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Jean Clair, MEDUSA: Giancarlo Ricci intervista Jean Clair per MAE Milano Arte Expo

Creato il 03 aprile 2013 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

Jean Clair, MedusaJean Clair, MEDUSA: Giancarlo Ricci intervista Jean Clair per Milano Arte Expo. MEDUSA AL TEMPO DELLA CRISI - Simbolo del potere mortifero dello sguardo, Medusa, secondo Jean Clair, è un emblema della modernità, mostra l’altra faccia dell’era delle immagini, ci conduce dietro l’apparenza dove il mondo diventa immondo. Ecco perché Medusa sembra l’emblema della nostra contemporaneità: è il futuro che ci viene incontro, ci investe, ci pietrifica.  La sua figura ci perseguita: donna e mostro, attraente e repellente, Medusa attira lo sguardo e paralizza gli uomini. Un segreto legame unisce la bellezza al tremendo. La sua ambigua presenza la troviamo nelle opere di grandi artisti come Caravaggio, Rubens, Füssli, Klimt, Van Gogh, fino a Giacometti, De Chirico, Magritte, Pollock, e molti altri.

L’approccio iconologico e psicanalitico di Jean Clair attraversa il tema dell’orrido e del sublime nell’arte, fino a unire in accostamenti inediti i bestiari medioevali e D’Annunzio, il sesso delle statue greche e i parrucchieri della rivoluzione francese, Freud e Mantegna, Bataille e l’invenzione della prospettiva, l’estetica contemporanea e il gesto dell’artista oggi. A partire dal suo libro Medusa (Abscondita Edizioni, Milano 2013) abbiamo posto alcune domande al suo autore, Jean Clair, rinomato critico e storico dell’arte, saggista, ex direttore del Museo Picasso di Parigi. >>  

In quali modi e quali forme Medusa è presente anche nella modernità? “Nell’ultimo secolo, in quella che continuiamo a chiamare arte, l’uomo si sforza di moltiplicare rappresentazioni di aggressività, bruttezza, orrore, morte. Gran parte dell’arte contemporanea ha rifiutato la bellezza. Tutti i criteri relativi alla bellezza spariscono a favore di una sorta di antropometria: essa non solo ha la pretesa di porsi come criterio di oggettività ma giunge a costituire le premesse per il sorgere di una teoria razziale. Basti pensare a Lombroso con le sue misurazioni del cranio dei folli o dei delinquenti. Questa tendenza moderna a misurare e classificare il diverso, tendenza che incomincia nell’illuminismo con la fisiognomica, arriva fino al nazismo”.

In che modo allora la figura di Medusa pone l’accento sul tema dell’altro e dell’alterità? “In fondo la parola guardare in varie lingue significa non solo osservare il mondo ma anche proteggersi, fare attenzione, stare in guardia. Il terrore di Medusa concerne anche l’alterità sessuale. La sessualità non può essere addomesticata. La permissività sessuale è solo una maschera, una dissimulazione, un modo artificiale di allontanare questo terrore fondamentale che è quello di essere sessuati. C’è un brivido che ci percorre nel momento della scoperta dell’Altro. Dinanzi al volto dell’alterità assoluta abbiamo bisogno di una protezione. Mi ha molto colpito, nel libro Se questo è un uomo di Primo Levi, la tematica relativa all’impossibilità di dare un volto all’uomo e di definirlo. In alcune pagine c’è la strana presenza di un volto anonimo, di un uomo che è senza volto. Penso anche a quando nell’Inferno Dante parla  dei dannati presso i quali “non ha luogo il santo volto” ossia che hanno perso l’identità di esseri umani”.

A proposito del volto: in questa cosiddetta era delle immagini, ritiene che la televisione possa rappresentare la figura di una moderna Medusa? “Forse sì, ma con questa differenza: la televisione non terrorizza ma produce una sorta di benevola ipnosi che omologa e appiattisce ogni cosa. Tutta la tecnologia occidentale, basti pensare alle tecnologie militari, è consistita nel costruire caschi, maschere, corazze, schermature per difendersi dallo sguardo, per uccidere senza guardare negli occhi chi si uccide. Non è possibile ammazzare qualcuno guardandolo negli occhi. Perseo per uccidere Medusa ha dovuto usare lo scudo come specchio. Si può compiere l’orrore più bestiale ma a condizione di non guardare in faccia la vittima”.

