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L’acqua nei sotterranei del centro storico. I rimedi sono peggiori dei mali?

Creato il 15 ottobre 2013 da Laperonza

 

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Da tempo si parla della presenza di notevoli quantità d’acqua negli ipogei del centro storico. L’acqua è in qualche modo fisiologica perché le cavità servivano anticamente anche allo scolo delle acque piovane verso valle. La sua quantità, però, non può essere elevata più di tanto altrimenti rischia di compromettere l’equilibrio degli stabili sovrastanti. L’acqua, infatti, opera in compressione contro le pareti delle cavità e questo può causare danni, così come può essere pericoloso asciugare locali senza precauzioni: venendo infatti a mancare la compressione dell’acqua si possono verificare scompensi.

Se nelle cavità dell’area intorno a piazza Mazzini la presenza di acqua è chiaramente di origine piovana e presenta il classico ciclo stagionale di asciugatura e riempimento, nella zona intorno a via Solferino e via Volontari vi sono ipogei completamente allagati che lasciano pensare ad un problema di infiltrazioni di altro tipo, forse derivanti da qualche rottura. Anche interventi ostruttivi possono creare accumuli d’acqua in quanto ne impediscono il naturale reflusso.

È quello che sembra stia accadendo in via Solferino, nell’area dove, la scorsa estate, il Comune è intervenuto per ristrutturare la volta di una cavità che aveva ceduto sotto il piano stradale. L’intervento è consistito nel puntellamento della volta e nel rivestimento della cavità con calcestruzzo. Questo evidentemente sta occludendo il normale reflusso dell’acqua tanto che le cavità poste più a monte, prima sostanzialmente asciutte, ora registrano la presenza di cospicue quantità di liquido che ad oggi è giunto all’altezza di circa 1,5 metri.

È presumibile che, nelle cavità più a valle, si verifichi l’opposto e che le stesse tendano ad asciugarsi venendo a mancare il flusso d’acqua che le ha interessate fino ad oggi. Tutto questo potrebbe innescare degli scompensi anche notevoli e difficilmente prevedibili. È quindi necessario monitorare in maniera sistematica tali cavità al fine di scongiurare danni agli edifici e alle persone. Sembra strano, però, che il fenomeno non sia stato valutato e previsto in fase di progettazione dell’intervento di ristrutturazione effettuato la scorsa estate.

Luca Craia


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