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Jarno Trulli: una vita da mediano (By Spartaco)

Creato il 13 luglio 2013 da Simo785

Jarno Trulli: una vita da mediano (By Spartaco)

Questa è la seconda stagione che vede la Formula 1 orfana di uno dei suoi interpreti più longevi: Jarno Trulli.

Il pilota nato a Pescara il 13 luglio 1974 sembra essere un predestinato, almeno per il nome. I genitori decidono di chiamarlo così per onorare la memoria del campione di motociclismo finlandese morto appena un anno prima. In famiglia la passione per i motori è forte, il piccolo Jarno come la maggior parte dei piloti di Formula 1 inizia con i kart, alla tenera età di 9 anni. Le capacità non gli mancano e riesce ad aggiudicarsi tre titoli italiani di seguito. Nel 1995 il primo salto di categoria, corre nella F3 tedesca, l’approccio alla nuova categoria è positivo, ma l’anno seguente vince addirittura il titolo di categoria.

Il 9 marzo 1997 la consacrazione definitiva, arriva nel circus della F1, ha la possibilità di guidare finalmente una monoposto della competizione più importante delle 4 ruote. La prima scuderia che lo tiene a battezzo è l’italiana Minardi. Con la casa faentina rimane appena il tempo di disputare 7 Gran Premi, poi passa con i francesi della Prost. Con la nuova vettura dimostra di essere un pilota affidabile, sicuramente più della monoposto che gli affidano, la migliore prestazione in termini di punti è quella di Hockenheim, i suoi primi 3 punti, in una carriera non ricca di soddisfazioni sotto questo punto di vista. Rimane con la Prost altri due anni, ma nel 2000 il pilota abruzzese decide di passare alla Jordan.

Con la nuova casa Trulli ha voglia di riscattarsi, di mettersi in luce, purtroppo nonostante i notevoli sforzi in gara, non riesce nemmeno con la monoposto anglo-irlandese a compiere il salto di qualità agognato. La vettura spesso lo tradisce, se a questo aggiungiamo che quelli sono gli anni in cui corre il cannibale Schumacher e qualche episodio sfavorevole, si capisce subito il motivo del 10 posto finale ottenuto da Trulli, nonostante le prestazioni positive in Germania, Brasile, Regno Unito e Monaco. L’anno successivo migliora il suo piazzamento finale solo di una posizione, purtroppo i ritiri sono molti, l’auto presenta diverse lacune, ma quando non fa le “bizze” Trulli si comporta bene, s’impegna e ottiene punti.

Nel 2002 Trulli cambia ancora casacca, ritorna con i Francesi, questa volta, però, della Renault. Con la casa d’oltralpe rimane tre anni. Il più complicato è il primo, in oltre la metà delle gare è costretto a ritirarsi; nonostante ciò ottiene l’ottavo posto finale. L’anno dopo la Renault mette a punto una vettura più affidabile, lo stesso Jarno ne beneficerà andando a punti più frequentemente e terminando quasi tutti i GP, la posizione finale, però, sarà identica a quella della stagione precedente. Migliore prestazione su uno dei suoi circuiti preferiti, quello tedesco, dove ottiene il suo primo podio, un terzo posto che convince la Renault a tenerlo in scuderia per un altro anno. Nel 2004 Trulli raggiunge l’apice nella sua carriera perché ottiene il suo miglior piazzamento di sempre, il sesto posto e perché finalmente si toglie la soddisfazione di vincere il primo Gran Premio della sua carriera, l’affascinante gara di Monaco, dove riesce a tenere dietro il solito Schumacher. Questa vittoria arriva dopo un buon inizio di campionato del pilota italiano, già nel Gran Premio precedente, in Spagna, aveva ottenuto il suo secondo podio. Nonostante i risultati incoraggianti, per Trulli sul futuro iniziano ad allungarsi ombre. Dopo il cedimento della sospensione in Gran Bretagna e il conseguente incidente, il rapporto con Briatore, già non idilliaco, si deteriora sempre più. Causa divergenze sul contratto, Trulli recederà il contratto prima della fine della stagione con la Renault, disputando gli ultimi due Gran Premi con la Toyota.

