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Jack e Jill

Creato il 18 febbraio 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Jack e Jill

 

Anno: 2011

Distribuzione: Warner Bros.

Durata: 91′

Genere: Commedia

Nazionalità: Usa

Regia: Dennis Dugan

 

Alla base del mestiere dell’attore c’è l’immedesimazione nel personaggio che si è chiamati a interpretare, ma anche l’arte del trasformismo in questo processo, che si tratti di teatro, piccolo o grande schermo, acquista un ruolo determinante. La mutazione camaleontica o il fatto di indossare – metaforicamente o astrattamente – una maschera per riuscire a calarsi fino in fondo nel ruolo sono, nella stragrande maggioranza dei casi, i soli strumenti in mano agli attori per diventare “l’altro” sulle tavole di un palcoscenico o davanti alla macchina da presa. C’è poi chi rincara la dose, unendo alla costruzione del singolo anche lo sdoppiamento della propria fisicità calandosi prima in un personaggio e poi in un altro. Se si parla di teatro, l’alternanza  è possibile, la contemporaneità al contrario non lo è previa possesso di doti sovrannaturali.

Jack e Jill

Il cinema è di suo, invece, l’arte dell’illusione che rende l’impossibile possibile grazie alla mistificazione, l’artificio, l’escamotage visivo e soprattutto lo sviluppo e l’avanzamento delle tecnologie. Dunque, la contemporaneità sullo schermo è all’ordine del giorno, merito dei  “mascherini” e delle sovrapposizioni applicati in fase di post-produzione.  Questo si verifica quando sono lo script o il trattamento a richiederlo e di casi nella storia della Settima Arte, restringendo il cerchio al recente passato, ce ne sono innumerevoli, riusciti come Fratelli in erba e Il ladro di orchidee, rispettivamente con Edward Norton e Nicolas Cage nei panni di due gemelli, altri meno riusciti quali Il professore matto e Jack e Jill

Jack e Jill

Alla pari del collega afroamericano, Eddie Murphy, alle prese con l’intera famiglia Klamp nel film diretto nel 1996 da Tom Shadyac, allo stesso modo Adam Sandler accetta di moltiplicarsi sul grande schermo per interpretare i gemelli Jack e Jill Sadelstein nell’omonima pellicola di Dennis Dugan. Lo sdoppiamento della performance attoriale in entrambi i casi non sortisce i risultati sperati e non basta a Sandler per portare a casa una prova al di sopra della sufficienza, ampiamente meritata invece grazie a film del calibro di Waterboy, Ubriaco d’amore e Big Daddy. Quest’ultimo diretto proprio dal prolifico Dugan, con il quale l’attore nato dalla fucina comica del Saturday Night Live ha collaborato in totale sei volte, ultime in ordine di tempo i poco entusiasmanti Un weekend da bamboccioni e Mia moglie per finta. In tal senso, la nuova pellicola del regista statunitense mette ancora in pericolo l’affidabilità comica dell’attore classe 1966, costretto a puntare su un’ironia di stampo pecoreccio, dove a farla da padrona è la flatulenza della co-protagonista “femminile”. Ne viene fuori una duplice performance da cancellare al più presto, figlia di una sceneggiatura politicamente scorretta che fa leva sul doppio senso, sulla goliardia di basso livello  e su gag già viste e riviste. Si ride del becero, non di un sano e intelligente humour, che nel film di Dugan non si scorge nemmeno con la lente d’ingrandimento. Al gioco si presta anche un inedito Al Pacino, che regala gli unici sorrisi alla platea di turno perché disposto a ironizzare su se stesso pur  di salvare una bagnarola destinata ad affondare miserabilmente nell’oceano della mediocrità  cinematografica, che con Jack e Jill si arricchisce di un ulteriore titolo. Che tristezza!

Francesco Del Grosso

 


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