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L’amor sacro e l’amor profano

Creato il 15 giugno 2011 da Andreapomella

L’amor sacro e l’amor profanoOrmai esco raramente, eccetto le volte che vado a lavoro e quelle che vado per acquisti più o meno basilari. Quando esco sono come ubriaco, ma nessuno se ne accorge. Mi attengo strettamente ai precetti del mio tempo, che possono essere riassunti nel sedersi a una scrivania e riportare i propri pensieri su un computer. Sabato sono uscito per tutto il giorno. È stata una piacevole novità. Sono andato a Villa Borghese, ho passeggiato fra i pattinatori acrobatici e i turisti in dormiveglia sui prati. Poi sono entrato nella Galleria Borghese. Non ci andavo dai tempi dell’università. Ma le opere di Raffaello e Tiziano non mi emozionano più come un tempo. Una volta (avevo più o meno vent’anni) sono rimasto per un’ora e mezza davanti alla Deposizione vaticana di Caravaggio, se qualcuno si avvicinava io trattenevo il fiato, come se non volessi intossicarmi i polmoni con nient’altro che non fosse la luminosità del colore, la fiamma dell’arte. Sabato invece non ho fatto altro che dare sbirciate distratte, con un po’ di malinconia nel cuore. Mi sono accorto di essere invecchiato a dispetto delle opere d’arte che vivono in un microcosmo immutabile. Ho provato a fermarmi un po’ davanti a L’amor sacro e l’amor profano del Vecellio. Mi sono accorto che per la maggioranza dei visitatori quello non era un quadro interessante. Così lentamente mi sono staccato dal quadro e mi sono accostato all’unica finestra aperta della sala, dalla quale si scorgeva un panorama boscoso e fiorito. Avevo le braccia incrociate. Dopo un po’ mi è venuto in mente che le braccia incrociate sono un segnale di difesa. Così le ho lasciate cadere lungo i fianchi. Mezz’ora più tardi nel bookshop della Galleria Borghese ho visto un mio vecchio libro tradotto in francese. L’ho aperto, sul frontespizio c’era scritto il mio nome. Ho pensato che ciò che un tempo, nella mia vita precedente, aveva un’anima, una melodia, uno scopo, oggi non è più niente.


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