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ITALICA NOIR - Aldo ha perso la testa

Creato il 07 dicembre 2014 da Redatagli
ITALICA NOIR - Aldo ha perso la testa

Questa è la storia dell’uomo che volle farsi burattinaio ma che morì da burattino senza testa. Partiamo dal macabro epilogo, il primo di aprile dell’anno 1982, ad Ottaviano, in provincia di Napoli, nel cuore del feudo camorristico di Raffaele “O’ Professore” Cutolo, generalissimo della NCO (Nuova Camorra Organizzata).
La NCO non è una gang, è piuttosto un esercito di banditi che dispone di montagne di denaro, di tonnellate di droga, di tentacoli imprenditoriali, di reggimenti killer, di coperture politiche.
A quel tempo l’organizzazione del Professore è in guerra con i rivali della NF – Nuova Famiglia, comandata da un’oligarchia di famiglie di cui fa parte anche Umberto Ammaturo, “boss dei due mondi”, ex-cutoliano, narcotrafficante specializzato in coca-import.
È una lotta senza quartiere, che insanguina la Campania di centinaia di morti accoppati e di vendette truculente.

Quella mattina in viale Elena, un passante nota che da una portiera di un’auto parcheggiata gocciola del liquido denso e rossastro. S’avvicina all’abitacolo.

“Maronn'u'carmn!”

Accorrono le guardie. La FIAT 128 rossa con targa NA 878462, vettura rubata giorni prima, cela brutalità.
La scena è per carabinieri da stomaci forti. Sul sedile del guidatore è appoggiata una busta di plastica fradicia di sangue. Dentro, una testa mozzata.
Dal bagagliaio spunta invece il resto del lavoro di macelleria: il corpo decapitato di un uomo.
Aldo Semerari era il suo nome.
Aldo ha perso la testa.

ITALICA NOIR - Aldo ha perso la testa
La vita della vittima delinea un personaggio curioso, eccentrico, brillante, ma incline all’intrigo e alla cospirazione, alla smania di protagonismo nelle oscure scene del teatro delle trame repubblicane, dove marionette inconsapevoli si muovono eccitate da fili invisibili.
Aldo nasce nella provincia di Taranto nel 1923, da una famiglia borghese. Nel 1943-45, quando l’Italia è spaccata in due dalla guerra e dagli schieramenti contrapposti, realizza una presa di posizione politica netta. Si fa comunista, abbracciando l’ortodossia sovietica, sogna la rivoluzione leninista in Italia e il bolcevismo mediterraneo. Il suo faro è Iosif Stalin, che adora.
Il ragazzo fa una scelta e la mostra mascherandosi come da manuale del perfetto stalinista. Colbacco russo con stella rossa, giubbotto di pelle nera da sgherro della polizia segreta, cinturone con pistola per i nemici della rivoluzione: collezione moscovita autunno inverno ’44-’45.
Il compagno Aldo è il commissario del popolo di Martina Franca (TA). A casa custodisce una giara colma di bombe a mano, si arma per la falce e il martello e per la Repubblica Socialista Sovietica di Puglia; un giorno Taranto sarà Semerarigrad.
A guerra finita, finisce in gattabuia per un breve periodo, dopo aver organizzato un raid alla sede DC del paese e piazzato un petardone sotto la casa del sindaco.
Vagheggia ottobri pugliesi; son fantasie d’un illuso fuori tempo massimo, il biennio rosso è stato sepolto nella storia italiana di trent’anni prima.

