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Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami

Creato il 20 febbraio 2012 da Tiziana Zita @Cletterarie

Kafka sulla spiaggia di Haruki MurakamiNon è normale che le sanguisughe piovano in un parcheggio sull’autostrada. Che cada una neve di fiocchi neri e lucenti sui giovani teppisti, intenti ad un pestaggio, e resti attaccata alla loro pelle. Che una classe perda i sensi durante una gita in montagna. Che tutti i bambini si sveglino, mentre uno resta addormentato per settimane. Che un vecchio parli con i gatti.
Il suo ultimo romanzo, 1Q84, svetta nelle classifiche dell’Oriente e dell’Occidente. Perciò è inutile parlare di Murakami, lo scrittore riservato e impenetrabile di cui già parlano tutti, ed entriamo subito in Kafka sulla spiaggia

Un ragazzo di 15 anni che sembra un vecchio e un vecchio ingenuo come un bambino  partono da Tokyo per un viaggio che li porterà negli stessi luoghi. Noi sentiamo che il loro destino è legato, ma non sappiamo come. Tamura Kafka, il ragazzo, è in fuga dall’orribile profezia che gli è stata fatta dal padre: “Un giorno tu mi ucciderai e giacerai con tua madre e tua sorella”. Perciò scappa di casa e si rifugia nella biblioteca di un paesino lontano. Il vecchio, che è profetico e un po’ toccato, non sa né leggere né scrivere, ma in compenso parla con i gatti.

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
La sensazione è che questo romanzo sia un concentrato di tutti i motivi narrativi. Mentre Tamura Kafka cerca di sfuggire al mito di Edipo, si perde nel bosco come Pollicino, con tanto di alberi contrassegnati e radure. Murakami se ne frega che sta ripetendo l’Edipo tale e quale: copia sfrontatamente. Poi il racconto di Pollicino si mescola a quello dei soldati giapponesi, nascosti nella foresta e ritrovati dopo molti anni, convinti di essere ancora in guerra. E questa è cronaca.
Ma il racconto diventa anche Picnic ad Hanging Rock, dove il contatto con la natura si trasforma in brivido e mistero: in Australia, nel 1900, un gruppo di ragazze provenienti da un aristocratico college vanno a fare un picnic in montagna, dove alcune di loro scompaiono. Solo una torna indietro, priva di memoria di quanto è accaduto.
Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami

Analogamente gli allievi della gita scolastica in montagna di Murakami svengono tutti senza alcuna spiegazione. Poi tutti si riprendono, tranne Nagata che si risveglierà alcune settimane dopo, anche lui senza memoria: non solo non ricorda cosa è successo, ma ha dimenticato tutta la sua vita precedente e ha perso la facoltà di ricordare.
Murakami si tiene in equilibrio sul confine tra sogno e realtà, anche grazie alla sua capacità di “trasformare l’irreale in qualcosa di perfettamente plausibile e sensato”. Come se niente fosse, a un certo punto arriva Johnnie Walker che rapisce i gatti, li squarta, ne mangia il cuore ancora palpitante, li decapita per poi mettere le loro teste in frigo: e qui siamo in pieno horror!
Tragedia greca e dramma famigliare, romanzo di viaggio e romanzo erotico, horror e mistery, cronaca e favola, per non parlare del giallo e del surreale danno luogo a un incredibile miscuglio narrativo. Si passa da un tipo di narrazione all’altra e non si sa più in quale ci si trovi. Quello che Kafka-Pollicino ha perso nel bosco, oltre alla strada, è il genere del romanzo, perciò lo spaesamento è ancora più grande. Insomma, leggendolo ci si sente sperduti in tante mitologie. E’ così che questo romanzo parla della struttura del romanzo. E’ un viaggio attraverso i generi.

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
Chi sono i genitori di Tamura Kafka?
Il padre è un pittore molto noto che dipinge labirinti e secondo il figlio è un essere odioso: ma è evidente che il ragazzo sta attraversando una difficile fase edipoca. La madre lo ha abbandonato quando aveva quattro anni, portandosi via anche la sorella. La signora Saeki, che Kafka sospetta essere sua madre e che è anche la donna di cui è innamorato, ha scritto un libro sui fulmini. Ha girato tutto il Giappone cercando persone colpite dai fulmini e le ha intervistate. La signora Saeki è schiacciata dai ricordi del suo amore giovanile ed è un po’ come se anche lei fosse sopravvissuta a un fulmine. Il giovane Kakfa è tormentato dall’abbandono della madre e non smette di interrogarsi sul perché l’abbia fatto. Si sente in colpa e crede che se ne sia andata perché lui è indegno.

