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Joris e la notte

Da Fiaba

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La fiaba

Giovedì 10 Ottobre 2013 12:14 Scritto da Luisa Carretti

joris-notte
"Mamma ho sonno!"

"Ma Joris sono soltanto le sei, è ancora presto."

"Ho sonno, voglio andare a dormire!" Aveva sempre tanta fretta Joris. Quando arrivavano le sei non vedeva l'ora di mettersi sotto le coperte, chiudere gli occhi e dormire. All'inizio la mamma era un po' preoccupata.

"Questo bambino deve fare il riposino pomeridiano, altrimenti la sera casca dal sonno."

E ogni giorno dopo pranzo provava ad addormentarlo: nel suo lettino, sul lettone, coccolato dalla melodia di una dolce ninna nanna o con la sua favola preferita fra le labbra. Niente!

Nessuna strategia avrebbe mai funzionato con Joris, perché lui proprio non ne voleva sapere. Ma non appena il grosso pendolo suonava le sei del pomeriggio, Joris correva da lei sbadigliando e stropicciandosi gli occhi dalla stanchezza. E lei rassegnata gli metteva il pigiamino, gli lavava i denti e faceva appena in tempo a leggere una storia che Joris si addormentava come un sasso.

Succedeva però che ogni notte alle due precise Joris si risvegliasse e che sua mamma lo sentisse parlare, ridere, lanciare urla di gioia. Con chi o con che cosa non era ancora riuscita a scoprirlo.

La realtà era che il giorno gli sembrava troppo piatto, caotico, affollato di persone che correvano, guardandosi a malapena negli occhi. Mentre la notte, che divertimento, che magia! E che spreco dormire!!

Così Joris, durante il giorno si comportava come un bravo bambino: andava all'asilo, mangiava, il pomeriggio giocava o disegnava, ma appena il sole dolcemente spariva dietro l'orizzonte, lui correva a letto emozionato per le avventure eccitanti che lo aspettavano. E quando il silenzio ovattato della notte calava sulla città, Joris apriva i suoi dolci occhi azzurri.

"Ben svegliato!", diceva la sua amica Luna che faceva capolino dalla finestra della sua cameretta, "ti stavo aspettando. Sei pronto?"

"Ciao amica Luna, prontissimo!", rispondeva Joris.

E indossati i suoi stivaletti di gomma, si arrampicava sulla gru di un cantiere lì vicino, fino a raggiungerla. Si sedeva su di lei, si lasciava cullare e incantato restava a guardare la Terra lontana, minuscola e colorata di un bel celeste intenso.

"Com'è bella!" pensava, e sorrideva felice. A volte quando si svegliava, al posto della Luna trovava la pioggia. Le goccioline tamburellavano allegre sul vetro della sua finestra.

"Cominciamo?", gli chiedevano.

Che gran festa allora! Joris impugnava la sua trombetta verde con stampati piccoli elefantini viola, e insieme alla pioggia, intonava allegre canzoncine, mentre le nuvolette fluttuavano nel cielo a suon di musica. Altre volte invece ad aspettarlo c'era Flavio, un grosso camion dei pompieri che spesso durante il giorno sfrecciava ululante sotto casa di Joris.

Erano diventati amici quella che volta in cui il suo gattino era rimasto intrappolato in una gabbietta per uccellini e Flavio era corso in aiuto. E la notte, Flavio passava, Joris saltava al posto di comando, la sirena suonava e...via!

Che viaggi in giro per il mondo! Africa, India, America. E quante scoperte!

Ma la mattina era sempre difficile svegliarsi, i suoi occhi apparivano stanchi e il suo viso sempre più pallido. Sì perché, anche se riusciva a dormire almeno sei ore, tutta quell'attività notturna era faticosa.

Un giorno la mamma preoccupata spiegò tutto ad un medico. "Cosa devo fare?" "Mi porti suo figlio e lo visiterò."

Era un dottore alto, grosso, con una lunga barba bianca (a dire il vero sembrava un po' Babbo Natale, ma nessuno poteva dirglielo, perché lui si arrabbiava sempre tantissimo) e due occhialetti stretti stretti, che non si capiva come facesse a vederci qualcosa.

"Sguardo intelligente, simpatiche fossette agli angoli della bocca e un largo sorriso. Mmm...suo figlio è molto malato. E' una strana malattia che colpisce grandi e piccini, ma soprattutto i bambini della sua età. E' grave e contagiosa e può diventare cronica. Si chiama fantasia. Ecco la cura: tre ore di cattive notizie, sei gocce di frasi noiose da diluire in un bel bicchierone d'acqua. E mi raccomando: un bel bagno di pessimismo con oli essenziali di tristezza. Almeno due volte al giorno per una settimana. Vedrà che in pochissimo tempo suo figlio guarirà."

Un po' frastornata la mamma guardò gli occhi svegli e brillanti del suo piccolo Joris.

Suo figlio era sano e felice! Stracciò quella inutile ricetta e pensò che il malato era quel dottorone alto e occhialuto. Altroché cure, altroché bagni di tristezza!

La notte stessa alle due in punto si svegliò, andò in cameretta e da quel giorno Joris ebbe una nuova compagna di avventure.


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