ad oltre il 60% entro i prossimi 50 anni) costituiscono uno degli obiettivi chiave di tale eterogeneità economica, ai quali, di fatti, si aggiungono l’esplorazione di nuovi comparti – tra cui istruzione, turismo, industria farmaceutica, media, industria aeronautica e aerospaziale, trasporti – e l’ampliamento e lo sfruttamento delle energie rinnovabili e delle tecnologie sostenibili.

Rapporti politici bilaterali

Le relazioni politiche bilaterali tra Roma e Abu Dhabi sono in continua ascesa ed entrambe le parti hanno mostrato interesse ad incrementarle ulteriormente. Il rafforzamento di questo rapporto è stato favorito dall’intensificazione negli ultimi anni delle visite a livello governativo, l’ultima delle quali si è svolta a Roma lo scorso 18 gennaio tra il nostro Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e il corrispettivo Sheikh Abdallah bin Zayed.

L’incontro ha costituito l’occasione per riaffermare la volontà di rafforzare i rapporti bilaterali e di intensificare gli investimenti emiratini in Italia, anche in virtù dell’ottimo interscambio commerciale che ha fatto registrare valori molto interessanti negli anni. Punto chiave dell’agenda bilaterale è la cooperazione volta alla stabilizzazione dell’area del Golfo, da attuarsi sia attraverso il rilancio dei rapporti economici in seno al Consiglio di Cooperazione nel Golfo (eventualmente con programmi finanziati dagli EAU o dagli altri partner arabi come Qatar e Arabia Saudita), sia attraverso la promozione del ruolo dell’Italia nel contesto regionale. La visita è stata inoltre accolta con l’auspicio che gli EAU e l’Italia possano estendere la loro collaborazione anche alla lotta contro la criminalità organizzata, contro il traffico di stupefacenti e contro ogni attività che rischia di compromettere l’equilibrio dell’area in questione.

Pertanto, l’acquisito peso politico ed economico nella regione e nel mondo, hanno reso Abu Dhabi un formidabile player di riferimento per il nostro Paese. Consolidamento ed estensione delle relazioni bilaterali, già caratterizzate da un costruttivo dialogo sulle tematiche di politica internazionale e regionale, saranno i settori di comune interesse.

Ma l’attenzione verso Abu Dhabi risiede, principalmente, nella volontà del nostro Paese di ritagliarsi importanti fette di mercato e nell’opportunità di intensificare i rapporti imprenditoriali nel quadro di una rinnovata strategia organica di promozione del “Sistema Italia”, il quale, con riferimento agli Emirati Arabi Uniti, può contare su una congiuntura straordinariamente favorevole in termini sia di crescita dell’interscambio, sia di attivismo del settore privato italiano.

Relazioni economiche bilaterali

Per quanto riguarda l’Italia, gli Emirati si confermano il principale mercato di sbocco del nostro export verso l’intero mondo arabo. Secondo le ultime rilevazioni Istat/ICE riferite ai primi undici mesi del 2011, il nostro export ha registrato un aumento del 27,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore di ben 4,2 miliardi di euro, con un incremento dell’import dell’88,4%, per un valore di 805,7 milioni di euro.

La forte crescita degli scambi bilaterali, rafforzata dal mantenimento di una bilancia commerciale nettamente favorevole all’Italia (con un saldo normalizzato al 68%), rappresenta una decisa inversione di tendenza rispetto al biennio 2009-2010, durante il quale la crisi finanziaria emiratina aveva prodotto una sensibile contrazione dei flussi commerciali.

Significativi i valori registrati nel 2011 in quasi tutti i settori tipici del nostro export verso gli Emirati, con oltre 667 milioni di euro in macchinari di impiego generale (+164,7%), oltre 615 milioni in gioielleria e pietre preziose lavorate (-4,7%), 421 milioni in prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (+69,9%) e circa 418 milioni in macchinari speciali (+17,2%).

Tra i principali prodotti del nostro import si segnalano gli oltre 288 milioni di euro in prodotti derivati dal petrolio (+312,3%) ed i 204 milioni in metalli di base preziosi ed altri metalli non ferrosi (+126,5%). L’Italia mantiene la 7ª posizione tra i maggiori fornitori mondiali degli EAU, con una quota corrispondente al 3,2% del totale delle importazioni emiratine, e rimane 3ª a livello europeo, dopo Germania (6,1%) e Regno Unito (3,6%).