In definitiva perché si è soffermato proprio sul mito di Medusa? “Nel corso dei secoli l’uomo si è arrovellato nel cercare le regole della produzione della bellezza, e dei suoi canoni. L’ortografia del corpo, la sua callimetria, le sue proporzioni variano da un secolo all’altro, da un paese all’altro. La bellezza tuttavia rimane un enigma del visibile. Non dimentichiamo che le prime opere d’arte più che dal bisogno di adorare gli dei nascono dalla necessità di scongiurare il ritorno dello spirito dei morti. In origine, verso l’ VIII secolo a. C., Medusa incarna l’orrore. Dopo tre secoli si trasforma e diventa una creatura amabile e seducente. Diventa un po’ come gli angeli: partecipa a due ordini, due sessi, due mondi. Il suo mito è interamente legato alla funzione dell’occhio, allo sguardo: l’uomo non ne sopporta la visione. In questo senso il gesto dell’artista, al pari di quello di Medusa, ha il singolare potere di gettare lo sguardo sul mondo, immobilizzarne alcuni aspetti e riprodurne un frammento. In occidente ci siamo arrogati il diritto di guardare il mondo, osservarlo, coglierne le rappresentazioni. Ma tutto ciò, come dimostra la storia dell’arte del 19° secolo,  non è avvenuto impunemente”.

Jean Clair, Il nudo e la norma
 Qual è stato il Suo metodo di ricerca? “Ho voluto sottrarre la storia dell’arte dal ghetto degli storici dell’arte. Ho cercato cioè di avvicinarmi a un concetto di arte come qualcosa che partecipa alla storia dello spirito, di cui i viennesi all’inizio del secolo hanno posto le basi,  come ho cercato di dimostrare nel libro  Il nudo e la norma. Klimt e Picasso nel 19O7. In questo lavoro su Medusa, dove il mio procedere si è avventurato lungo le vie dell’ermeneutica e della psicanalisi, sarebbe più modesto e più giusto parlare di un tentativo di antropografia”.

Quali possibilità rimangono oggi all’arte? “Difficile rispondere. Per esempio è significativo il successo della mostra di Giacometti. Forse la gente ha trovato nei volti e nelle sculture di questo artista una risposta che difficilmente  trova nell’arte contemporanea.  Ritengo tuttavia che oggi vi siano degli artisti che hanno il coraggio di guardare e dipingere dei volti, dei corpi, delle sensazioni. Per esempio Lucien Freud è un artista che di nuovo offre la possibilità di guardare in faccia la realtà dell’altro. Per me il fatto che un volto  non  assomigli mai a un altro volto è un enigma fantastico: sullo sfondo c’è il problema dell’arte, della rappresentazione, dell’estetica. Ma non solo: se oggi avvertiamo una grande difficoltà a immaginare il futuro forse è perché il terzo millennio ha delle proprietà medusee: rimaniamo affascinati ma anche spaventati”.

intervista a Jean Clair di Giancarlo Ricci – per MAE Milano Arte Expo

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Milano Expo Arte - Jean Clair, Medusa

Milano Expo Arte – Jean Clair, Medusa

Jean Clair – Medusa Abscondita Edizioni

collana Carte d’artisti, Milano 2013

traduzione di Valeria La Via e Giancarlo Ricci

http://www.ibs.it/code/9788884163776/clair-jean/medusa.html

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Milano Arte Expo invita inoltre al dibattito che si svolge martedì 9 aprile, alle ore 18.30, in occasione della presentazione del libro di Giancarlo Ricci, Il padre dov’era. Le omosessualità nella psicanalisi (Sugarco 2013). L’appuntamento è presso LIBRERIA UTOPIA, via Vallazze 43 (angolo V. le Lombardia MAPPA) – MM PIOLA o MM LORETO. Intervengono: ANNA BARRACCO, SILVANO PETROSINO e GIANCARLO RICCI.

Milano Arte Expo consiglia, per maggiori informazioni sulle pubblicazioni e le attività di Giancarlo Ricci, il seguente sito: LINK

Contatti: Giancarlo Ricci - Studio: via Ozanam, 8 – 20129 Milano, Cell: 339 6057.061,  [email protected]

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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia Giancarlo Ricci, psicanalista, per l’intervista a Jean Clair in occasione dell’uscita del libro Medusa Abscondita Edizioni.

Giancarlo Ricci
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