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Keep on rockin’ in the free world

Creato il 13 ottobre 2011 da Sognoinviaggio

 

There’s one more kid that will never go to school
never get to fall in love, never get to be cool.
Keep on rockin’ in the free world
(Neil Young)

Guerra e non pace. Povertà e non ricchezza. Luci multicolori che si affacciano sui marciapiedi del mondo. Fotogrammi di barriere coralline o cartoline da aurora boreale… Vita e libertà. Poi una manciata di fuochi che rimbombano intorno, pronti a distruggere tutto… Questa è una di quelle canzoni-inno, una cavalcata di rock sanguigno che si chiude con uno slogan, Keep on rockin in the free world, “continua a sbatterti in un mondo libero”. Questa canzone è un grido di protesta contro ciò che lo scintillante sogno della vita tende a nascondere al mondo ed a se stesso. In zone dove si conoscono solo verità e paura, guerra e povertà, e dove i colori sbiadiscono per la volontà di un uomo pronto a sconfiggersi da solo (People shufflin’ their feet / People sleepin’ in their shoes, “gente che trascina i piedi, gente che dorme nei propri panni”). Tra lo spreco di un consumismo sfrenato, e mitragliette a mano “dolci e gentili” (We got a kinder, gentler / Machine gun hand). Un viaggio per il mondo catalogato terzo o quarto in classifiche di cattiverie, un’ esperienza intima rivelata attraverso la serenità del ricordo, il peso della nostalgia e la smania di scoprire. Uno sguardo profondo, un respiro appena soffiato. Col sorriso sulle labbra e una lacrima negli occhi…
In una guerra in cui perdiamo tutti il sogno di un mondo libero non deve abbandonarci mai!!!

Keep on rockin’ in the free world

SUDAN
Nel Sudan il governo è in lotta con le popolazioni del Darfur dal 2003 e non mancano i continui scontri con i ribelli.
Tra rocce e miele.
Il Sudan, la più estesa nazione africana, occupa l’estrema propaggine orientale del deserto del Sahara a sud dell’Egitto, che si conclude sulle disabitate rive occidentali del Mar Rosso. Un ambiente che presenta tutte le caratteristiche paesaggistiche tipiche del Sahara, con ampie distese di dune, montagne riarse solcate da una rete di canali secchi, pianure sassose disperse a perdita d’occhio percorse da rari pastori nomadi con le loro mandrie e da carovane di dromedari, sparute oasi di palme e, in mezzo, il corso maestoso del Nilo. Proprio lungo le sponde del grande fiume, che in questo tratto ha costituito da sempre un punto di transito e di contatto tra il Mediterraneo e l’Africa nera equatoriale, a partire da 5 mila anni fa si sono sviluppate alcune civiltà che hanno avuto stretti contatti con l’Egitto dei faraoni, fino a dominarlo per un secolo in un unico impero, continuando poi a rifulgere anche in epoca cristiana quando la civiltà egizia classica era già tramontata da parecchio. Lungo il Nilo tra Khartoum e il lago artificiale Nasser, nella regione della grande ansa del fiume e delle cateratte storicamente nota con il nome di Nubia, la terra dei faraoni neri, imponenti resti di città fortificate, templi affioranti dalla sabbia, piccole piramidi aguzze e tombe ipogee decorate, meta di rari visitatori, testimoniano un glorioso passato di cui non sappiamo quasi nulla. Infatti l’archeologia in Sudan è appena agli albori, anche se gli studiosi la considerano una delle più ricche e promettenti del continente. Colpa della concorrenza esercitata dai ben più famosi monumenti del vicino Egitto, di un paese arretrato e privo di strutture turistiche, di scarsa informazione e di una cattiva fama dovuta a passate simpatie fondamentaliste, ad un conflitto etnico e religioso che per mezzo secolo ha interessato il sud del paese, ed al recente conflitto tribale nella regione occidentale del Darfur. Un vero peccato perché il Sudan, in particolare nell’estrema fascia settentrionale che va dalla capitale Khartoum fino all’egiziano lago Nasser (quindi distante oltre mille chilometri dalle aree di tensione), nota fin dall’antichità con il nome di Nubia, è una terra di notevole fascino ed interesse, capace di offrire la suggestione del paesaggio sahariano con i suoi nomadi, l’atavica vita nei villaggi contadini lungo le sponde del Nilo, abitati da un popolazione cordiale e assai ospitale, ed infine gli imponenti e misconosciuti resti di antiche civiltà. Quindi un viaggio in Nubia si differenzia da tutti gli altri itinerari sahariani perché alle tradizionali valenze del deserto aggiunge i molteplici contatti con popolazioni diverse, gli scorci sul Nilo e un patrimonio archeologico di prim’ordine. Un paese per molti versi fuori dal mondo e ancora fermo al medioevo, dove però la popolazione dimostra nei confronti dei rari stranieri tutta la tradizionale ospitalità delle genti del deserto e un’innata curiosità verso oggetti e stili di vita a loro del tutto estranei.

