Kurt Vile, quarant’anni dopo!

Questo pezzo sarebbe dovuto uscire qualche mese fa, ma è finito nel dimenticatoio per non so quale stupido motivo, tuttavia è bene dargli una spolverata e pubblicarlo ora.

“L’America è dietro l’angolo!”. Al prossimo che gli sento dire tale affermazione giuro che gli sputo in un occhio. Se l’America fosse dietro l’angolo per arrivare ad album come questo non dovremmo fare salti mortali, non si dovrebbero “sfogliare e risfogliare” pagine e pagine web, di siti di cui non si capisce un’acca e a cui bisogna sempre e comunque affidarsi a Google Translate.

Per chi come il sottoscritto è ancora fermo con la mente al millenovecentosettantadue, e al disco folk più folk della storia, “Harvest” di Neil Young, quest’album, “Smoke ring for my halo”, potrebbe e dovrebbe far luccicare gli occhioni. Il motivo è semplice: ascoltare queste undici canzoni ti fa immaginare a Kurt Vile ora, proprio come il vecchio Neil Young ai tempi, seduto sotto una gigantesca pianta a cercare refrigerio in una torrida giornata estiva, con un cappello di paglia in testa e stretto alla sua chitarrona acustica.

Questo è l’immagine che provoca nella mia contorta mente questo disco.

Musicalmente poi tutti mi potreste obiettare la scarsa somiglianza tra i due, forse solo in On Tour si può sentire vagamente una certa influenza (ricorda la bellissima Lotta Love). Inoltre mancano le ballatone al piano stile A Man Needs A Maid, o le armonicone di Heart of Gold o Out on the Weekend e tutto sommato quest’ultimo lavoro del giovane Vile presenta arrangiamenti molto più corposi. Quindi non ci azzecca niente l’uno con l’altro, resta una fissazione mia, che troverà quasi certamente ben pochi sostenitori.

Però in questo sarete d’accordo con me: che bello poter ascoltare nel 2011 un disco senza effetti ed effettacci tecnici e tecnologici.