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Kaos dei Fratelli Taviani. In ricordo di Franco Franchi di Cristina Capodaglio

Creato il 21 gennaio 2013 da Wsf

Kaos-Pomice

Il Kaso mi ha condotto un giorno al Kaos, inteso come una terra di campagna che si trova presso un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Cavusu, dagli abitanti di Girgenti (Agrigento), corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos (per dirla con le parole di Pirandello).

Un film dei Fratelli Paolo e Vittorio Taviani del 1984.
Un viaggio nella incantevole e amara terra di Sicilia.
Da sfondo le Novelle per un anno di Pirandello.
A tessere la sceneggiatura con i fratelli registi la poesia di Tonino Guerra.
Quanto avrebbe perso il nostro cinema senza il contributo della sua lirica!

Il film è un binomio fra terra e cielo.

I protagonisti vivono in simbiosi con la terra che devono abbandonare per la mancanza di lavoro (episodio L’altro Figlio). Vendono accompagnati dai loro cari che rimangono “a terra” presso una fermata (in mezzo al nulla!) di una diligenza.

Le madri e le mogli appendono i propri fazzoletti agli alberi. Agiteranno i rami per salutare i loro congiunti quando saranno lontani dalla loro vista!

La terra è motivo di disputa per i contadini che vogliono essere seppelliti vicino alle loro case e non presso il lontano cimitero del paese (episodio Requiem).

Reclameranno presso “il padrone” il loro diritto, sostando sotto la sua residenza che fa da cornice alla cattedrale (magnifica) di Ragusa.

La terra è segno di tradizione e a malincuore una giovane sposa Sidora (episodio Mal di Luna) decide di restare accanto al marito Bata, colpevole di averle nascosto prima del matrimonio di essere affetto da una strana “malattia” nelle notti di luna piena.

La terra è la “roba” (episodio La giara). L’ingordigia del padrone che acquista una grossa giara e trovandola rotta in  mezzo al piazzale della sua masseria, il mattino seguente chiamerà un esperto artigiano che possiede un mastice magico, ma che riparandola ne rimarrà chiuso dentro. E vorrà essere ripagato. Va dall’avvocato e rimane deluso.

Egregi Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, del quale ricorre il 9 dicembre di quest’anno l’anniversario dei venti anni dalla sua scomparsa. Un genio riconosciuto solo postumo. Attore estremamente capace di interpretare il comico grottesco in un film d’autore come Kaos.

Il cielo ricorre all’inizio di un episodio mostrando il volo di un corvo che si libra nell’aria con un  campanello appeso al collo, quasi ad annunciare l’inizio di una sventura.

Il cielo è il luogo della luna.

Il cielo è lo sfondo azzurro sul quale si staglia la bianca isola della Pomice, dove si fermerà per una sosta la madre-fanciulla di Pirandello (episodio Epilogo), evocando il suo viaggio-avventura intrapreso per ricongiungersi al padre esiliato.
I ragazzi che saltano giù da una montagna di pomice, sollevano nuvole verso il cielo. Da vedere! Inebriante!

In tutto il film si avverte l’arsura della terra.
La fatica dei contadini che si spostano da un luogo all’altro a piedi, pochi hanno un cavallo.
La fierezza del popolo siciliano.

E’ un invito a vedere il film per respirare il mondo greco che traspare nell’abbigliamento, abitudini, movenze di uomini antichi, dediti alla pastorizia. Un mondo arcaico fatto di usanze decadute.

Quadri d’autore. Un film girato quasi interamente in esterna, con la maestria di due grandi artisti che provengono da un’altra epoca, con un’esperienza pluriennale alle spalle, capaci di avvicinarsi ad un cinema teatro.

di Cristina Capodaglio


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