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L'abbraccio

Creato il 21 luglio 2014 da Anacronista
Sorry, è che è un periodo che "le cose semplisci della vita". 
Accennavo alla scena del film Fight Club, in cui sconosciuti si incontrano e in stile gruppo di autoaiuto si abbracciano. Si tratta di una scena molto interessante: restituisce in pochi minuti tutto un retroscena di sofferenza, solitudine e squallore insopportabili, che le persone devono interrompere iniettandovi per così dire dei momenti di umanità e gratuità, di pura relazione fine a se stessa. Pena il crollo. Si tratta di ritrovare un po' di contenimento nel contatto con gli altri, una sensazione di familiarità, qualcosa che vagamente ricordi l'utero della mamma e l'indifferenziato originario da cui proveniamo tutti, dentro un mondo estraneo, brutto, cattivo e impersonale. Sicché questa sequela di automatismi in cui sembrano risolversi certe quotidianità, è per così dire interrotta e messa in questione da questo semplice, potente gesto dell'accogliere tra le proprie braccia un'altra persona. La scena strappa un sorriso, perché ha una certa potenza evocativa il fatto che gli abbracci diventino, nel film, parte di quella stessa routine a cui in qualche modo dovevano sopperire.
La funzione sociale dell’abbraccio è probabilmente sottovalutata. L’abbraccio è uno scambio tra umani che occupa quella intangibile zona di confine tra l'accoglienza dell'altro/a, l'affetto, l'amicizia, l'amore, il riconoscimento, la libertà nella relazione. Nell’abbraccio è marcato l'aspetto dell’alterità, della reciprocità, ed è trasversale a diversi tipi di relazione. E’ attenzione gratuita e esclusività. L’aspetto del ‘conforto’ non lo esaurisce certo: non pretendo, adesso, di tassonomizzare. Certo è che è uno dei gesti in cui i corpi si comunicano un grande senso di reciprocità. Come suggerisce Fight Club, l’abbraccio spezza il circuito della tensione, interrompe il decorso irrazionale della negatività, ferma l’abbrutimento e costruisce una piccola isola felice, come uno scoglio nel mare: col mare non può certo competere, ma sa difendersi e resiste nonostante tutte le onde che gli arrivano addosso. L’abbraccio allenta la morsa del brutto e del merda. L’abbraccio è anche difensivo, una forma gratuita di difesa contro la guerra che ogni giorno bisogna affrontare per mantenersi a galla. Come tale, la definirei come una forma di microresistenza: una di quelle tante piccole esperienze che costellano ciascuna vita, accendendo in essa dei puntini luminosi che alla fine formano una scia vivace – micro-esperienze di libertà rispetto alle quali ciascuno dovrebbe poter vantare un diritto. Esiste un diritto all’abbraccio? 
Nell'abbraccio non sei una funzione economica, non sei un interlocutore formale, non sei un numero nella lista, non sei uno dei tanti esseri informi che circolano nelle città senza guardarsi in faccia, no, sei tu e io ti abbraccio. Il ‘tu’ trova un riscontro, nello scambio ritrova un po’ se stesso – vive un’esperienza di riconoscimento, cioè di riconferma del proprio sé all’interno della relazione. Come molte delle esperienze migliori della vita, non comprende nel pacchetto la comunicazione verbale – le parole non fanno parte della sua essenza. Essendo un’esperienza di comunicazione piena, non ha bisogno di didascalie; almeno, non necessariamente. Quando vedo una persona triste o con dei problemi, penso, chissà se avrà qualcuno da abbracciare o da cui essere abbracciata. Non avere nessuno da abbracciare è terribile: è forse proprio questo il significato che darei alla parola 'solitudine'. Quando vedo che la realtà è, spesso, ripugnante e che ci sono vite letteralmente devastate dalle piccole grandi angherie che questo stato di cose politico-economico (ma anche esistenziale) continuamente riversa sui singoli, penso, ci vorrebbe un abbraccio, un grande abbraccio caldo per tutti. (Magari un cambiamento politico radicale...certo, nda). Tutta questa gente con la faccia abbrutita dalle rogne, tutta questa tristezza in circolazione potrebbe essere scalfita, anche solo per un attimo, con un enorme, gigantesco abbraccio. Sto forse parlando di peace&love? Sto parlando di quella categoria hegeliana molto denigrata, meglio nota come ‘volemose bene’? Non lo nego e me ne assumo la responsabilità, ma in ultima istanza, sto dicendo che l’abbraccio può cambiare il mondo? Mi piacerebbe, ma la – mia – risposta è, banalmente, che può solo renderlo più sopportabile e tendenzialmente più umano. Dici niente...

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