Però è bravo negli studi, si laurea in medicina e si specializza in psichiatria: è l’inizio di un’eccezionale carriera medico-forense. A Roma, dove si è trasferito, continua - fedelissimo alle sue idee - a professarsi seguage della linea dell’URSS e chiede al partito il permesso di andare in Cecoslovacchia per un periodo di formazione politica.
Altri italiani comunisti sono ospitati dalle autorità cecoslovacche per sorte di scambi tra compagni europei; in realtà si può credere che quelle attività siano scusa per addestramento spionistico. Ad Aldo viene negato il permesso, il PCI sa che quel suo discepolo intransigente ma turbolento può far danni se adeguamente incistato.
Il medico se la prende. Volta le spalle al partito, al comunismo, alla rivoluzione. Il proprio credo cambia rotta repentinamente. Mutazione politica radicale. S’iscrive all’MSI, la bestia nera fino a pochi mesi prima.
Diventa fascista, anzi il fascismo è troppo poco, diventa nazista. Il Movimento Sociale di Arturo Michelini e di Giorgio Almirante gli deve stare stretto. 
Trova il suo habitat nella galassia extraparlamentare nera, aspetto che approfondiremo più in là nel racconto.

Così come si era pavoneggiato con gli abiti stereotipati del buon bolscevico anche ora sottolinea la nuova appartenenza. Gira in BMW di grossa cilindrata, indossa cinturoni del Terzo Reich, si tatua una svastica, veste di nero alla moda neo-gestapo.
Colleziona cimeli delle SS, ha dei bellissimi dobermann che obbediscono ad ordini in tedesco, dorme su un letto a baldacchino nero, sopra il quale è appesa una bandiera con croce uncinata.
Sogni d’oro, Nibelungo.
Esibizionismo, una mascherata al pari di quella del temuto commissario del popolo delle Murge. Do svidaniya tovarish Stalin; wilkommen mein Führer!

Semerari diventa professore, un luminare. Insegna medicina criminologica all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", è ascoltato e rispettato.
È uno dei massimi esperti di psichiatria criminale d’Italia, lavora nei tribunali e le sue perizie sono considerate d’altissimo livello. Traduce filosofia, scrive numerosi testi scientifici. Conquista una posizione di riferimento per tutta la moderna criminologia italiana.
Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hyde è il famoso libro di Stevenson e noi ci permettiamo per l’occasione, in questo caso veritiera a differenza del romanzo di fantasia, di stravolgerne il titolo in: il bizzarro caso del professor Semerari e del signor Aldo.
L’azzardo di un parallelismo con la letteratura regge, perché anche nella vicenda italiana una seconda natura, nascosta, notturna, impresentabile, perfida, esce fuori dall’animo prendendo il soppravvento sulla prima natura, quella diurna, presentabile, di successo, rispettabile, stimata.
È una personalità schizofrenica, doppia.

ITALICA NOIR - Aldo ha perso la testa
Il dottor Jeckyll alias Professor Semerari è una mente nel suo campo, è un uomo votato alla scienza. Mister Hyde alias Signor Aldo vorrebbe il Quarto Reich.
Il Professor Semerari lavora in processi delicatissimi, con assoluta dedizione e professionalità. Il Signor Aldo scrive perizie inappellabili a vantaggio di estremisti, di ganster, di assassini.
Il Professor Semerari è un cattolico devoto, è un Cavaliere dell’Ordine di Malta. Il Signor Aldo è un neopagano, venera il dio Sole, durante i riti del solstizio si ciba di fegato crudo.
Il Professor Semerari è al servizio della magistratura e delle istituzioni democratiche del Paese. Il Signor Aldo vuole bruciare tutto e dalle ceneri della democrazia instaurare un nuovo ordine nazionalsocialista.
Il Professor Semerari studia i pazzi. Il Signor Aldo è egli stesso pazzo.

Le sue consulenze sono richieste in processi eccellenti. Come per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, o per il crudele Luciano Luberti (il “boia di Albenga”), o anche per procedimenti giudiziari a carico di elementi del clan dei Marsigliesi.
Le perizie psichiatriche di sua responsabilità, sono documenti che hanno il potere di cambiare l’esito di processo o la vita penitenziaria d’un ergastolano. È un potere enorme, se ci pensiamo.
Semerari ha la facoltà di rendere più lievi le pene, di far trasferire detenuti pericolosissimi in strutture per i matti in modo che essi possano godere di una più ampia libertà di movimento e di relazioni con l’esterno.
Lui è ben conscio di avere questa autorità, è uno stregone dei tribunali a cui criminali di grosso calibro si rivolgono:“Incapace di intendere e di volere al momento del fatto”, è la formula magica.

