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L’abbraccio

Creato il 02 marzo 2011 da Aledelu

L’abbraccioOggi presento un estratto da un lavoro di uno studente universitario sul Tango (la danza). Il contributo  ha un approccio sociologico.

 

Non è possibile ballare il Tango senza l’abbraccio. Non è sufficiente avvicinare i corpi e cingere le braccia al partner per rendere concreto l’abbraccio che il Tango desidera e necessita.

Oltre ad avvicinare i corpi, l’abbraccio richiede che anche il respiro e il battito del cuore cerchino la sintonia con il respiro e il battito del partner.

Secondo lo stile di ballo – salón  o milonguero – l’abbraccio può variare, ma in entrambi i casi, il braccio destro del tanguero, passando sotto il braccio sinistro della seguidora, cinge i suoi fianchi sopra il punto vita che dovrà rimanere libero e flessibile. I palmi delle mani, sinistra del tanguero e destra della seguidora si incontrano all’altezza della testa per concludere la connessione. Tutte queste connessioni, come dei circuiti elettronici, consentono alla seguidora di recepire immediatamente ogni movimento del corpo del suo partner e di potersi muovere di conseguenza.

Il tanguero e la seguidora cominciano con una pausa. In gran parte dei generi musicali, le coppie di ballerini si lanciano subito nel ballo sin dalla primissima battuta. Non vedono l’ora di cominciare. I ballerini di Tango invece aspettano. Con cautela, si abbracciano e posano per qualche istante sulla pista da ballo, quasi fossero immersi nei loro pensieri. Solo allora cominciano a muoversi e diventano tutt’uno con la musica. Il tanguero tramite l’abbraccio definisce lo spazio entro il quale la seguidora può muoversi con sicurezza, rappresentare la coppia e presentare se stessa al partner e al pubblico inserendo adornos e firuletes durante la danza. Dall’abbraccio e dai volti dei ballerini si intuirà il coinvolgimento di entrambi. Tanta è la fiducia provata dalla seguidora che spesso la si vede ballare a occhi chiusi. In definitiva, l’abbraccio è il ‘medium’ condiviso che consente la comunicazione diretta tra partner talvolta sconosciuti. Questa danza dunque, se si è padroni della tecnica e dello stile, permette un tipo di comunicazione diretta, non mediata dalle parole. Per questa ragione, come ogni forma di comunicazione, è aperta alla possibilità di evocare fantasie, desideri e perfino contrasti tra emittente e destinatario.

Si tratta di un ballo molto complesso in quanto ciascuno dei ballerini realizza figure e movimenti molto diversi, decidendo in tempo reale cosa fare, costituendo un completamento l’uno dell’altro in un’unica danza. In questo senso, tanguero e seguidora, con ruoli, tecniche e posizioni diverse, si trovano uniti, accoppiati, per creare qualcosa che trascende dai singoli individui: ballare un Tango. Ovviamente, per poterlo fare, dovranno cooperare e questo accordo comincia con l’accettazione di una regola: il tanguero deve condurre e la seguidora deve accettare di essere condotta. A tale scopo la comunicazione corporea fra i due ballerini è compiuta attraverso la cosiddetta marcación con cui il tanguero indica alla seguidora gli spostamenti, i movimenti e le pause che dovrà eseguire, indipendentemente dai passi del suo partner. Al fine di evitare confusione ed errate interpretazioni da parte della seguidora, la marcación dovrà essere chiara ed essenziale, in lieve anticipo rispetto alla musica, decisa e delicata al tempo stesso. Durante il ballo è fatto divieto assoluto di parlare: sarebbe un sacrilegio. Pertanto, entrambi i partner hanno bisogno l’uno dell’altro ed entrambi devono attenersi alle regole del gioco. Come osserva Alicia Dujovne Ortiz nel libro Muraca (2007): “Il Tango è un mostro a due teste… una bestia a quattro zampe, languida e vivace che vive per la durata di una canzone e muore, assassinata, dall’ultima battuta”.

Il Tango possiede numerose figure che, oltre a richiedere un’esecuzione tecnica, nascondono un linguaggio ricco di significati affascinanti. Con una analisi approfondita è facile verificare che i partner hanno entrambi un ruolo attivo e l’immanente responsabilità l’uno dell’altro, nonché la responsabilità del Tango che trascende dai singoli ballerini. Per la seguidora lasciarsi condurre non è sinonimo di subordinazione, bensì, di lucida e consapevole accettazione necessaria alla creazione della trascendenza di cui il Tango è forma e sostanza. Il tanguero, da solo, non può ballare il Tango e neppure la seguidora, da sola, può farlo; ciò dimostra l’esigenza di un principio di cooperazione.

FernandoR



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