SRI LANKA
Lo Sri Lanka fa i conti dal 2006 con gli scontri tra esercito regolare e Upsurging People’s Force.
Un fortino che viene dal mare.
Lo Sri Lanka appare sulla carta geografica come una goccia, appena sotto l’affusolata penisola indiana e 880 chilometri a nord dell’equatore. Circondata da 1500 chilometri di meravigliosi scenari marini e di invitanti, tiepide acque, l’isola non è solo la meta ideale per esotiche vacanze balneari, ma anche culla di una civiltà bimillenaria, un paese conosciuto fin dai tempi remoti come terra di perle, spezie ed elefanti, patria di un popolo ospitale e garbato. Ecco dunque, accostata all’incanto delle spiagge, la magnificenza di maestose rovine, testimonianze di un passato illustre. Sri Lanka è mosaico di culture, riti e religioni diverse, ma su tutto domina il tollerante Buddismo, vera chiave per spiegarsi l’indole di questa nazione: la storia dello Sri Lanka inizia effettivamente quando i suoi abitanti accettano il messaggio del Buddha. Vi sono poche località al mondo in grado di offrire una tale varietà di attrazioni (balneari, naturalistiche, artistico-culturali) su un’area così ridotta; l’ospitale e sorridente Sri Lanka è talmente piccola (435 chilometri di lunghezza) che ogni punto caratteristico può essere raggiunto velocemente in auto o con i trasporti pubblici. In una sola giornata si può passare dalle moderne attrezzature alberghiere della costa (e dal caldo tropicale) alle salubri colline dell’altopiano centrale e alle suggestive testimonianze storiche. Oppure si può scegliere tra la tradizionale tranquillità dei villaggi rurali e le frenetiche manifestazioni popolari, il suono dei tamburi e le famose danze kandiane. Ma soprattutto, ovunque si vada, la migliore caratteristica di Sri Lanka è un ritmo di vita lento e riposante, sono le ore di quiete e serenità che vi si possono trascorrere. I rilievi collinosi dello Sri Lanka offrono una natura lussureggiante, aria fresca, imponenti cascate, incantevoli paesaggi e le vaste distese verdeggianti delle piantagioni di tè. Sul fondo delle valli o appollaiati sui dirupi, tra risaie e coltivazioni a terrazze, ecco apparire i quieti villaggi e i ridenti paesini dell’altopiano. Le coste di Sri Lanka offrono, invece, una candida sabbia, palme da cocco, belle distese coralline, brezze deliziose per gli amanti del windsurf, calde acque azzurre per pescare o fotografare gli incantevoli fondali. I posti migliori per gli sport subacquei sono sulla costa occidentale: le scogliere di Arippu e Silavanturai Kandakuliya, Negombo, Ambalangoda, Hikkaduwa, Galle Weligama, Matara e Dondra, fino ai relitti navali di Hambantota.

