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Karatedo (12): pensa a non perdere

Creato il 26 marzo 2013 da Stefano Bresciani @senseistefano

Data: 26 marzo 2013  Autore: Stefano Bresciani

Lo Shogun Ieyasu Tokugawa (1543 – 1616) recitava:

Sapendo solo come vincere senza sapere come perdere porta all’autodistruzione.

L’attitudine mentale che esamina la sola possibilità di vittoria provoca eccessivo ottimismo oltreché impazienza e insofferenza. Coloro che praticano pensando solo di poter vincere già stanno perdendo… il senso di umiltà! Inizia così una spirale che porta a sottovalutare le altrui risorse. Basandoci invece sulla consapevolezza delle nostre capacità e  sul fare del nostro meglio allo scopo di non perdere indipendentemente da chi abbiamo di fronte, ci permette di rispettare l’eventuale “nemico” o “avversario” considerandolo semplicemente come una persona con cui misurarsi, confrontarsi, giocare un ruolo. Vincere o perdere non è il fine ultimo del Budo, sapere di poter vincere in ogni situazione ma anche accettare di poter perdere con chiunque, ci eleva di certo a persone migliori.

Un uomo può apparire duro visto dall’esterno ma magari è debole, fragile internamente; l’uomo che mira alla virtù del coraggio, tanto decantata ai tempi del samurai nel codice del Bushido, può benissimo essere gentile all’esterno e molto forte all’interno. Il Karate-do, l’Aikido, lo Judo possono essere annoverate nel circuito di arti marziali per gentiluomini. Il modo in cui il praticante si pone nel confronto con un compagno, dev’essere rispettoso, gentile visto all’esterno ma estremamente forte e vigoroso al suo interno. Focalizzando la propria attenzione sul concetto ”non perdere” si cerca ogni volta di mettere in campo tutte le risorse fisiche e mentali per conseguire la vittoria più grande, quella su se stessi, il proprio ego, i propri limiti.

Questo discorso, enfatizzato dal M° Gichin Funakoshi nel 12° punto del suo vademecum sui precetti del Karate-do, ha dei punti in comune con un passo scritto dallo stratega militare Sun Tzu nel celebre “L’Arte della Guerra”:

Una strategia del comando non deve dipendere dall’attacco degli avversari ma piuttosto dalla capacità di saperlo attendere e fronteggiare quando si verificherà. Non deve dipendere quindi dal fatto che il nemico non attacchi ma dal non essere vulnerabili al suo eventuale attacco.

Questa regola, che ricorda al praticante di essere sempre pronto/preparato, è di certo applicabile a ogni situazione e campo della vita quotidiana…


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