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L’AFFARE SESTO METTE IN DUBBIO LA CREDIBILITà DEL PIù IMPORTANTE PARTITO DELL’OPPOSIZIONE : IL PD

Creato il 05 settembre 2011 da Madyur

L’affare Sesto o Il sistema Penati mina la credibilità , se ne ha ancora una, della politica del Pd. Nell’indagine è arrivata fuori una presunta corruzione di proporzioni imponenti , concordata nel 2005 in riunione riservate , con versamenti proseguiti fino al 2008. Mazzette pagate dal gruppo Gavio , secondo i Pm, per un’operazione già conosciuta : la vendita del 15% dell’autostrada Milano-Serravalle , a un prezzo vantaggiosissimo per il privato , quando il Presidente della Provincia era Penati.

L’AFFARE SESTO METTE IN DUBBIO LA CREDIBILITà DEL PIù IMPORTANTE PARTITO DELL’OPPOSIZIONE : IL PD

L’accusa è documentata nel decreto che ha portato la Giardia di Finanza a perquisire gli uffici e i computer di un dirigente di Banca Intesa , indagato come intermediario . I Pm per ora non dicono la quantità della maxi-tangente. Ma secondo i Pm è una fetta destinata ai politici di una torta economica di 176 milioni.

Per Il giudice delle indagini ci sono gravi atti di corruzione, dimostrabili, posti in essere prima a Sesto e poi alla Provincia di MIlano da Penati e Vimercati. Questi due possono evitare il carcere solo grazie alla legge Berlusconiana , ex Cirielli, della prescrizione. Il più grande accusatore dei due è Giuseppe Pasini che ha ammesso di aver pagato i due , e due emissari della Cooperativa Ccc, per garantire soldi alla parte romana del partito.

Ora secondo il giudice bisogna capire chi ha intascato i 700 mila euro di tangenti versate dall’immobiliarista Zunino e dal suo alleato Grossi per raddoppiare il cemento sempre sull’Area Falck. I Pm sospettano due binari : un primo flusso di soldi consegnati a Penati e Vimercati , e il resto al Partito a livello nazionale. I Pm hanno ordinato d’urgenza di perquisire l’indagato che non sospettava di esserlo: Maurizio Pagani , responsabile dell’area infrastrutture e trasporti per il Gruppo Intesa. Nella sede della banca , la Guardia di Finanza ha acquisito carte e documenti informatici sul prestito concesso proprio da Intesa alla provincia di Milano pere acquistare la quota Gavio. Ora gli inquirenti stanno ricostruendo il percorso di quel bonifico.

La Serravalle è sempre stata un affare occulto. Nel 2004 c’era un’indagine quando c’era Ombretta Colli a Presidente della provincia. Nel mirino un patto per svendere il controllo dell’autostrada pubblica sempre alò gruppo Gavio. La fuga di notizie mandò in fumo tutto, compresa una busta di denaro nelle mani ad un assessore di destra. La Guardia di Finanza documentava indubbi illegittimi concessi dalla giunta Colli al socio privato.

Si potrebbe pensare che Gavio dopo aver visto le elezioni , con la perdita della destra per Penati, ha scelto quest’ultimo come nuovo interlocutore. Gavio telefona Bersani , che lo indirizza a Penati. Quindi è Bersani a dare il via ad un incontro privato tra i due. Il 29 luglio 2005 , dopo mesi di trattative segrete, Penati annuncia l’acquisto della quota di Gavio . Prezzo pattuito 8,8 ( Gavio aveva comprato a 2,9 euro) per un totale di 238 milioni lordi. Un affare di 176 milioni puliti di plusvalenza.

Da qui in poi si inserisce l’imprenditore Pietro Di Caterina che afferma di aver pagato tangenti per 15 anni a Penati e al suo braccio destro Vimercati. Prestiti, definiti dai politici, che venivano restituiti da altre tangenti pagate da altri imprenditori. Nelle trattative segrete c’era anche Antonio Prisciotta , segretario generale prima del Comune di Sesto e poi Provincia. Lui nega ogni addebito. Di Caterina dice che Penati e Vimercati avevano litigato per i soldi ricevuti per l’affare Serravalle, mentre Prisciotta si lamentava di non aver ricevuto nulla.

Per i Pm di Monza ci sono gravi indizi di illeceità nell’operazione Serravalle. Già la Corte dei Conti aveva contestato a Penati il prezzo maggiorato pagato a Gavio. I Pm chiedono il carcere a Penati e Vimercati per concussione.


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