Per scampare alla maledizione di Edipo, Kafka fugge a una distanza di sicurezza. Quando però il padre muore, il ragazzo perde i sensi e si ritrova con le mani sporche di sangue. Ha la sensazione di aver ucciso il padre, malgrado si trovi lontanissimo da Tokyo. Perché?
Perché nel regno dei sogni e della metafora non esistono distanze, o barriere, che possano impedire alcunché e tutto è possibile. Anche una pioggia di sgombri e sardine e un vecchio che prevede che cadranno pesci dal cielo.
D’altro canto, prima che Jung e Freud illuminassero l’inconscio con la psicoanalisi, dice Murakami, in Kafka sulla spiaggia, questo era unito al soprannaturale ed erano entrambi avvolti nelle tenebre. Mentre la narrazione procede in un territorio dai confini incerti in cui i “testa o croce” non si escludono, viene da chiedersi: quando si sveglierà il sognatore di questo sogno? Quando torneremo alla realtà? Ma non si può tornare da nessuna parte perché “ogni cosa nel mondo è metafora”.

Quello che affligge Kafka “è un tema ricorrente nella tragedia greca. L’uomo che non sceglie il proprio destino, ma ne è scelto”. Il protagonista non sa più dov’è il confine tra quello che credeva di aver scelto e quello che era già stabilito. Gli sembra che il suo destino vanifichi tutte le sue scelte e i suoi sforzi. E poi l’ironia della sorte, nell’opera di Sofocle, è che “a causare la tragedia di Edipo non sono pigrizia e stupidità, da cui è immune, ma il coraggio e il senso di giustizia che lo animano”.

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
Se Edipo non fosse tanto coraggioso non ucciderebbe il padre. Magari lascerebbe passare il re Laio e non se la prenderebbe troppo per un cavallo morto. E’ il fatto di essere un uomo onesto e probo che gli fa compiere il più universale dei crimini.
“Forse io ho ucciso mio padre attraverso i sogni”: si chiede Kafka. “Sono penetrato in qualche particolare circuito onirico e sono andato a ucciderlo”.
“Questo è quello che pensi tu”: gli ribatte il suo amico Oshima. “E può darsi che per te sia in un certo senso reale. Ma né la poesia, né nessun altro ti riterrà punibile per le tue responsabilità poetiche. Nessuno può trovarsi in due posti allo stesso tempo. E’ una verità dimostrata scientificamente da Einstein e riconosciuta dalla legge”.
Nessuno può trovarsi in due posti allo stesso tempo, tranne che in un romanzo di Murakami. E non è la colpa, ma il senso di colpa che fa di te un colpevole. Anche se sei innocente, non puoi scrollarti di dosso il peso del tuo delitto immaginario. I sensi di colpa contano più delle colpe e se questo sfugge al codice penale, vale nella vita della gente. “La responsabilità comincia nei sogni”: e questa è poesia.

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
William Butler Yeats

Per salvarsi Tamura Kafka deve superare la prova del labirinto.
Il protagonista si trova davanti a un ordine contraddittorio: “Non entrare nella foresta perché potresti perderti e non uscirne più” e “Vai nella foresta perché solo lì troverai la spiegazione al mistero che ti tormenta, perché soltanto entrando nel labirinto e uscendone potrai superare la prova che farà di te un uomo”. Nelle favole sembra che la soluzione sia quella di non entrare nel bosco, ovvero la scelta assennata e prudente, anche se il protagonista sceglie sempre l’altra. Pollicino non può evitare di entrare nel bosco perché è lì che i genitori lo abbandonano e anche Tamura Kafka accetta la sfida e va fino in fondo.

Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami
Qual è la morale della favola?
I romanzi di Murakami sono sempre test proiettivi in cui ognuno costruisce la propria versione e la propria verità. Alla fine del viaggio il giovane Kafka torna nel mondo della normalità, ma grazie al suo amico Oshima fa un’importante scoperta: “Forse, Tamura Kafka, sono pochissimi a desiderare davvero la libertà. Pensano solo di desiderarla. E’ un’illusione. Se tutti ricevessero in dono la libertà, la maggior parte la vivrebbe come un problema. Cerca di tenerlo a mente: alla maggior parte degli uomini la libertà non piace affatto”. Forse si entra nella foresta solo nei romanzi e nelle favole, mentre normalmente la maggior parte degli uomini gira i tacchie e se ne torna a casa?

Agli appassionati di Murakami annuncio che è in corso un gruppo di lettura su “Kakfa sulla spiaggia” di cui parleremo in uno dei prossimi articoli.


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