Esaltato dalla propria posizione e dalla sicurezza che essa comporta, Aldo inzia il suo gioco, rischiosissimo. Il professore vuole entrare nella scena della grande trama e tirare le fila delle marionette.
Le perizie e le consulenze che fa per aiutare estremisti neri e banditi comuni hanno una finalità strategica ben precisa. Si serve della propria competenza per creare una rete di alleati e uomini di fiducia affinché essi, in cambio dei servigi medico-forensi, contraccambino con favori, rapimenti, attentati, omicidi.
Lo scambio potrebbe essere così sintetizzato: io oggi ti faccio uscire dal gabbio, tu domani mi piazzi un ordigno sul treno. La strategia è quella della tensione. Primo: destabilizzare lo Stato creando paura, alzando lo scontro. Secondo: distruggere le istituzioni, creando il caos. Terzo: ricostruire attraverso l’unica opzione possibile, cioè con un golpe militare preludio di una nuova dittatura.
Nell’idea esaltata ma ingenua di Semerari, il teatro è l’Italia, le marionette sono i suoi “amici” violenti e le fila con cui egli li fa muovere a suo piacere sono le perizie psichiatriche che elargisce con grande generosità.
Aldo sta scherzando con il fuoco.

Venghino Signore e Signori! Stasera, ore 00.00, al teatro delle Trame in via dei Misteri d’Italia, andrà in scena lo spettacolo di marionette Aldo ha perso la testa, scritto, e diretto dalle mani di – XXX OMISSIS XXX – e  interpretato dalle maschere tipiche di Sorella P2, dagli allegri ragazzi della Magliana, da messer Spia, dai cugini Bomba, e con la straordinaria partecipazione di mamma Camorra.

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Entrano in scena i neofascisti eretici Paolo Signorelli e Sergio Calore, ex membri di Ordine Nuovo, nel 1977 fondano il foglio di lotta CLA – Costruiamo l’Azione. L’obiettivo di questa piccola ma significativa novità nell’estremismo di destra è inconsueto.
CLA teorizza un’alleanza strategica con l’estremismo opposto, quello rosso, in funzione anti-istituzionale. La volontà originale è quella di andare oltre le differenze di fazione, superare i limiti della propria storia politica, ormai vecchia e passata, per unirsi con tutti i nemici dello Stato e assieme mollare spallate alle fondamenta istituzionali.
Stato = nemico comune. Basta falce e martello, basta croci celtiche, uniti possiamo farcela: potrebbe essere una sintesi del pensiero di CLA.

È “la strategia dell’arcipelago”. Si teorizza una fratellanza terroristica di estremismi agli antipodi tra loro. Assurdo. Paolo Signorelli sarà accusato di essere mandante degli omicidi dei giudici Vittorio Occorsi e Mario Amato, e della complicità nella strage di Bologna del 1980. Queste accuse si riveleranno esser infondate e Signorelli si farà pure dieci anni di carcere da innocente.
Peggio andrà al camerata Calore, bombarolo e rivoluzionario poi pentitosi. Nel 2010 lo ammazzano nel suo casolare nelle campagne di Guidonia. Qualcuno gli ha tagliato la gola; Giuda è messo a tacere. Qualcuno gli ha inferto trenta colpi di piccone; Giuda riceve i suoi trenta denari.