PERU’
Gli scontri tra esercito regolare e guerriglieri di Sendero Luminoso (Partido Comunista del Perú) proseguono ininterrottamente dal 1969
I segreti di un tempo immobile.
Un arcobaleno diventato oggi simbolo di pace. Il tempo che riprende come una fenice risorta dalle ceneri di una devastazione, simbolo di una concezione del mondo incompatibile con il Vecchio Continente, priva com’era del concetto stesso di peccato. Una grande civiltà, quella degli Inca, che regalava fascino per ogni scoperta e stupore per ogni viaggio. Il suo Camino Real, l’isolamento e la meraviglia di Machu Picchu,la perfezione di incastri dei suoi edifici, il dio Sole, l’oro, l’argento, il peperoncino, il pomodoro. Una nazione in bilico tra passato e futuro, con paesaggi dove vedi armonicamente alternarsi acqua e sole, verde e terra. Non mancano poi le diversità tra le stesse popolazioni dove potresti incontrare un indigeno del Madres De Dios che non ha mai visto un uomo bianco. E incamminandoti tra questi estremi che puoi ammirare i deserti di pietra e di sabbia, le oasi come Ayachucio dove si va in pedalò e si fa surf sulle dune o le montagne che sfiorano i 6 mila metri o ancora gli altopiani dove si vive e si lavora ad oltre tremila metri di quota. Un paese in movimento dove trovi una Lima presa a fare tendenza guardando all’Europa più che gli USA, elettrizzata dalla gran quantità di iodio che sale dal mare o un villaggio che si estranea nel suo respiro ad alta quota dove l’aria è più fine e l’atmosfera si fa spirituale. Nella valle sacra al dio Sole, la bruma al mattino si alza dal fiume Urubamba, talvolta pioviggina ma man mano che il sole raggiunge l’altezza delle montagne e inonda con la sua luce la Valle Sagrada, tutto cambia. Questo, a quota 2.900 metri, nel vecchio granaio degli Inca, terra così fertile che anche le montagne venivano terrazzate. È da queste piante di granturco che si lavora artigianalmente la chicha, una birra di mais acidula e dall’odore forte che si beve nelle chevecherie, bassi edifici di mattoni a crudo tinteggiati di bianco e dipinti con fantasiosi murales. Si può sorseggiare un mate de coca, una blanda infusione di foglie di coca niente affatto eccitante ma utile per combattere gli effetti dell’altitudine, e si mangiano calzoni al formaggio cotti a legna. E’ immancabile un giro per i mercati tra bombette, cappelli di feltro, tessuti ipercolorati, qualche ceramica con i verdi mediterranei, alcuni bei fossili. Soprattutto si gode del paesaggio e ci si ambienta all’altitudine aspettando il trenino che porterà ancora più su, a Machu Picchu. Si viaggia bene in treno anche fino al lago Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo arricchito dallo splendido scenario delle tante minuscole isolette, prendendo come base Cuzco, l’ombelico del mondo e patrimonio archeologico tutelato dall’Unesco. Il treno sbuffando e andando giù di sirena, attraversa piccoli paesini per poi trovar sosta accanto ad alcune grandi rocce. È da qui che, a piedi o in autobus, si raggiunge il sito archeologico di Machu Picchu. Una volta arrivati in cima l’atmosfera si fa irreale e gli edifici arroccati sulla cima della montagna grande sembrano anch’essi piombati da un mondo lontano e sconosciuto. Qui dove passa il tredicesimo parallelo, non solo si è badato alle costruzioni seguendo i tre principi regolatori dell’architettura inca (armonia, mimetismo, estetica) ma ogni angolo è stato costruito a 13 gradi e con il passare del sole ci si accorge anche di quanto siano importanti le ombre che questi edifici proiettano. Qui a vivere erano solamente in 300, un élite sacerdotale che studiava le stelle utilizzando specchi d’acqua. Machu Picchu è costruita direttamente sul granito della montagna modellato per fare scale, pavimenti, zoccoli di edifici, fontane. È questo un luogo da visitare con attenzione e, volendosi fare un regalo, si può pernottare nell’unico lodge adiacente ai cancelli, così da poter entrare da soli, all’alba, per un tête a tête con una delle meraviglie del mondo.

Shantaram


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