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Ivrea: c’era una volta il Carnevale, e c’è ancora

Creato il 14 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Lo Storico Carnevale di Ivrea da anni rappresenta una manifestazione di rilevanza internazionale, che attrae nella cittadina piemontese migliaia di persone, sia per la famosa battaglia delle arance che per le rievocazioni storiche. La sua attuale veste, tuttavia, è il frutto di una serie di aggregazioni, stratificazioni, perdite ed aggiunte che si sono avvicendate nel corso dei secoli. La successione di eventi, personaggi e iniziative non ha però mai fatto venir meno il legame con l’epoca in cui la festa è nata. “Il carnevale di Ivrea è l’unico che abbia mantenuto un legame con il Medioevo: né quello di Venezia, né quello di Viareggio possono vantare una simile tradizione ininterrotta“, scriveva Chiara Frugoni in Medioevo sul naso (Editori Laterza, 2001)

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Il mito medievale: Ivrea e il tuchinaggio

Risale agli anni del tuchinaggio, le rivolte del popolo canavesano contro i feudatari, il “mito fondativo” della manifestazione, ossia quello della Vezzosa Mugnaia, Violetta. Costei, figlia o sposa appunto d’un mugnaio, sarebbe finita nelle mire del signorotto locale, identificato dagli storici con il conte Ranieri di Biandrate o col marchese Guglielmo VII del Monferrato. Di fronte alle pretese del tiranno, che reclamava da tutte le giovani della città il famigerato ius primae noctis, la ragazza si sarebbe ribellata, uccidendo il tiranno nel sonno. Il gesto di Violetta avrebbe dato così avvio alla sommossa popolare, terminata con la distruzione del maniero del feudatario, il Castellazzo. Questo episodio è ricordato ogni anno con la cerimonia della Preda in Dora, in cui il Magnifico Podestà, massima autorità civica, getta nel fiume una pietra delle rovine del castello, con frasi di spregio nei confronti delle tirannie.

Sviluppi ottocenteschi: Ivrea napoleonica

La figura della Mugnaia e la sua ribellione fu ripresa nell’Ottocento romantico, che ne fece il simbolo degli ideali libertari della Rivoluzione francese. In questo periodo nacque anche un’altra figura rilevante, quella del Generale, che veste l’uniforme dell’esercito napoleonico ed è il responsabile della gestione della festa. Proprio una sua ordinanza, nei giorni del Carnevale, sancisce un obbligo dal sapore tipicamente rivoluzionario: a tutti i partecipanti è prescritto di indossare il rosso berretto frigio, reso famoso dalle Marianne e dai sanculotti parigini, per evitare di essere bersagliati da un “gentile e moderato getto di arance”. Il personaggio del Generale fu introdotto nel 1808, quando le autorità napoleoniche decisero, per motivi di ordine pubblico, di unificare gli antichi carnevali rionali. Tracce di questi ultimi sono presenti anche nel cerimoniale odierno, come la sfilata degli Abbà, fanciulli che rappresentano i Priori dei vari quartieri cittadini, e l’abbruciamento degli scarli (pali rivestiti di erica), che chiude la manifestazione. Tra le altre figure del Carnevale meritano di essere ricordati anche lo Stato Maggiore, composto da Ufficiali a cavallo e Vivandiere che coadiuvano il Generale nei suoi compiti, ed il Sostituto Gran Cancelliere, che redigendo i verbali è la memoria storica della manifestazione.

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Photo Credit: madèo / Foter / CC BY-ND

Le tappe del Carnevale di Ivrea

Intorno all’evento clou della manifestazione, ossia il disvelamento dell’identità della Mugnaia, ruota un suggestivo cerimoniale che prende avvio, circa un mese prima, dall’uscita della controparte maschile di Violetta, il Generale. Tra rievocazioni storiche e cerimoniali antichi si arriva sino al giovedì grasso, quando la città è invasa da migliaia di persone mascherate per la tradizionale festa nelle piazze. Il sabato sera le nove squadre degli aranceri (Picche, Morte, Tuchini, Diavoli, Mercenari, Scacchi, Arduini, Pantere, Credendari) ed il corteo storico sfilano fino al Palazzo del Comune, sul cui balcone si presenta finalmente la Mugnaia designata per l’anno in corso. Dalla domenica pomeriggio prende avvio l’elemento forse più caratteristico e sicuramente più noto del Carnevale di Ivrea: la battaglia delle arance. Nelle piazze della città si fronteggiano a colpi di arance il popolo in rivolta, rappresentato dagli aranceri a piedi (sprovvisti di qualsiasi protezione), e le armate del tiranno, ossia i tiratori su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere simili alle antiche armature. Dopo tre giorni di battaglia, il martedì sera, si premiano le squadre più meritevoli e la manifestazione si avvia alla sua conclusione: alla luce del rogo degli scarli si depongono i berretti frigi e ci si rivolge reciprocamente l’arrivederci al prossimo Carnevale.

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Photo Credit: Giò-S.p.o.t.s. / Foter / CC BY

Ascolta l’inno della manifestazione, la “Canzone del Carnevale di Ivrea”:

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