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Tornando alle nostre vicende di malapsichiatria, Aldo Semerari si unisce al gruppo di CLA che ha anche una sua ala militare, l’MRP – Movimento Rivoluzionario Popolare dove milita Paolo Aleandri.
Costui, in riunioni in una villa a Poggio Catino in provincia di Rieti, presenta a Semerari, diventato “il Professore Nero”, alcuni componenti della Banda della Magliana (foto a destra), come Fulvio Lucioli detto “il Sorcio”, Alessandro D’Ortenzi “Zanzarone”, Nicolino Selis “il Sardo”, Marcello Colafigli “Marcellone”. Il criminologo fornisce a questi personaggi della malavita romana perizie di favore. Spera di ottenere in cambio supporto logistico e armato per le sue trame.
Vorrebbe che eversione nera e malavita stringessero un patto operativo e lui ambisce a fungere da cerniera, da burattinaio. Ma nel concreto non si verificherà nessun rapporto di collaborazione attiva perché i pistoleri della Magliana sono sì delinquenti e assassini, ma son furbi, il loro fine è il denaro - mica la politica - e di mettersi in affari con quel mattoide non gli conviene.
Il nome del gioco di società deviata è Chi usa chi?

La rete del luminare dalle perizie facili è larga, è una tela di ragno che Semerari tesse ampia per stabilire un gran numero di contatti e relazioni. Entra nella P2 di Licio Gelli, fa conoscenze importanti tra i servizi segreti, sia civili che militari, di cui diviene collaboratore.
La scena delle marionette si affolla sempre di più di personaggi molto poco raccomandabili.
Faccendieri, cospiratori, mafiosi. Non è gente con cui scherzare, Aldo, non t’illudere di addomesticarli, son marionette che mordono.

Lega con Raffaele Cutolo, presta servigi agli uomini della NCO, ma non disdegna contatti anche con la parte avversa dei camorristi della NF. Sul palco salgono altre marionette, i fili s’ingarbugliano tra loro.
È un doppio gioco che si fa via via più complicato e caotico.
Qualcosa si rompe. I pupazzi tranciano i fili che li muovono.
Lo psichiatra viene arrestato per ordine della Procura di Bologna dopo che la stessa ha ricevuto una segnalazione dei servizi segreti. Accusa gravissima, si crede che Semerari sia coinvolto nell’attentato dinamitardo che poche settimane prima ha devastato la stazione centrale del capoluogo emiliano uccidendo 85 persone.
Le prove sarebbero dentro un borsone da viaggio ritrovato su un treno diretto a Bologna, nel quale c’è dell’esplosivo dello stesso tipo utilizzato nella strage nonché un mitra modificato artigianalmente, molto riconoscibile, che sarebbe stato in possesso per un certo periodo dal Professore Nero.

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È solo un depistaggio, uno dei tanti della storia italiana di seconda metà del XX secolo. Quella borsa l’hanno confezionata e collocata uomini dei servizi segreti militari.
Pare che ci sia la volontà di far ricadere la colpa su pedine secondarie, su capri espiatori ideali per proteggere invece un disegno più complesso ed inquietante. C’è un burattinaio nascosto, e Aldo Semerari scopre di non essere lui.
In carcere si agita, cade in depressione, la paranoia gli strilla in testa. Ha paura dei vecchi camerati, dei camorristi, delle spie. Sbraita che lui conosce tanti segreti, in tanti anni di cattive compagnie e piani sovversivi ha raccolto una gran quantità di informazioni esplosive su collusioni, patti criminali, poteri occulti.
Aldo è un archivio ambulante di verità vietate, è uno scheletro dell’armadio della Repubblica; scheletro vivente e dunque pericoloso.

Viene rilasciato ma ora sente che i suoi arti e le sue mosse sono tirati da fila; nell’ombra qualcuno ne decide il destino, anche lui è un pupazzo.
Nell’autunno del 1981, il boss Raffaele Cutolo, ergastolano al carcere di Ascoli Piceno ma ancora saldo al comando della sua organizzazione, lo esige come consulente di parte per vicende processuali. Aldo accetta, ha bisogno di soldi.
Dopo pochi mesi, precisamente il 2 marzo 1982, riceve invece nel suo studio di Roma una telefonata di Assunta “Pupetta” Maresca, compagna del boss Umberto Ammatauro, ed ella stessa capo-clan affiliata al consorzio malavitoso della Nuova Famiglia, in guerra con i cutoliani.
Pupetta Maresca, la guappa che non perdona. Si scrisse di lei già nel 1955, quando diciottenne e incinta uccise per vendetta il mandante dell’omicidio di Pasquale Simonetti, detto “Pascalone ‘e Nola”, che ai tempi era suo marito. Un peperino. 
Pupetta chiede aiuto per il suo Umberto, il Professore Nero deve venire a Napoli per conferire con lui. Aldo, incauto, fa la valigia.

