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John Adams

Creato il 06 gennaio 2014 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

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Miniserie HBO in 7 parti, 2008.

Alzi la mano chi sa che John Adams è stato il primo vicepresidente degli Stati Uniti, il secondo presidente degli Stati Uniti, uno degli autori della dichiarazione d’indipendenza americana e che è morto lo stesso giorno di Thomas Jefferson, il 4 luglio 1826, esattamente a 50 anni di distanza dall’adozione della dichiarazione d’indipendenza? Ecco, io non lo sapevo, mano abbassata per me. So di essere un’ignorantona ma sono convinta di non essere l’unica, questo me lo concedo.

E’ con questa ignoranza che ho iniziato la miniserie in questione e un po’ me ne sono pentita, tanto che a metà della prima parte ho interrotto, sono andata su wikipedia e ho letto con attenzione le pagine dedicate all’indipendenza americana, ai rapporti con gli inglesi e via discorrendo. Nessuno spoiler. Ignorante fino a un certo punto, so che gli USA non sono più colonia britannica ormai da giusto qualche annetto. Per cui ecco un minimo di contesto va saputo, perché è una serie storica, è vero, ma la storia è vista attraverso gli occhi di John Adams e molte cose vengono date per scontate.

In realtà è proprio il fatto che tutto è narrato seguendo John Adams a rendere la miniserie particolare e bellissima. John Adams che non sempre è nel posto giusto al momento giusto, John Adams che è un uomo dai mille difetti, è vanitoso ma insicuro, arrogante, tanto convinto delle sue idee quanto poco disposto ad ascoltare quelle altrui, è un padre intransigente, è un uomo che ha messo al primo posto l’impegno politico a scapito della famiglia (Public business must be done by somebody. If wise men decline it, others will do it.). E’ un uomo che però ha attraversato la storia americana senza girarci intorno, l’ha fatto da protagonista seppure dimenticato e bistrattato per alcune infelici scelte politiche durante la sua presidenza. E’ stato un presidente schiacciato tra Washington e Jefferson e questo a posteriori l’ha messo un po’ da parte. Anche durante la sua presidenza è stato aspramente criticato, scriveva un giornale dell’epoca:

He is a repulsive pedant, a gross hypocrite, one of the most egregious fools upon the continent,a hideous, hermaphroditical character which has neither the force and firmness of a man, nor the gentleness and sensibility of a woman. Before it is too late to retrieve our deranged affairs the people must demand the immediate resignation of old querulous, bald, blind, crippled, toothless Adams.

In ogni caso per il suo vissuto (e per la sua longevità, è morto a 90 anni) è la figura ideale per una miniserie televisiva.

Miniserie spettacolare, bisogna dirlo. Curata in ogni dettaglio, magnificente, opulenta, è un prodotto di alta classe. Paul Giamatti e Laura Linney (John Adams e la moglie, Abigail) sono bravissimi e intensi, ma anche gli altri co-protagonisti non sono da meno, in particolare Stephen Dillane (un fascinoso Thomas Jefferson) e Tom Wilkinson (Benjamin Franklin non riesco a immaginarlo diverso da lui). Essendo una serie che copre più di 50 anni (dal 1770 – il massacro di Boston – al 1826) è risultata credibile anche nell’invecchiamento dei personaggi, impresa non semplice e spesso dai risultati infelici. Qua invece il decadimento fisico in tutte le sue forme è egregiamente reso, a partire dai suoi aspetti più repellenti e dimenticati (la dentatura). Ecco, mi è parsa una serie molto curata anche per questo motivo: si percepisce sempre l’insalubrità degli ambienti, le scarse condizioni igienico sanitarie del periodo (che interessavano sì i poveri ma pure i ricchi). Lo squallore e il senso di sporco della corte di Francia secondo me sono rappresentati benissimo e vanno molto vicini a come dovevano essere le cose in quegli anni (French set great store by hygiene when it comes to other nations.). Poi questa è una cosa che magari ho notato solo io, ma la scrivo uguale. Un prodotto televisivo può essere perfetto ma il mezzo gli impone un limite: non si sentono gli odori (il che è un bene). In “John Adams” hanno ovviato con un persistente ronzio di mosche in certi ambienti, ronzio che ho distintamente sentito con le cuffie (no, non erano le cuffie ad essere rotte, si sentono proprio le mosche intorno ai protagonisti), un modo come un altro per rendere al meglio il degrado persistente e presente ovunque. Francamente mi stufano un po’ quelle ricostruzioni d’epoca in cui sono tutti perfetti, puliti, lindi, con una dentatura mentadent, e vivono in ambienti altrettanto perfetti, puliti, lindi. La serie descrive bene anche il senso di isolamento fisico del periodo, lettere che impiegano mesi ad arrivare, comunicazioni che viaggiano pericolosamente attraverso l’oceano e non sempre giungono a destinazione, decisioni da prendere all’oscuro di quanto avviene al di là dell’Atlantico o anche solo a pochi km di distanza. Un ulteriore piglio realistico che completa un quadro già pressoché perfetto. Sono presenti naturalmente molte discussioni politiche su cosa sia meglio fare, su quale sia la forma migliore di stato e di governo, sul ruolo del popolo e di chi è al potere, discussioni che non annoiano perché le voci di coloro che le animano sono quelle di pensatori di prim’ordine, come i già citati Franklin e Jefferson; e d’altronde non puoi parlare di indipendenza americana senza dialogare di politica, non puoi far vedere la creazione di una nuova nazione tacendo il dibattito sottostante (It is no small thingTo build a new world, gentlemen.).

Dietro la figura di John Adams la moglie, Abigail. Dietro, davanti, di fianco. Abigail è la sua più fidata consigliera, nelle sue lettere lui non la chiama “My love” ma “My friend”, è stata la sua compagna di vita per oltre 50 anni. Una coppia perfetta per dare man forte al detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Beh, in questo caso è vero. Hanno avuto 4 figli, tra cui John Quincy Adams, sesto presidente americano. Oltre alla storia americana viene dato spazio anche alle vicende famigliari, dal momento che è John Adams il protagonista e tutto viene raccontato seguendo la sua di vita. Una vita travagliata e movimentata, ben sviluppata nelle sette parti della miniserie. Che è tratta a sua volta da un romanzo biografico (vincitore del premio Pulitzer) di David McCullough, anche se esistono delle differenze tra libro e serie (ben evidenziate nella pagina del wikipedia inglese). Ultimo dettaglio: “John Adams” ha vinto 4 Golden Globes e 13 Emmy, più di ogni altra miniserie (il record precedente lo deteneva “Angels in America” di cui avevo parlato qua).

Al di là dei premi vinti rimane una miniserie splendida, mirabile nella recitazione e nell’accuratezza, efficace nella sua struttura diversa dai soliti racconti storici, 480 minuti in totale che consiglio caldamente, se amate le cose belle e di qualità non potete non apprezzare “John Adams”, sul serio.



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