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Italiani coraggiosi. La neve fa paura anzi, terrorizza

Creato il 06 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Italiani coraggiosi. La neve fa paura anzi, terrorizzaLa neve, come si sa, ovatta. Oltre che essere vitale per le piante e i raccolti rende il mondo diverso, più silenzioso. E qui dovremmo tirare fuori secoli di letteratura, di poesia, d’arte, di storia. Da sempre è il divertimento invernale dei bambini che spesso chiedono ai genitori, magari a quelli con il suv ché tanto non slitta, di portarceli a giocare. Noi siamo cresciuti in mezzo alla neve. Non essendo nati al mare e avendo una certa età ci ricordiamo perfino i famosi “nevoni”, quelli che per uscire di casa dovevi usare la dinamite. Poi con il tempo la neve ha iniziato a scendere dove di solito non cadeva mai: al mare, sul Golfo di Napoli, sulla Valle dei Templi di Agrigento ed era buffo guardare la spiaggia bianca e le arance con un dito di coltre bianca sopra. Poi ha deciso che era arrivato il momento di scendere anche sulla sacra e inviolabile Capitale e il Cupolone imbiancato è uno spettacolo unico al mondo insieme a quello delle gondole veneziane, delle guglie del Duomo di Milano, dei trulli di Alberobello, dell’elefantino di Catania. Solo che sulla Capitale la neve è stata da subito un problema. 8 centimetri, che quando scendevano al nostro paese erano fonte solo di una atroce delusione, per Roma hanno rappresentato un dramma tanto che Mario Cavaradossi si è risvegliato nella tomba e ha detto: “Porca puttana”, non riferendosi ovviamente a Tosca. Preso atto che la neve sarebbe stato motivo di tragedia anche per Mimì perché Rodolfo a Parigi non riusciva a trovare una cazzo di pala e il suo cugino di Roma non poteva inviargliene una a causa della Tiburtina bloccata, i romani hanno pensato per la prima volta a Nerone come a un benefattore invocandone le fiamme e la potenza distruttrice quasi fosse il sale chimico. Sarà perché ad Alemanno piace tanto il mare, sarà perché il sindaco non si fida delle previsioni dei metereologi né degli allarmi della Protezione Civile (ricordandosi le riunioni a taroccate dei sismologi all'Aquila), nel caso in cui la neve fosse caduta a Roma lui non aveva previsto un cazzo di niente. Chiedere al comune di acquistare un paio di spalaneve sarebbe stata un’assurdità perché tutti l’avrebbero considerata una presa per il culo e una fonte di mazzette, ma una disorganizzazione così totale non se la sarebbe immaginata neppure Pio IX in crisi di astinenza da Brunello. Come sempre, quando un amministratore viene colto con le mani del sacco o impreparato come a scuola, inizia a scaricare sull’universo civilizzato responsabilità che sono solo sue. Ma questo accade da che mondo è mondo, da quando Hitler decise che la responsabilità della crisi mondiale era degli ebrei, degli omosessuali e degli zingari e il Ku Klux Klan dei negri. Il fatto è che in Italia anche la neve è diventata una specie di psicosi collettiva, alimentata dalla stampa e dalla televisione che ogni giorno ci propinano l’elenco dei morti a causa sua come fosse un bollettino di guerra e non meteorologico. E la perla di tutte le perle è stampata sulla prima pagina di Repubblica.it che riporta: “Morti per infarto mentre spalavano la neve”. Capito ora perché Romano La Russa vuole che siano i profughi libici a spalarla a Milano?

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