E a questo punto della storia ci si riallaccia con un’altra vicenda misteriosa del nostro passato intrigante: il rapimento dell’assessore DC Ciro Cirillo, episodio di spy-camorra di cui qualcosina abbiamo già raccontato. Per fare un brevissimo riassunto, il potente assessore regionale ai lavori pubblici della Campania, Ciro Cirillo, viene rapito dalle BR. Per liberarlo, forze democristiane, coadiuvate dai servizi, incontrano il boss Raffaele Cutolo, l’unico che ha un’autorità tale in Campania e nelle carceri per indurre i brigatisti a trattare con pezzi autonomi dello Stato.
Cirillo viene rilasciato in cambio di un’ingente somma di denaro, di cui nè la provenienza nè la destinazione finale sono state mai chiarite.

Che c’entra Semerari in tutto ciò? Ebbene, il 16 marzo 1982 scoppia uno scandalo. In quella data, e poi nei due giorni successivi, l’Unità esce con uno scoop-bomba che però gli scoppierà in redazione.
La giornalista Marina Maresca (tranquilli, solo un’omonimia con Pupetta), giovane e ambiziosa redattrice, ritiene di avere tra le mani un documento scottante, la prova della trattativa DC-camorra per la liberazione dell’assessore.
È un foglio con intestazione del Ministero degli Interni nel quale si fanno nomi e cognomi di chi incontrò il boss in carcere, si riportano il contenuto delle discussioni e l’entità del riscatto.
Il direttore dell’Unità, Claudio Petriccioli, dà il via libera alla pubblicazione dopo l’ok del segretario del partito Berlinguer: “Sparate tutto.”

Una scossa di terremoto investe la politica nazionale, ma l’effetto per il PCI è boomerang. Quel documento è un falso, creato da un certo Luigi Rotondi, ambiguo personaggio vicino alla Maresca, pubblicista di Avellino e collaboratore dei servizi.
La DC da attaccata diventa attaccante, i comunisti sono costretti al mea culpa e a chiedere scusa con la cenere in testa.
Ma occhio! Quel documento è sì fasullo nella sua realizzazione, ma parte dei contenuti sono veri, come la storia ha poi confermato: la trattativa DC-camorra-BR c’è stata.

Mentre Roma è scossa da tempeste politiche, Aldo Semerari prende una stanza all’hotel Royal, sul lungomare di Napoli; è in compagnia della sua segretaria, Luisa Barlesi.
Il professore sparisce la mattina del 26 marzo 1982. Lo rapiscono.
Una strana lettera arriva all’Unità, la firma è di un morto che cammina. Nella lettera, spedita dall'ufficio postale Appio di Roma al quotidiano comunista il 27 marzo, il professore si accusa di esser l’autore del documento fasullo consegnato a Marina Maresca.

Egregio dottor Petriccioli, non le sto a spiegare il perché di questa mia decisione.
Chiaro e crudo le dico che sono io la reale e veritiera fonte fornitrice delle informazioni che Marina Maresca coraggiosamente ha sbandierato a onor del vero agli italiani: mi riferisco a quella parte di italiani che amano la patria e che mal sopportano le angherie di questo governo ladro e burattino.
Sono il perito di Raffaele Cutolo e da egli ho appreso la successione degli eventi relativi al rapimento Cirillo e alle intercessioni di tal Patriarca al fine di trovare il modo più comodo (tramite la camorra) per il pagamento del riscatto e il conseguenziale riscatto dell'ostaggio.
Marina non vi ha detto dell’intervento segreto del Banco di Napoli e né vi ha detto che la prima richiesta fatta dalle Br (per bocca di Cutolo) fu di pretendere un carico di armi in cambio della vita miserabile di Ciro Cirillo.
Che rilasciassero Marina Maresca.
La verità fa tanta paura?

