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Jazz anni di gioia e di dolore: Diane Schuur

Creato il 19 marzo 2012 da The Book Of Saturday

Jazz anni di gioia e di dolore: Diane Schuur

«Khalil Gibran ha detto che la gioia e il dolore non si possono separare, sono piena di vita jazz, e sento davvero queste emozioni». È una delle tante citazioni della cantante Diane Schuur, non vedente. Come Ray Charles, come Stevie Wonder. Nelle righe seguenti, potrete leggere qualche scampolo di intervista pubblicata sul cinese Netease, a margine di una delle sue ultime apparizioni alla rassegna Sounds of the Fairmont di Pechino, lo scorso 29 febbraio. Non fate caso alla traduzione, qualcosa è stato interpretato, qualcos’altro tralasciato, ma il senso della sua biografia, lascia facilmente comprendere lo stato d’animo di una cantante che da sempre ha amato il jazz, lo ha stravolto, reinterpretato e comunque mai rinnegato. Da collaborazioni con i migliori jazzisti di sempre, una carriera nata da un comò della propria cameretta. Buona lettura.

Jazz anni di gioia e di dolore: Diane Schuur

Diane Schuur, la famosa cantante cieca, sostenendo di essere una discepola di Dinah Washington, nel suo nuovo album The Gathering, ha cercato un elemento “rurale” da aggiungere al jazz. «Ho cercato di riassumere tutti i miei album, rispetto a 40 anni fa la mia musica è ancora jazz ma con il cambiamento di tendenza, dal Blues, al Cool Jazz, al Jazz Fusion. Spesso è stato detto che ‘ero la seconda Ella Fitzgerald’. Ogni tipo di musica è un jazz – anche se gli ascoltatori spesso hanno opinioni diverse rispetto allo stesso genere».

A fine di febbraio, il suo tour internazionale ha portato Diane a suonare al Fairmont Hotel di Pechino, nell’ambito della rassegna di concerti Sounds of the Fairmont, trasformando in cantato il brano You Taught My Heart to Sing: «Il testo di questa canzone è come raccontare la mia storia – ha detto Diane ai corrispondenti – ogni volta che canto questa canzone, penso sempre come nella mia musica ho sperimentato la “gioia e il dolore”. E mi ricorda come per caso ho iniziato a cantare».

«Mio padre ama la musica country, mia madre preferisce il jazz», si presentò Diane. A due anni, aveva l’abitudine di usare il comò come palcoscenico, in piedi a cantare What Difference A Day Made di Dinah Washington. E da quando una volta Diane ha svegliato tutti nel cuore della notte «pochi mesi dopo, mio padre ha cominciato a insegnarmi a studiare il pianoforte. In un primo momento, usavo solo tre dita fino all’età di sei anni, poi imparai a suonare il pianoforte con due mani».

Il 4 Gennaio 1964, appena compiuti 10 anni, arrivò il debutto di Diane, all’Holiday Inn di Tacoma, di cui si ricorda ancora una Unforgettable di Nat King Cole: «Quando ho sentito l’applauso del pubblico, la mia prima sensazione fu che il jazz poteva farmi essere felice».

Il dicembre 1973, per Diane è un punto di svolta. Stevie Wonder era a Seattle, invitato a registrare un programma televisivo in diretta con altri artisti ciechi. Tra cui anche la cantante Diane. Improvvisamente divenne una piccola celebrità: nel giro di pochi anni il trombettista Dizzy Gillespie l’ha invitata a partecipare al Festival Jazz di Monterey sul suo stesso palco. Poi Diane conobbe il maestro del West Coast Jazz, Stan Genz: «Era il 1979 – dice Diane – e la mia vera fortuna era appena cominciata».

Nel 1982 Ken Burns produce un documentario sulla storia del jazz, da cui nacque una vera «tendenza jazz». La tv produsse anche un concerto alla Casa Bianca, con Diane insieme a Stan Getz: «Come risultato, il pubblico cominciò a rendersi conto di me, e cominciò ad accettare la mia voce». Diane ha detto: «Un anno dopo, io e Paul Simon, il produttore Dave Grusin, e Larry Rosen, creammo l’etichetta discografica jazz, la GRP». Sotto la quale incise il suo terzo lavoro, Timeless, un album jazz tradizionale che le valse il Grammy come migliore cantante jazz. Un grande album, che l’anno dopo vinse altri due Grammy, con brani come How High the Moon e How Deep the Ocean, in tributo a Sarah Vaughan. Cantando, Diane aveva dimenticato i testi, e la prese a ridere: «Miles Davis ha detto che se hai fatto un errore nella scena jazz, è possibile usare l’improvvisazione e l’umorismo per coprirlo».

«Ho un vivo ricordo al Kennedy Center in omaggio alla performance di Stevie Wonder e Ray Charles. Ho cantato le canzoni anche dopo lo spettacolo, e abbiamo subito capito che la musica jazz era ancora nei cuori del pubblico, e gli applausi furono un altro piccolo passo avanti. Anche Ray Charles è cieco, e mi ha detto: “Le persone possono avere difetti, ma ciò significa che si impara di più se si impara davvero, quindi è naturale comprendere il significato del talento”».

Dal 2012 i Grammy Awards nella categoria jazz sono stati ridotti a tre. In questi decenni, Diane ha compreso che la musica è ancora il miglior argomento per chi crede di non aver nulla da dire, perché la musica è una parte della vita: «Alcuni dicono che il destino del jazz è a breve termine, ma il jazz o qualsiasi tipo di musica, non scompariranno con la scomparsa del premio, perché il jazz è stata una parte di varie forme musicali passate, come un sacco di elementi musicali diversi sono diventati parte del jazz. William Blake ha detto che coloro che restano aggrappati alla gioia di un bacio dopo la separazione, sono come un’alba eterna».



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