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L'anëmë dë li mortë, dolcetto o scherzetto

Creato il 02 novembre 2012 da Crono @Amaraterramia

L'anëmë dë li mortë, dolcetto o scherzetto

Per i nostalgici...li cachillë

di Antonio Monte da Milano La leggenda narra che la notte del 2 novembre le anime dei defunti escono in libertà per far ritorno il 6 gennaio, controvoglia, ai loro cimiteri. Per l’occasione s’illuminano le strade ponendo il lumino dentro la zucca svuotata che ripara la fiammella dal vento, e si procura il cibo per imbandire le tavole e nutrire i parenti defunti al loro passaggio. L’ultima notte di libertà, il 6 Gennaio, per evitare perdita di tempo, la più vecchia dei morti, definita comunemente befana, a cavallo di una scopa s’incarica di radunare le anime e procedere, personalmente, alla distribuzione dei doni. I defunti, arrivati nei pressi dei camini dei parenti, destinano ai piccini buoni la calzetta piena di dolci e a quelli cattivi la calzetta piena di cenere e carbone.
Questa tradizione in Italia viene ancora attuata, a secondo delle località, in periodi diversi: -La notte del 2 Novembre Festa dei Morti (uscita in libertà dai loro cimiteri) -La notte dell’ 8 Dicembre Immacolata Concezione -La notte del 13 Dicembre Santa Lucia -La notte del 25 Dicembre Natale -La notte del 1 Gennaio Capodanno -La notte del 6 Gennaio La befana (rientro nei loro cimiteri). Lo scopo di questa tradizione è di rinnovare ai piccini il legame di affetti con i parenti scomparsi. “I morti appartengono a un’altra realtà, il nostro pensiero ridona loro vitalità. Essi non gradiscono pianti, lamenti e cuori affranti. Da mattina a sera si nutrono di sola preghiera. Nel ricordare l’espressione dei loro voltili facciamo partecipare alla nostra vita, come una volta”. La festa di Halloween “notte delle streghe, dolcetto scherzetto” è stata portata in Irlanda da un nostro emigrante che a undici anni è stato costretto a lasciare l’Italia per aver assistito, involontariamente, ad un omicidio politico. Per salvarsi la vita, perché testimone scomodo, s’imbarcò su un veliero irlandese.
2 Novembre “La Calzetta dei Morti” Tempo fa per questa ricorrenza si portava rispetto e riverenza alle persone a lutto e ai morti innanzitutto. Ognuno provvedeva ai fiori e al cero per ornare a festa il cimitero tornavano i contadini dagli orti per far visita ai loro morti. Curvi e stanchi rientravano i cafoni guidando le bestie coi bastoni muli cavalli ed asinelli carichi di legna e carbonella. Con lo sguardo sincero e la dentiera disastrata davano la buona sera con mezza risata. Le famiglie li accoglievano unite e composte ognuno al proprio posto col camino acceso il lumino sulla finestra il lardo appeso per condir la minestra. In un sol piatto si consumavano fave e pancotto ed era il braciere a far da salotto fatto di stagno su un tondo tavolato si appoggiavano i piedi per essere riscaldati. Teneva unita la famiglia s’impartivano i consigli il culto del rispetto riscaldava il morale e l’affetto. Intorno a quel fuoco tutte le donne erano operose con aghi telai e fusi preparavano il corredo per le spose. All’imbrunire si andava in comitiva a bussare all’uscio del vicino e del parente a chiedere con voce prepotente ‘’Dammi dammi il pane dei morti se no ti sfascio la porta’’. Apriva la vecchierella che si privava della scorta offrendo frutta secca di ogni sorta e qualche caramella fatta in casa anche quella. A letto presto quella sera per dire tanta preghiera si diventava umili e buoni per ricevere ricchi doni. Ci raccontavano che a portarli erano i parenti morti che tornavano puntuali a mezzanotte tutti liberi e risorti. Pare che siano stati visti davvero uscire dal cimitero in fila e in corteo davanti i piccini dietro i grandicelli gli adulti e poi i vecchierelli. Al mattino si andava in fretta dietro la porta a ritirar la calzetta tempo fa non c’era la televisione ma tanta ingenuità la calzetta piena metteva felicità. Dante Alighieri e il maestro Saggio, dalla “ Divina Commedia “ hanno lasciato il messaggio: “Il comportamento della vita terrena destina le nostre sorti nel regno dei morti, così suddiviso: Inferno, Purgatorio e Paradiso ”.
Antonio De Curtis, in arte Totò, dalla “A Livella” ha lasciato il messaggio ai vivi, attaccati al successo, alla ricchezza e alla vanità, che a nulla servono nell’Aldilà, giacché i morti fanno parte di un’altra realtà.
Appartengono al mondo vero della livellata serietà.
La descrizione della vecchia tradizione garganica “ La Calzetta ”, serve a rinnovare ai più piccini, colmi d’ ingenuità, che ricordare i parenti morti si dona Loro vitalità.

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