Magazine Attualità

L’angolo del neurone rincoglionito (6) SPECIALE BLOG: “SPOSATI E SII SOTTOMESSA” di Costanza Miriano.

Creato il 24 ottobre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
320px-Voltaire_by_Jean-Antoine_Houdon_(1778)di Rina Brundu. Qualche premessa d’obbligo: a) fino ad oggi non sapevo dell’esistenza del sito www.costanzamiriano.com, l’ho scoperto per caso; b) dopo avere dato un rapido sguardo allo stesso sito, ancora adesso non so esattamente di cosa tratti e, a pelle, non lo voglio sapere; c) non conosco la signora Miriano; d) questo articolo non è una recensione al libro della signora Miriano “Sposati e sii sottomessa” (complimenti all’ufficio marketing perché meglio di così non si poteva fare per vendere qualche copia in più!!), ma propone alcune considerazioni critiche all’articolo “La sottomissione”, a firma sempre della signora Miriano, e pubblicato nel già menzionato luogo virtuale.

Ciò che mi dispiace di più e che ha differenza delle grandi corbellerie, castronerie, prodotte da date “firme” femminili celebrate che oggidì pubblicano sui giornali che-contano, la signora Miriano propone perle di qualità, almeno qui e là, detto altrimenti la signora Miriano è brava, uno spirito sharp. Su questo non ci sono dubbi, basta vedere l’incipit dell’articolo in questione: “Allora chiariamo subito una cosa. Ognuno deve fare la sua parte. C’è chi predica e chi razzola. Io mi candido per la parte della predicatrice, che razzolare bene è troppo faticoso.”. Eccellente!

I problemi di ragionamento logico (ma non solo), si pongono però quando comincia a presentare le sue tesi al lettore. Se è infatti perdonabile l’utilizzo di simil-strategie da captatio-benevolentiae (per esempio quando sostiene che di “sottomissione” occorre parlarne “sottovoce” per evitare il linciaggio), per ammansire il lettore meno accorto, non è certamente perdonabile un ragionamento così fatto: “Anche noi quindi dobbiamo uscire dalla logica del potere, capovolgerla completamente. Innanzitutto perché la sottomissione non viene dal deprezzamento, non la si sceglie perché si pensa di non valere. E poi perché è il frutto della scelta della donna è il fatto che l’uomo sarà pronto a morire per lei.”. D’accordo (si fa per dire, e per mero amore di interazione dialettica), che la scelta della “sottomissione” possa non derivare dal “deprezzamento”, ma – in primis – non mi è chiaro perché questa scelta sia solo unidirezionale, sembrerebbe insomma che riguardi solo la donna, e – in secondis – non capisco cosa dia tanta certezza alla signora Miriano che una volta fatta questa scelta, da parte della donna, l’uomo sarà pronto a morire per lei. Meglio ancora, perché cazzo dovrebbe morire per lei?

Ma il luogo scritturale dove comincio a perdermi davvero è tra le grinfie sagaci di questo paragrafetto: “Quando san Paolo dice alle donne di accettare di stare sotto, non pensa affatto che siano inferiori. Anzi, è al cristianesimo che dobbiamo la prima vera grande rivalutazione delle donne… La sottomissione di cui parla Paolo è un regalo, libero come ogni regalo, che sennò sarebbe una tassa. È un regalo di sé spontaneo, fatto per amore.”. Con tutto il rispetto per San Paolo, un simile consiglio lo poteva dare alla sua compagna, se ci stava, ma che esterni a tutto il genere femminile francamente mi pare esagerato. Non capisco neppure perché se un signore di un altro tempo e un altro luogo è venuto fuori con una cretinaggine migliaia di anni fa, occorra dare tanta visibilità a quella castroneria in epoca presente. D’accordo che questa sottomissione sarebbe un regalo fatto per amore ma francamente ci sono regali di cui si può fare tranquillamente a meno, non apropos; così come ci sono regali che non sono riciclabili perché fortunatamente non te li fanno rivendere neppure su Ebay.

