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Kyoto in tre giorni – Arashiyama

Creato il 12 febbraio 2015 da Patrickc

Secondo capitolo della guida minima all’antica capitale del Giappone: si va in una zona che è un concentrato di meraviglie.

Il secondo giorno a Kyoto (il primo è raccontato qui) non è nel cuore della città. Si prende un treno e in 15-20 minuti si arriva ad Arashiyama, una località incastonata fra le montagne a ovest della città e circondata da foreste, densa di storia e di bellezza e che – per quanto turistica – assomiglia un po’ a quello che chiamo il ‘Giappone sognato’, l’archetipo del Paese, quello che io immaginerei dipinto sullo sfondo di uno spettacolo di teatro Kabuki.

Arashiyama è particolarmente bella in primavera, quando è un’esplosione di bianco e rosa lungo il fiume per i ciliegi in fiore e in autunno quando i boschi si incendiano del rosso degli aceri. Ma la verità è che qui il panorama è meraviglioso tutto l’anno.

Amavo i luoghi silenziosi di Kyoto, i luoghi che contenevano il mondo intero in un attimo senza vento. Dentro i templi, la Natura tratteneva il respiro. Tutto il desiderio veniva messo a riposo nell’immobilità e distillato in una pura semplicità

(Pico Iyer, ‘Video night in Katmandu’, già citato in un altro post, ma ancora perfetto)

La foresta di bambù

L’idea è arrivare prestissimo, anche alle 8 se ce la fai. Perché ad Arashiyama c’è tantissimo da vedere ed è vietato correre: sono posti da contemplare e vivere. Se corri non si svelano nel profondo. E arrivare presto è importante per cercare di essere il più possibile soli in questo posto indimenticabile. Non è l’unica foresta di bambù, anzi solo a Kyoto ce ne sono diverse. Ma è difficile poter camminare all’interno del fitto intrico di piante altissime come qui, dove c’è un reticolo di sentieri. Se c’è sufficiente silenzio, e un alito di vento, si può ascoltare il fruscio leggero delle cime che sembrano sussurrare. E, specie la mattina, la luce che filtra ha qualcosa di irreale.

La foresta di bambù (foto di Patrick Colgan, 2013)

La foresta di bambù di Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

La foresta di bambù (foto di Patrick Colgan, 2013)

La foresta di bambù ad Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

La foresta di bambù di Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

La foresta di bambù di Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Il Gio-ji

Questo è uno dei miei templi preferiti a Kyoto, forse perché è ai margini di Arashiyama, in un punto dove arrivano in pochi. Il suo nome si legge ‘ghio-ji’ ed è un luogo di culto molto antico, anche se gli edifici attuali sono relativamente recenti, del 1895. Ma ugualmente sembrano emergere da un passato ancestrale: sembrano un tutt’uno con la foresta. E invece no: gli alberi leggermente contorti, i 18 tipi di muschio del giardino sono troppo perfetti, scopri poco dopo. E’ una natura immaginata.

La leggenda collegata al tempio è toccante, anche se forse il suo significato più profondo continua a sfuggirmi. E’ narrata nel poema epico ‘Storia di Heike’ (Heike-monogatari) del quattordicesimo secolo. Gio era una danzatrice innamorata di Taira no Kiyomori, il capo del clan Heike. Quando lui le preferì un’altra danzatrice, Hotoke-Gozen, lei si ritirò nel tempio con la sorella e la madre. Poco tempo dopo vennero raggiunte da Hotoke-Gozen, consapevole che lo stesso fato sarebbe toccato anche a lei.

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Il Gio-ji sembra tutt’uno con la foresta
(da Flickr creative commons attribution non commercial
di Descuvrir Japòn)

Gio-ji, particolare

Gio-ji, particolare (foto di Patrick Colgan)

Gio-ji, particolare

Gio-ji, particolare (foto di Patrick Colgan)

Gio-ji, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2013)

Gio-ji, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2013)

Okochi Sanso

Ad Arashiyama c’è così tanto da vedere  e fare che molti snobbano la villa dell’attore Denjiro Okochi, adagiata fra le colline alle spalle della foresta di bambù e che per di più ha un biglietto che costa 1.000 yen (incluso un tè maccha). Ma non entrare qui è davvero un peccato, per non dire una follia. L’area intorno alla villa – chiusa al pubblico – è una vasta successione di meravigliosi giardini, di colori e composizioni di alberi, pietre, muschio che sono senza paragoni, neppure nei templi forse c’è qualcosa di comparabile.  Siamo sulla cima dei monti e ogni tanto si aprono panorami imprevedibili. E’ un’esperienza.

