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L’accoglienza degli stranieri in Provincia di Trapani

Da Agueci

La Comunità cristiana chiamata a vivere la carità

Le migrazioni sono un fenomeno strutturale. Non c’è etnia che non abbia sperimentato cosa voglia dire lasciare la propria terra, la famiglia e confrontarsi con luoghi e vissuti diversi. Anche gli italiani hanno sperimentato, a più riprese, “come sa di sale lo pane altrui” (Dante c. XVVI Par.). Il fenomeno, se da una parte impoverisce le zone di partenza, dall’altra, per le zone di arrivo, comporta un’accoglienza, soprattutto quando le migrazioni, provenienti da paesi diversi, sono in massa. È quello che sta sperimentando l’Italia, la Sicilia in particolare. Oltre 170 mila sono stati gli sbarchi nel 2014, mentre per il 2015 sono 200 mila gli arrivi previsti. Tra loro vi sono parecchie donne (quasi sempre in stato interessante) e bambini. Trapani ha sperimentato, ormai da anni, l’accoglienza, attraverso un metodo parcellizzato, voluto dal prefetto Leopoldo Falco. Alla data odierna, 43 sono le strutture che accolgono immigrati, distribuiti su tutto il territorio, per un totale di 2661 presenze, 14 sono i Comuni interessati. 31 strutture, per un totale di 2294 persone, sono gestite dalla Prefettura attraverso le Ipab, le Cooperative e le Associazioni, 11 sono gli Sprar, gestiti da altrettanti Cooperative e da un Consorzio, 1 è il CIE.

La presenza degli immigrati deve essere vista come risorsa e mai come impoverimento. Essi ci sollecitano a rivedere le nostre posizioni, da quella economica a quella religiosa, da quella sociale a quella individuale, e a confrontarci con un’assuefazione propria delle società avanzate. La paura non può dominare le menti e l’accoglienza deve avvenire non mettendo solo a disposizione le strutture (spesso per motivi economici) ma il cuore e la disponibilità piena fino alla convivialità, che è la forma massima di accoglienza. Per i cristiani, poi, accogliere significa allargare le braccia delle comunità e delle famiglie a chi è nel bisogno, memori del giudizio finale: ”Ero forestiero e mi avete (o non) accolto”. Dio è, infatti, tutto in tutti. Siamo i custodi del nostro fratello “Abele”. Il nostro operato non è mai abbastanza per le membra del Corpo di Cristo che chiedono aiuto!

SALVATORE AGUECI


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