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L'angoscia nella luce della morte.

Creato il 16 gennaio 2015 da Il Viaggiatore Ignorante
L'angoscia nella luce della morte.Un disagio profondo mi assale da qualche giorno.Sono sprofondato in un’angoscia che non attendevo.Le arti visive permettono voli che esistono solo nella nostra più recondita immaginazione.Dipinti ed affreschi.Luci ed ombre.Le ombre, ho scoperto, possono donare più luce di quello che possiamo pensare.Nelle ombre indaghiamo ed osserviamo.
Ricerchiamo quello che non c’è.Alleniamo la mente al buio della nostra stanca civiltà, alle tenebre nelle quali, lentamente, sprofondiamo!Nell’oscurità troviamo l’angoscia.In quel momento, e solo in quel momento, qualcosa sfugge alla nostra comprensione. La paura ci assale e pervade il nostro corpo.La luce che, a fatica, troviamo nel buio è il faro del nostro cammino.Cammino difficile, complesso ma, mai, ripetitivo.Nelle ombre del nostro vedere comprendiamo i simboli di chi ci ha preceduto, di chi ha lasciato qualcosa per noi.Di fronte all’affresco dell’ultima cena, nella chiesa dedicata a San Gaudenzio in Baceno, mi sono chiesto se dovessi cercare nel visibile o indagare quello che mancava, che non appariva agli occhi.L’ultima cena.L'angoscia nella luce della morte.Un tavolo inclinato che sembra voler far scivolare tutto quello che sorregge.Piatti, posate ed alimenti sembrano sospesi nello spazio che occupano.Lo spazio tra l’avere e l’essere.Il pittore, ignoto, ci ha accompagnato nell’ultimo momento di vita di una persona.L’autore ci permette d’essere parte della storia.Gli eventi sono narrati visivamente.Cercare quello che manca non è facile.Uno spazio vuoto tra gli apostoli posti di fronte al Cristo. Quello spazio è riempito da un coltello in bilico, con il manico rivolto allo spettatore.Sembra volerci chiedere di prenderlo, di fermarlo nel momento della caduta!Gli uomini di fede si stringono attorno al figlio di Dio.I primi uomini.I primi che hanno creduto.Il primo seguito, i primi portatori di nuovi concetti.Perché l’angoscia?Comprenderete che guardare dei vivi che sembrano morti è una esperienza assoluta.L’incedere degli apostoli è inconfondibile, una sola parola lo può spiegare: fantasmi!Uomini che non parlano.Uomini che possono soltanto osservare.Tristezza nei loro visi.Angoscia nello scarto improvviso delle loro membra.Il prediletto è vicino, molto vicino.L’allievo è rilassato, quasi addormentato.Il Cristo abbraccia Giovanni comprendendo che sarà l’ultima volta.L’ultima ora.L’ultima luce prima delle tenebre.Nell’affresco la luce rimbalza dalla tovaglia alle pareti.Penetra l’animo di chi l’osserva.L’ombra ed il buio, che la storia ci racconta, sono, ora, sorpassate, abbattute da un singolo spiraglio luminoso che mi conduce oltre lo spazio che sto attraversando.L'angoscia nella luce della morte.La deposizione del Cristo.L’autore, Giacomo da Cardone, ci riporta nell’ombra del nostro essere, in quel sottile spazio che divide la vita dalla morte.Le donne, ai piedi della croce, attendono.Due scale disegnano lo spazio verticale del dipinto.Il corpo del Cristo, bianco, quasi cinereo, scivola verso il basso,La mano, solitaria ed abbandonata, disegna il luogo nel quale dovrà essere deposto.Le persone che riempiono la scena sembrano vivere nella loro solitudine.Ho cercato l’anima di queste persone, il loro movimento nella scena.Ho intravisto solo delle ombre, vaganti ed inafferrabili, che non parlano.Il loro silenzio parla.Il loro silenzio è un urlo.E’ dolore!E’ la fine!Non parlano.Non mi giungono le loro parole.L’autore, Giacomo da Cardone, ha fatto parlare il dolore senza dover utilizzare altro che il colore.
Fabio Casalini.

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