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Jimi Hendrix: la chitarra che ha fatto la storia del rock

Creato il 17 ottobre 2011 da Yourpluscommunication

Jimi Hendrix: la chitarra che ha fatto la storia del rockJames Marshall Hendrix conosciuto ai più semplicemente come Jimi Hendrix è considerato il più grande chitarrista elettrico di tutti i tempi.

Nato nel 1942 a Seattle da sangue indiano Cherooke e messicano, la sua non può certo definirsi un’infanzia tranquilla, sballottato a destra e a manca dai genitori, trascorre i suoi primi anni di vita con la nonna. All’età di dodici anni gli è data in dono la sua prima chitarra che lui chiama affettuosamente “Al” come suo padre, il quale si rivela essenziale per la formazione musicale del figlio.

In poco tempo, grazie alle sue straordinarie capacità, diventa chitarrista di Wilson Picket, Tina Turner, King Curtis e Little Richard nomi molto importanti nel panorama musicale dell’epoca.

Nel 1966 la svolta: il manager Chas Chandler, ex Animals, a New York in cerca di nuovi talenti assistette ad un concerto di Jimi al Cafè Whà e sicuro di aver trovato la grande scoperta da lanciare, lo portò con sé a Londra. Lì assieme al batterista Mitch Mitchell e al bassista Noel Redding prese vita la nuova band chiamata “The Jimi Hendrix Experience”.

Il grande successo ottenuto in Inghilterra si ripercosse nel giugno del 1967 anche in America dove al “Monterey International Pop Festival” la “Hendrix Experience” si consacra la band più popolare del mondo.

Nei 40 minuti di esibizione, infatti, Hendrix arrivò perfino a mimare rapporti sessuali con la sua chitarra e non solo: con carattere istintivo ed esibizionistico suonò il suo strumento con i denti, dietro la schiena, contro l’asta del microfono e contro l’amplificazione.

Al termine dell’esibizione bruciò la chitarra e la distrusse contro palco e amplificatori, gesto, questo, rimasto leggendario nella storia del rock.

Nei successivi tre anni la band continuò a scalare le classifiche mondiali ma nel 1969 la Experience si sciolse per via di alcune controversie fra i tre; il chitarrista fu anche arrestato per possesso di hashish ed eroina ma al processo riuscì a dimostrare la sua estraneità avanzando la tesi del complotto contro di lui.

Jimi Hendrix: la chitarra che ha fatto la storia del rock
Nell’agosto di quello stesso anno una versione distorta dell’inno americano al concerto di Woodstock fu particolarmente ricordata: con il suono della sua chitarra Hendrix imitava il suono degli spari e dei bombardamenti ricordando che era in corso la guerra del Vietnam.

Il 18 Settembre del 1970 Jimi Hendrix, a soli 28 anni viene trovato dalla sua fidanzata Monika Dannemann, nella loro camera d’albergo, agonizzante in una pozza di vomito. Vani i tentativi di trasportarlo in ospedale: Jimi muore poco dopo.

Ma come tutte le grandi rockstar scomparse prematuramente attorno alla morte di Jimi Hendrix aleggia il mistero.

Ufficialmente il chitarrista è morto soffocato dal proprio vomito dopo aver inghiottito una manciata di sonniferi ‘Vesperax’ e del vino rosso, ma non è chiaro se sia morto prima o durante il trasporto in ospedale e le dichiarazioni della ragazza ai giornali non sono sempre state uniformi. E c’è di più.

Nel libro “The Inner Life of Hendrix” la Dannemann accusa come principale responsabile della morte del musicista, la sua storica fidanzata Kathy Etchingham, ma più tardi, nel 1996, consumata dai sensi di colpa si suicida.

Eric Burdon, cantante e leader degli Animals, uno dei pochi amici di Jimi non vuole più parlare della vicenda ma nelle ultime dichiarazioni ha sempre affermato che

«Fu una disgrazia, anche se non ho mai visto nessuno drogarsi come Jimi»

E poi: molti medici sostengono che un cocktail di vino e barbiturici non siano sufficienti ad uccidere e quindi in questo caso verrebbe anche esclusa l’ipotesi del suicidio dato che la rockstar prese solo 9 pillole tenendone in tasca altre 42.

A metter legna sul fuoco recentemente anche un libro “Rock Roadie” scritto da James Wright che lavorò a lungo a fianco di Hendrix.

Wright scrive che Jimi fu ucciso dal suo manager Michael Jeffery che gli avrebbe confessato:

«La notte che Jimi è morto ero a Londra, con alcuni amici siamo entrati nella sua camera d’albergo e gli abbiamo cacciato in gola una manciata di pillole condita con qualche bottiglia di vino rosso. Ho dovuto farlo, stava per lasciarmi e perso lui avrei perso tutto».

Tutto torna se pensiamo che il contratto che legava Jimi al suo manager sarebbe scaduto due mesi dopo e, soprattutto, alla luce del fatto che quest’ultimo fosse beneficiario di una polizza di due milioni di dollari sulla vita di Hendrix.

Ma Jeffery è morto in un incidente aereo nel 1972, quindi in un tentativo abbastanza puerile di far soldi gli si potrebbe far confessare di tutto.

Anche un omicidio.

Giovanni Mercadante

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