Confesso però che come donna mi sento, più che persa, offesa, mentre continuo la lettura di questo pezzo, che comincio a pensare solo il frutto di una mente birbona (nel qual caso mille complimenti!!!). In un momento storico in cui, soprattutto in Italia, il tema poliziesco preferito sembrerebbe essere  diventato il femminicidio (il corpo martoriato di Elena Ceste è stato ritrovato solo due giorni fa!); in un momento storico in cui l’ISIS continua a lapidare giovani donne con il consenso dei loro disgraziati padri, leggere in Rete espressioni quali “Anche una donna che lavora, e che lo fa ad alto livello, può essere sottomessa se ascolta il marito, lo rispetta, tiene in gran conto le sue opinioni e le mette prima delle proprie” è, a mio avviso, faccenda pedagogicamente grave. E dato che anche io ho fatto il militare a Cuneo, come la signora Miriano ma soprattutto come l’immenso Totò, ci tengo a precisare che a preoccuparmi, in codeste elucubrazioni, non sono tanto gli improbabili livelli connotativi, anche a sfondo pseudofilosofico, che l’autrice vuole far assumere alla parola “sottomessa” per portare acqua al suo mulino, quanto piuttosto il mero valore denotativo del termine, perché é quel “valore” ad arrivare per primo ai possibili giovani lettori, lettrici, ed è sempre quel “valore” che potrebbe fare più danni di quanti evidentemente calcolati dal redattore che ha pubblicato il pezzo.

Non ho mai subito discriminazioni di genere…. non ho mai sentito il bisogno di nessuna rivendicazione di genere. Sono molto riconoscente per le libertà che le donne delle generazioni precedenti hanno conquistato per noi, ma proprio perché le ho ricevute, e ne godo con soddisfazione, non riesco a provare nessuna rabbia in merito. Penso invece, certo, con il cuore stretto alle donne di gran parte del nostro pianeta, provando molto sollievo per essere nata dalla parte fortunata del mondo” scrive ancora la signora Miriano, procurando un senso di mortificazione nel mio Essere. Neppure io ho avuto bisogno del femminismo: sono nata in un’isola dove il matriarcato era tradizione nobile, e ho vissuto in un’altra isola dove il senso di ribellione ad ogni autorità è marcato nel DNA. Ma da qui a fare della mia fortuna di donna occidentale dei nostri tempi digitali, arma contundente per impedire ad altri esseri meno fortunati di vivere la loro vita con le stesso grado di indipendenza, e di dignità, ce ne passa di acqua sotto i ponti! Nonché di scritture digitali mal pensate, fermo restando che il testo “Sposati e sii sottomessa” sarebbe stato pubblicato anche da un editore conosciuto, almeno così si legge!!

Bontà sua, la signora Miriano fa ammenda subito: “Perché non si creda che io abbia assunto sostanze psicotrope e sia in preda a una specie di delirio rosa confetto e uccellini cinguettanti, ammetto che delle difficoltà per le donne ci sono.…”. E ancora: “Al solito, comunque, il cuore del problema è la sottomissione. A S. e a molte altre donne l’idea non convince, neanche se “indorata” con la spiegazione che stare sotto vuol dire sostenere, sorreggere, accogliere, e non obbedire passivamente lasciandosi schiacciare. Sgombriamo il campo dalle banalizzazioni: sottomissione non c’entra niente con chi lava i piatti e fa le faccende di casa. Con chi fa cosa…. La sottomissione alla quale mi hanno invitato tante persone sagge che ho conosciuto, e che io a mia volta ho proposto nelle lettere alle amiche, è il desiderio leale e onesto di servire lo sposo….”.

E qui mi fermo con le citazioni. Mi vengono in mente tante faccende, alcune serie altre decisamente meno. Mi ricordo di Margaret Thatcher e del discorso al suo Denis che la chiedeva in moglie, mi ricordo delle aspre lotte delle femministe di infinite decadi andate e delle tante donne che sono morte, e che muoiono ancora oggi, vittime degli effetti nefasti che simili teorizzazioni da couch-potato, afflitte dalla Sindrome dell’otium letterario digitale, portano seco. Mi ricordo della lingua (forse morta, adesso), creata dalle donne cinesi come strumento ultimo per fuggire le catene maschili. Soprattutto, mi chiedo, e qui davvero il dubbio mi assilla, chi siano queste persone sagge che ha conosciuto la signora Miriano e l’hanno invitata alla sottomissione… Possiamo averne nome e cognome? Ma, in fondo, cui prodest?

Diceva Voltaire: “Non sono d’accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee”. Giustissimo! Mi chiedo però se la cosa valga anche per le idee figlie di una pseudo-filosofia da neurone rincoglionito? Confessolo, qui il dubbio mi divora, così come il fastidio per farmi veicolo di così tanta immeritata pubblicità….

Featured image, Voltaire, by Jean-Antoine Houdon, 1778. National Gallery of Art

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :