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Kurt a colloquio a casa di Henning /Giallo Tanzania

Creato il 28 novembre 2014 da Marianna06

 

           

I-strand

 

 

Raggiunta l’abitazione di Henning, Kurt saluta frettolosamente la domestica e s’introduce,senza neanche attendere di essere annunziato, nello studio dell’amico scrittore.

Lo trova, infatti, che lavora al computer. E, quasi certamente,Henning sta correggendo gli ultimi capitoli del suo giallo.

Ciao, Henning- dice Kurt.

E l’altro brontola un “ciao” senza neanche sollevare il capo dalla tastiera.

Ho tante novità da comunicarti- incalza il commissario.

E Henning,  senza scomporsi, solleva lo sguardo e sul  viso compare finalmente il sorriso cordiale e luminoso di sempre.

So, Kurt, cosa mi vuoi raccontare - replica. E’ tutto già scritto  qui.

E indica lo schermo del portatile appoggiato sulla scrivania.

Kurt non capisce.

Non capisce se Henning fa sul serio o se si tratta  di uno scherzo.

Ma,  nel mentre, entra la domestica di Henning , che poggia sulla scrivania ricolma di fogli in disordine, probabilmente gli appunti dello scrittore, un vassoio con due “Kilimangiaro”  e due bicchieri coloratissimi.

E, a parte, in una prolunga di ceramica,depone una ricca serie di stuzzichini per l’aperitivo.

Senza dire che il profumino di un risotto ai frutti di mare, proveniente dai fornelli in cucina, penetra l’ambiente tutto e mette l’acquolina in bocca a Kurt, che già  pensa di autoinvitarsi.

Henning, intanto, lascia  il computer e apre le due birre, di cui una la porge a Kurt senza  ricorrere all’utilizzo del bicchiere.

Seggono poi, entrambi, su di un divanetto  di cotone fiorato, di rimpetto alla porta finestra, da cui si gode una vista mozzafiato sulla spiaggia bianco-rosata e sul mare azzurrissimo di Bagamoyo e lo scrittore inizia così  a svelare all’amico l’arcano.

Insomma viene fuori che Henning ha sempre saputo delle malefatte dei protagonisti della storiaccia dei cadaveri finiti in discarica.

Testardo era e rimane quel tale padre Alex, fa capire lo scrittore a Kurt.

Il missionario che voleva smascherare i colpevoli a tutti i costi e... vederli puniti, coram populo, come sarebbe stato giusto.

E non c’erano- prosegue lo scrittore- coinvolti solo il “cinese”, Julius e le personalità politiche in alto loco, con la complicità di poliziotti locali. E con, in primis, il capo stesso della polizia.

Zoe e Geronimo era coinvolti al pari degli altri  e complici di tutto anch’essi.

Omertosi però, in quanto ricattabili.

La prima per i suoi disinvolti costumi, non poteva proferire parola, pena una reputazione messa al dileggio in pubblica piazza; il secondo per la precarietà della sua condizione sul lavoro e la povertà dei mezzi di sostentamento, giacché era all’epoca dei fatti e lo è, ancora oggi, a capo di una famiglia  con molte bocche da sfamare.

Padre Alex avrebbe voluto giustizia e correttezza di costumi, certo, e per questo  continuava a essere peggio di un segugio, che non molla la preda fino all’ultimo istante.

Doveva comprendere, semmai, che si moveva però in una palude limacciosa , dalla quale è difficilissimo uscirne  pulito.

Trattandosi di un idealista, la lotta con la propria coscienza, e per giunta, in questo genere di contesto è ovviamente un tormentone perenne.

Ecco il senso  autentico del suo continuare la caccia- conclude Henning.

Nella realtà, invece,  le cose sono state sistemate, senza scandalo pubblico, e con l’allontanamento silenzioso dei protagonisti principali- aggiunge Kurt.

Proprio come accade ovunque- puntualizza, visibilmente soddisfatto, Henning.

Tutto il mondo è paese- soggiunge.

Le gentilezze, i sorrisi e le cortesie dei “grandi” erano solo questo, caro Kurt- precisa ancora. Dovevamo capirlo e non perdere troppo tempo a girare intorno.

I personaggi secondari e le comparse (Zoe,Geronimo, la venditrice di banane e quant’altri) ,quelli invece restano  qui e, alla prossima occasione,stanne pur sicuro che faranno  le stesse cose con altri padroni.

Loro sono solo pedine su di una scacchiera.

Ma adesso, Kurt, godiamoci il risotto -lo invita Henning.

 

                                                        (continua…)

   

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                                 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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