Aldo Semeari

È una missiva stramba, con errori, pare essere estorta. Si cita Francesco Patriarca, all’epoca dei fatti sottosegretario alla marina mercantile e che, insieme al ministro Vincenzo Scotti, era accusato proprio dal documento della Maresca.
La lettera di Semerari può essere stata scritta per volere di Cutolo, al fine di mandare un messaggio allo Stato per reclamare quello che gli era stato promesso in sede di trattativa.
Può anche esser stata scritta per depistaggio, per rendere le vicende ancor più caotiche e torbide di quanto non già lo fossero.
Un inquietante garbuglio, l’ennesimo.
Mal di testa.

Intanto, Aldo è sul patibolo del boia. Lo strangolano, e poi con una sega gli tagliano la testa. Il primo aprile, quel che resta del criminologo viene ritrovato a bordo della FIAT 128 rossa, la testa sul sedile, il tronco nel bagagliaio.
Mistero sugli assassini, mistero sul movente.
Il luogo del ritrovamento, non è però casuale. Ottaviano è il cuore del regno criminale di Raffaele Cutolo, lì il boss possiede la cattedrale del suo potere temporale, il Castello Mediceo, sede della sua signorìa in armi.
Inoltre, la FIAT 128 è poco distante dall’abitazione di Vincenzo Casillo, luogotenete di Cutolo e uomo ammanicato con i servizi segreti.
La criminalità comunica con il sangue in luoghi precisi, simbolici. È il loro linguaggio.

Un altro enigma spunta in parallelo: la collaboratrice e compagna del professore, Maria Fiorella Carraro, si suicida lo stesso giorno sparandosi con una 357 magnum. Si dice che il motivo di quel gesto sia da ricercare nel dolore per la perdita dei genitori. Ma i suoi genitori son morti otto anni prima: per carità, ognuno elabora il lutto coi suoi tempi però, ecco, pare bizzarro.
E dopo pochi giorni, l’appartamento della Carrara è completamente ribaltato da ignoti che cercano documenti legati ad altri misteri.
Insomma, omicidio mascherato da suicidio, parrebbe.

ITALICA NOIR - Aldo ha perso la testa
La verità sul movente dell’assassinio Semerari viene fuori anni dopo, e l’ex boss della NF nemico di Cutolo, Umberto Ammaturo, ne rivendica la paternità in un’intervista a Repubblica:

Gli tagliai io la testa.
Sì, perché si era impegnato con noi della Nuova Famiglia a seguire le nostre cose, ed era ben remunerato da me personalmente, ma Cutolo fece ammazzare uno giù alle camere di sicurezza del tribunale e Semerari gli fece una perizia falsa per farlo assolvere.
Era un traditore.

Finalmente un movente chiaro e semplice. La camorra decapita Aldo perché ha il piede in due staffe, e lui pensa presuntuso di rimanere al sicuro se si schiera con tutti e due i giocatori della partita mortale perché quella gentaglia ha bisogno di lui e delle sue perizie.
Errore fatale.
In questo contesto, l’omicidio del Professore Nero ha un senso preciso. Il motivo della sua fine è dunque svelato - ma non gli innumerevoli retroscena della sua vita da apprendista cospiratore e stratega della tensione.  

Al teatro delle trame, le tante marionette manipolate dal grande marionettista invisibile, s’inchinano alla platea. Prima che cali il sipario, una testa di pupazzo rotola sul palco.

È la testa di Aldo, il burattino che sognava di diventare burattinaio.

Federico Mosso
@twitTagli 

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