La scuderia giapponese beneficia dell’ottimo stato di forma del pilota e riesce a nascondere i problemi di una vettura ancora approssimativa. L’inizio di stagione è sopra le righe, Trulli piazza due secondi posti e un terzo in Spagna, ma purtroppo dalla seconda parte di stagione in poi emergono tutti i limiti della monoposto nipponica. Chiude la stagione al settimo posto, ma la cosa peggiore è che l’anno dopo non andrà oltre la dodicesima piazza. Gli sforzi del pilota e della Toyota non danno i frutti sperati, non mancano le delusioni neppure nel 2007, altra stagione anonima. Il sesto posto ottenuto negli USA per il pescarese è da paragonare ad una vittoria. Il 2008 inizia nel peggiore dei modi, con un ritiro, ma sembra che tra i tecnici e il pilota sia stata trovata la “quadra”. La vettura risulta più affidabile e i diversi piazzamenti a punti del pilota lo dimostrano, unico podio della stagione il terzo posto in Francia. Il 2009, l’ultimo anno in Toyota, Trulli torna quasi ai livelli del primo, anche il piazzamento è analogo. Va a podio tre volte, sicuramente quello più importante per lui è quello del Bahrain del 25 aprile, ottiene la pole position, che dedica ai terremotati dell’Aquila. A fine gara termina al terzo posto. Nonostante l’ambizioso progetto giapponese per la Formula 1, la crisi economica fa tornare sui suoi passi il colosso del Sol Levante e il nostro infaticabile mediano è costretto a partire da zero, a trovarsi un’altra monoposto.

Nel 2010 Trulli passa agli anglo-malesi della Lotus. Questa scuderia fa il debutto nel circus e ha bisogno di un pilota con esperienza da affiancare a Kovalainen. La neoentrata vettura è sicuramente la peggiore che abbia guidato il pilota italiano, in due anni non riesce mai a portarla a punti, se il piazzamento con la Toyota in USA era una vittoria, con la Lotus è quasi un miracolo terminare una gara. Alla fine la scuderia cede la monoposto di Trulli al giovane Petrov, spinto dai capitali dei magnati russi e dallo stesso Ecclestone in persona.

Dopo 16 anni di onorata carriera Trulli abbandona il circus e la Formula 1 rimarrà senza piloti italiani, nonostante la Ferrari. Rimane il rammarico per un uomo così disponibile a mettersi in gioco di non aver mai avuto la possibilità di guidare una monoposto di un certo livello. Sicuramente la Renault dei suoi tempi non era quella che qualche anno dopo guidava l’ottimo Alonso, così come la Toyota aveva seri problemi che stava superando, ma dopotutto sono le due monoposto migliori che abbia portato e certamente la giapponese ha fatto passi in avanti proprio grazie al uso impegno.

L’aspetto di Trulli che più mi ha colpito è quel suo essere diverso dalla massa dei piloti, quella sua umanità che raramente è possibile cogliere tra i campioni di questo sport, ad eccezione dei Brasiliani Massa e Barrichello, forse in misura minore anche Fisichella. Gli altri appaiono freddi, quasi delle macchine, un tutt’uno con le monoposto, mentre Trulli aveva sempre il sorriso stampato, nonostante le monoposto a disposizione e, non per questo faceva sconti in pista, correva dando tutto. Si è sempre distinto per il suo stile, cordiale, ma anche schietto, tratto forse da imputare alla sua origine abruzzese. Nonostante qualche decisione a volte discutibile dei giudici di gara o con dirigenti come Briatore, non si è mai dato allo pettegolezzo, ha chiarito da uomo faccia a faccia e, con estrema dignità, si è fatto da parte. Ha lasciato l’amaro in bocca la sua dichiarazione all’indomani dell’addio alla Formula 1. Ha spiegato senza mezzi termini che in Formula 1, nemmeno lì, conta più il merito per i piloti che non rientrano nei piani delle solite tre o quattro scuderie. Le altre case hanno bisogno di liquidità per sopravvivere dopo l’abbandono di alcuni costruttori storici, quindi la maggior parte dei piloti devono portare sponsor se vogliono correre, questo a discapito della qualità dei piloti emergenti.

Messe da parte le corse credo che Trulli festeggerà il compleanno con un buon Montepulciano d’Abruzzo, magari anche alla salute di quelli che non gli hanno reso la vita facile.


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