Okochi Sanso, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Okochi Sanso, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Okochi Sanso, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Okochi Sanso, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Kyoto, Okochi Sanso

Okochi Sanso, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2013)

Il pranzo

Arashiyama, nelle vie del centro piene di negozi di souvernir abbonda di luoghi dove fare spuntini o pranzare (qui una bella lista). Io però ne amo particolarmente uno: Yoshimura. E’ un ristorante di soba, tagliolini di grano saraceno in brodo. Si trova lungo il fiume (a destra guardando il ponte, venendo dalla stazione) e qui si viene soprattutto per un motivo: il panorama impagabile su fiumi e montagne che si gode dal primo piano. Serve un po’ di fortuna (meglio prenotare al 075-863-5700) per trovare un posto di quelli ‘speciali’, ma ne vale la pena. Ne avevo scritto anche qui.

Yoshimura, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Yoshimura, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

C’è anche un’alternativa: mangiare al tempio, come vediamo ora.

Il giardino zen del Tenryu-ji

Questo tempio buddista zen vanta un famoso, bellissimo giardino raccolto attorno a un lago. Nel mio primo viaggio l’ho contemplato a lungo. Forse è proprio in questo posto – a metà, più o meno, del mio itinerario – che ho realizzato che questo Paese mi stava cambiando, che non sarebbe stato un viaggio come gli altri. Era gennaio, c’era poca gente, era il posto perfetto per fermarsi e pensare.

Se mi stai seguendo ci sei arrivato intorno a mezzogiorno e forse non è l’ora migliore per ammirare i colori e i riflessi. E’ però sicuramente l’orario giusto per il ristorante vegetariano Shigetsu, dove si può provare la cucina dei templi buddisti, la cosiddetta shojin-ryori (prenotazione obbligatoria 882-9725, dalle 11 alle 2).

Link: il Tenryuji su Viaggiappone

Tenryuji, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Tenryuji, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Tenryuji, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Tenryuji, Arashiyama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Monkey Park Iwatayama

Anche a Kyoto è possibile vedere i famosi macachi giapponesi, in una situazione abbastanza simile a quella del famoso parco di Jigokudani (dove fanno il bagno nelle acque termali). Ad Arashiyama c’è, infatti, un monte interamente adibito a vasto parco per circa 170 esemplari che nell’area vivono liberamente. In teoria sono selvatici, nei fatti almeno una parte di essi sono semi-addomesticati. I macachi, per quanto liberi, si affollano infatti intorno al centro visite, dal cui interno è possibile dar loro pezzetti di frutta. Vedere i macachi e osservarli, anche a lungo, specie quando sono con i piccoli è inevitabilmente bello. Ma è impossibile non porsi qualche domanda o sentirsi un po’ in colpa per la situazione quando li si vede azzuffarsi fra loro per un pezzo di mela offerto da un visitatore.

Il Monkey Park Iwatayama si trova appena al di là del ponte Togetsukyo arrivando dalla stazione. Gira a destra, troverai l’ingresso poco dopo sulla sinistra. Si fa il biglietto a una macchinetta automatica e poi si sale per circa mezz’ora nel bosco.

Il moneky park Iwatayama, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2011)

Il moneky park Iwatayama, Kyoto (foto di Patrick Colgan, 2011)

Non è finita

Arashiyama meriterebbe giorni e giorni per essere esplorata. Ci sono anche vie con case antiche perfettamente conservate, molti altri templi, la casa di un poeta seguace di Matsuo Basho, una ferrovia panoramica ed è possibile osservare la pesca col cormorano. Su Japan Guide c’è una lista abbastanza completa.

A fine giornata

Al rientro a Kyoto – specie se il clima è fresco e non si è fatto troppo tardi – un’idea potrebbe essere quella di fare un salto alle terme del Funaoka onsen, uno dei più belli della città, dotato di numerose vasche a diverse temperature, anche all’aperto. E’ famoso anche per le sue decorazioni in legno intagliato dal tema però violento e controverso: rappresenterebbero l’invasione della Manciuria. Sono accettati i tatuaggi.

Sul posto si può acquistare il sapone e noleggiare un asciugamano (fondamentali). E’ nella zona nord della città. La metro più vicina è Kuramaguchi (circa 15 minuti), altrimenti è consigliabile il taxi

Come arrivare ad Arashiyama

Il modo più semplice per arrivare ad Arashiyama è in treno dalla stazione di Kyoto, con la linea Sagano (detta anche Sanin), in 15 minuti  al costo di 240 yen (vale il Jr pass). Altrimenti si può arrivare con la linea Hankyu partendo da Karasuma o Kawaramachi, in centro, e cambiando alla stazione di Katsura.

Arashiyama, il parco lungo il fiume (foto di Patrick Colgan, 2013)

Arashiyama, il parco lungo il fiume (foto di Patrick Colgan, 2013)

Un’idea, suggerita da alcuni, prevede di collegare la visita ad Arashiyama al Kinkakuji, il padiglione d’oro (di cui ho scritto nel post precedente): in effetti sono dallo stesso lato della città. Il viaggio dura circa 20 minuti al costo di 2.000 yen.

Hai altri consigli su Arashiyama ? Hai domande? Scrivilo nei commenti!

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  • Kyoto in tre giorni: il primo

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