Interscambio commerciale italo-emiratino

Oltre agli ottimi dati del trend economico, ulteriori conferme in questa direzione provengono dall’interscambio commerciale. Secondo i dati diffusi dall’ICE, l’interscambio complessivo tra i due Paesi ha fatto registrare nel 2011 un netto miglioramento, con il raggiungimento di 4.735 miliardi di euro di nostre esportazioni, corrispondente ad un aumento del 28,5% rispetto al 2010, ed un totale di 861 milioni di euro di importazioni, corrispondenti ad un incremento del 91,2% (fonte ICE su dati Istat). Nel 2009, l’interscambio era diminuito raggiungendo i 4.139 milioni di € (-27,9% rispetto allo stesso periodo del 2008), toccando il punto più basso delle relazioni commerciali bilaterali anche per via della crisi economica dell’emirato di Dubai.

Tuttavia, i segnali di ripresa non si sono fatti attendere: la spesa per importazioni, che nel 2009 era diminuita del 22,4%, ha iniziato a crescere nel 2010, continuando a crescere per tutto il 2011, registrando un aumento pari al 91,2% rispetto al 2010. Di contro l’export italiano, che aveva registrato nel 2009 un calo del 28,9% con un contenimento nel 2010 pari a –1.9%, è tornato a crescere nel 2011 registrando un +28.2% rispetto all’anno precedente.

Quindi, il quadro merceologico delle esportazioni italiane verso gli EAU denota, in definitiva, un consolidamento delle correnti di export ma, in generale, gli investimenti diretti italiani verso il Paese arabo sono ancora troppo limitati rispetto al livello dell’interscambio commerciale e, dunque, della cooperazione economica bilaterale.

Oltre alle esportazioni tradizionali (moda, arredamento, gioielleria) è estremamente apprezzato dagli Emiri arabi il contributo delle nostre imprese nei settori delle costruzioni, del downstream petrolifero e della produzione di energia.

Nel quadro delle principali commesse e appalti conseguiti dalle aziende italiane negli Emirati si registra un andamento più che positivo. Tra le principali aggiudicazioni più recenti si segnalano l’inaugurazione del cantiere per la realizzazione ad Abu Dhabi di una canalizzazione idraulica da parte di Impregilo (per un valore di 300 milioni di dollari); la finalizzazione di due contratti dell’azienda italiana Prysmian per la fornitura di cavi di potenza, strumentazione e fibra ottica per l’impianto di estrazione e di lavorazione del zolfo di Shab Arab Field, e di cavi per strumentazione e segnalazione ad elevata resistenza per una stazione di pompaggio e trasporto di petrolio greggio all’estero (dal valore complessivo di 60 milioni di euro); la firma di un contratto tra la Techint e la GASCO (società pubblica per il gas di Abu Dhabi) per la realizzazione di un sistema di lavorazione, stoccaggio e trasporto di zolfo (per un valore 613 milioni di dollari). Lo scorso 24 ottobre, inoltre, è stata aggiudicata al consorzio Saipem Maire Tecnimont un’importante commessa per la realizzazione della prima tratta ferroviaria nazionale di 266 Km (sezione di Shah-Habshan-Ruwais) nell’Emirato di Abu Dhabi, per il collegamento merci su rotaia tra i giacimenti di zolfo e le aree di estrazione di gas e petrolio.

Altre importanti commesse riguardano, inoltre, il settore della difesa. Tra le aziende italiane più attive notiamo Agusta, Aermacchi, Fincantieri, Finmeccanica e Alenia che hanno in corso trattative per sviluppare rapporti commerciali con le principali aziende del Paese arabo.

Ad ogni modo, il volume complessivo dei contratti siglati nell’ultimo anno dalle aziende italiane in questo Paese si attesta intorno ai 7,5 miliardi di euro.

Verso una partnership privilegiata

Gli EAU si identificano, dunque, come un mercato privilegiato per l’economia italiana. Il passaggio naturale nei rapporti tra Roma e Abu Dhabi, dunque, sembra essere quello di improntare le future relazioni bilaterali verso una vera e propria partnership privilegiata in grado di permettere agli EAU di apprendere il know-how italiano e trasmettere tali esperienze alle aziende locali; allo stesso tempo il nostro Paese potrà usufruire delle ricche e grandi commesse emiratine per permettere al nostro sistema di piccole e medie imprese di essere competitivo nei mercati globali.

Pertanto sarò necessario, nel medio periodo, aumentare gli investimenti diretti bilaterali – ancora oggi inferiori rispetto al livello stesso dell’interscambio commerciale –, differenziare il più possibile i settori di investimento in modo da garantire ed attirare nuovi capitali nel nostro Paese e permettere, al contempo, un consolidamento della competitività delle piccole e medie imprese italiane nei mercati del Golfo.

* Giuseppe Dentice è Dottore in Scienze Internazionali (Università di Siena)

Approfondimenti:

Unioncamere, “EAU: in crescita relazioni commerciali con Italia”, 6 marzo 2012.

Ambasciata d’Italia ad Abu Dhabi.

Ministero Affari Esteri, “Italia-Emirati Arabi: relazioni commerciali in crescita”, 5 marzo 2012.


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