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Ius coni mediae noctis

Creato il 10 giugno 2013 da Federico85 @fgwth
Gelato_vietato

Quante polemiche sulla vendita del gelato. A Milano, in un week-end, si è scatenata la bufera (daw-blog.com)

A mezzanotte sai che io ti mangerò. Ovunque tu sarai, sei mio. Ovunque, tranne che di fronte ai locali che lo vendono in zona Navigli, Ticinese, Arco della Pace e corso Como. Gelato d’asporto vietato nelle zone della movida il venerdì ma pronta smentita arrivata il lunedì. Un clamoroso autogol per la giunta Pisapia (specie a livello di comunicazione) pareggiato immediatamente da quello delle frange più illuminate di Lega Nord, Pdl e Fratelli d’Italia. Alcuni illustri esponenti di queste formazioni politiche sono riusciti nella difficile opera di riuscire a cavalcare in maniera ignobilmente strumentale, non senza le immancabili sfumature razziste, una critica certamente legittima a un’ordinanza discutibile, ma che va compresa nella sua origine e nella sua applicazione prima di essere maledetta.

Il divieto di vendere cibi e bevande d’asporto dopo la mezzanotte si inserisce nel solco della regolamentazione della movida milanese che anche la giunta Pisapia sta attuando con grande solerzia, cercando una difficile mediazione tra il diritto al divertimento di migliaia di giovani e quello a quiete e riposo di altrettante migliaia di residenti. Per ora privilegiando soprattutto quest’ultimo. La via della concertazione e del dialogo è secondo l’assessore al commercio Franco D’Alfonso quella seguita per stabilire orari e modalità d’esercizio. Eppure il fuoco che proviene da più parti pare smentire questo proposito. Il punto è che pochi, pochissimi ricordano come questo provvedimento sia figlio di una legge regionale del 2009 voluta dall’ala leghista dell’allora giunta Formigoni per porre fine all’apertura notturna dei take-away, in particolare i tanto deprecati “kebabbari”. D’Alfonso può aver sbagliato nell’estendere anche ai commercianti delle zone del divertimento notturno questa idea di regolamentazione alquanto medievale, ma non può essere di certo accusato di essere il fautore del “coprifuoco” alimentare all’ombra della Madonnina. Se ci si strappa le vesti ora per un gelato, lo si sarebbe dovuto fare anche per una pizza o per un kebab. Altrimenti è incoerenza e contraddizione in termini. Anzi, in snack.

Sembrerebbe però che la vendita d’asporto di coni e coppette dopo la mezzanotte sia diventata il problema centrale di una città di 1 milione e 600 mila persone e di parte di una nazione di 60 milioni di individui. Gente indignata (su Facebook e Twitter) che a confronto i turchi che scendono in piazza sono degli ignavi, improbabili flash-mob gelatari organizzati dai disobbedienti meneghini del XXI secolo, degli antagonisti “nocciola e pistacchio” che coraggiosamente sfidano il regime di terrore che il tiranno Pisapia avrebbe instaurato a Milano.

Eppure, a ben guardare, assistiamo al solito gioco della parti italiano: la maggioranza adotta un – discutibilissimo – provedimento.  Certo non fondamentale e per certi versi impopolare. L’opposizione lo critica oltre ogni ragionevole limite di decenza e coerenza e si scatena una tempesta in un bicchier d’acqua. Anzi, in questo caso, in un cono gelato. Nel frattempo i problemi veri della città sono messi in secondo, terzo e quarto piano, e la dialettica partitica si infiamma – o meglio, si scioglie – sulla presunta violazione dello ius coni mediae noctis, il famoso diritto al cono di mezzanotte. Urla, strepiti, vesti e capelli strappati. Per un cono gelato da mangiare per strada dopo la mezzanotte in venti esercizi cittadini.

In Turchia sono partiti dal pretesto nobilissimo di salvare dalla cementifcazione un parco cittadino di Istanbul per mettere in questione i metodi ben poco democratici del governo di Erdogan. A Milano si organizzano manifestazioni per difendere il diritto (sacrosanto, ma diciamo non fondamentale) al cono gelato in strada dopo la mezzanotte in quattro zone della città. Chissà quale sarà il prossimo passo. Ai gelatai l’ardua sentenza, con l’augurio di continuare a poter vendere liberamente il loro gustoso prodotto anche dopo la mezzanotte.



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