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Jane, venditrice di banane, contatta Kurt in strada /Giallo Tanzania

Creato il 19 novembre 2014 da Marianna06

 

  

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Una donnina piccola e magra, dal capo coperto, una nativa del luogo,venditrice di banane, il mattino seguente,alle prime luci dell'alba avvicina Kurt in strada.

Kurt che ha deciso, per schiarirsi un po’ le idee dopo una notte quasi insonne, di recarsi in spiaggia in  solitario.

Jane, questo è il suo nome, porta con discreta eleganza sul capo, manco fosse un’ abile indossatrice, il suo casco di banane comperato nel bananeto del vicino di casa,che le  pratica un buon prezzo.

Merce preziosa, che la donna intende rivendere al dettaglio, frutto per frutto, ai turisti che sostano in spiaggia nelle prime ore del giorno.

E poi, dopo,  un po’ più tardi,anche al mercato cittadino.

Lei ha intravisto Kurt con Zoe più volte e proprio a Bagamoyo.

E Zoe è l’infermiera, che la contatta ogni volta che c’è da realizzare un affare.

Quella insomma che le porta un po’ di denaro nelle sue tasche quasi sempre vuote.

E Jane, come Geronimo, ha una famiglia numerosa da mandare avanti  perché, purtroppo, è la classica vedova bianca come tante donne del suo ambiente e del suo stesso ceto.

Il suo uomo l’ha abbandonata tanti anni addietro, lasciandole in compenso una schiera di marmocchi a scala, che lei  ancora oggi prova a far crescere, ricorrendo a mille espedienti.

Si è informata dall’uomo del chiosco in spiaggia e sa che lo straniero in compagnia della tedesca è un commissario svedese,venuto in Tanzania per chiarire il mistero dei cadaveri della discarica.

Si avvicina allora e, con un inglese molto molto elementare,  gli si rivolge a voce alta e gli fa cenno di fermarsi.

Kurt, dal canto suo, non nasconde lo stupore. Non conosce quella donna.

Come non conosce altre tanzaniane se non la cuoca di Henning, la mama “tutto-fare” dalle mani d’oro, e qualche infermiera ,con cui ha scambiato qualche rara frase di circostanza in ospedale.

 

Commissario, può darmi ascolto per qualche minuto? – domanda la donna.

Certo, signora, mi dica pure- replica con disponibilità  Kurt.

Sono la persona che aiuta l’infermiera Zoe a fornire i cadaveri dei poveracci al dottor Wung, il cinese, che opera nell’ospedale cittadino di Dar es Salaam. Quello che mi hanno detto, in città, che  adesso non c’è più - aggiunge.

Io sa-completa- facevo un favore all’ospedale e alle famiglie di quei poveri morti. Famiglie che avevano bisogno di soldi.

E qualche soldo in questo modo arrivava anche alle mie tasche per il servizio reso- conclude.

 

Negli attimi di silenzio che seguono, Kurt non crede alle sue orecchie. Questa donna gli sta facendo una confessione in piena regola.

Nella sua ingenuità non è neanche convinta di avere commesso un reato. Trova il suo agire,dettato dall’indigenza sua e di molti altri come lei, addirittura un servigio reso all’ istituzione.

 

E’ di un semplicismo che sconcerta- pensa tra sé e sé.

E nel mentre la osserva in tutta la compostezza di gesti della sua persona.

 

Signora,per gentilezza, qual è il suo nome?- chiede all'improvviso Kurt

Il mio nome è Jane - replica immediata lei.

Mi piacerebbe vedere dove abita, se a lei non dispiace e se non le faccio perdere troppo tempo e denaro - aggiunge  il commissario.

Mi segua, non abito lontano - dice Jane.

 

Insieme percorrono una stradina tutta in terra battuta e pietrisco, parallela e situata alle spalle della lunga e interminabile spiaggia bianca.

Nel posto ci sono case basse, quasi tutte anch’esse tinteggiate in bianco.

Bianco che col tempo è diventato decisamente bianco sporco.

Oppure abitazioni le cui mura presentano, ad alternanza, delle colorazioni e dei disegni, che possono ricordare il tratto e le sagome, che realizzano i bambini.

La porta dell’abitazione di Jane è aperta e una tenda fiorata, ben tesa, cela le poche suppellettili all’interno.

E , sempre dall’interno, s’ode anche una vocina canticchiare mentre con secchiate d’acqua  tenta di lavare un pavimento in terra battuta.

Kurt osserva attentamente la povertà degli arredi in quella casa fatta di un unico stanzone, dove stuoie, arrotolate di giorno, di notte divengono i letti dei suoi abitanti.

E nel fondo un camino in pietra, che è il classico focolare delle famiglie indigenti.

 

Dove sono i suoi figli,Jane ? - domanda Kurt.

I più piccoli a scuola, i più grandi sono al mercato, a vendere- chiarisce la donna.

 

E Jane spiega che i figli maschi più grandi, due, si dilettano a intagliare il legno e a realizzare oggetti artigianali da vendere ai turisti di passaggio.

E spiega a Kurt che questa era anche la sua passione prima d’incontrare l’uomo che la rese madre.

Kurt non ha bisogno ormai di molte altre spiegazioni per comprendere.

Desidererebbe solo la disponibilità di Jane in qualità di testimone in un eventuale processo. Solo che bisogna fare i conti con la reticenza naturale delle donne tanzaniane.

Donne timide. Donne sottomesse alla figura maschile per cultura ancestrale.

Pertanto, penserà a chiederglielo più avanti nel tempo. E, nel mentre, più importante è far parlare Zoe.

Corteggiarla è certamente un piacevole passatempo e lui l’ammette, e anche fare sesso con lei, con la giunonica tedesca,  è eccitante ma il lavoro per lui è sempre stato e rimane anche ora una priorità.

E, poi, potrà davvero fidarsi lei? Di una donna la cui reputazione,a detta di più di alcuno, è considerata discutibile ?

Frena i bollori, Kurt, e ragiona. Sono cose-si dice- che sapevi dapprima. Zoe non è affatto una collegiale cui tu devi impartire lezioni.

E, intanto, s'accomiata da Jane con  un...sabalkheri e con la promessa di rincontrarla presto.

 

                                                (continua…)

Bagamoyo-country-club

                                 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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